Sudan: rivendicato attentato al diplomatico americano
L’attentato al diplomatico americano John Granville, assassinato lo scorso primo gennaio a Khartoum, è stato rivendicato dal gruppo terrorista “I partigiani del monoteismo in Sudan” su alcuni siti fondamentalisti islamici. Il funzionario è stato ucciso insieme al suo autista sudanese Abdelrahman Abbas Rahama, colpevole, come si legge nel comunicato degli attentatori, di aver «venduto se stesso gratis alla misera vita terrena». Il messaggio dei presunti autori del delitto si conclude con un’invocazione: «Preghiamo Allah di accettare questa azione, che è stata eseguita puramente per soddisfare il Signore».
Il Dipartimento di Stato Usa ha inviato degli agenti dell’Fbi a Khartoum a compiere indagini sull’omicidio del diplomatico statunitense; l’inchiesta è condotta in collaborazione con il governo sudanese.
Granville, che lavorava all’Agenzia per lo sviluppo internazionale, è stato ucciso a colpi di pistola mentre, a bordo di una macchina dell’ambasciata americana, tornava a casa dopo una festa di fine anno. L’agguato è stato organizzato subito dopo l’inizio della missione di peacekeeping condotta da una forza congiunta dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite. Testimonianze anonime di funzionari sudanesi avevano collegato l'omicidio a un litigio nato intorno a un tavolo da gioco con altri diplomatici e operatori di organizzazioni internazionali in seguito a una grossa vincita della vittima. Secondo fonti locali citate dall'agenzia Misna, alcune auto di ambasciata avrebbero seguito la vettura di Granville quando questi si è allontanato dalla festa. Un’eventuale pista politica era stata in precedenza esclusa dal governo sudanese e, prima che l’attentato fosse rivendicato, il ministro degli Esteri aveva scartato anche l’ipotesi terrorista. In Sudan si stanno diffondendo sentimenti antioccidentali e antiamericani a causa delle critiche rivolte dall’Occidente al governo di Khartoum, ma finora gli attacchi agli stranieri sono stati rari.
[giovanni luca montanino]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
guarda l'intervista
[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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