CONFLITTO DI GAZA

Intervista a Nahum Barnea

«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.

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[viviana d'introno e cesare zanotto]

L'INTERVISTA

La voce della libertà

Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.

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[marzia de giuli e luca salvi]

L'INCHIESTA

È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).

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[alberto tundo]

MARIO CAPANNA

Onda e '68 a confronto

Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.

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[cesare zanotto]

CIBO E MEMORIA

Viaggio nel gusto italiano


La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.

[francesco perugini]

GIORGIO BOCCA

Intervista sulla crisi del giornalismo italiano


Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.

[gaia passerini]
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BLOGOSFERA

Scherzi d'arte: quando la satira incontra la rete

Cosa succede quando tre mondi apparentemente distanti anni luce l’uno dall’altro come arte, satira e tecnologia si incontrano? Il risultato è un cocktail esplosivo, da maneggiare con cautela. Lo sa bene Paulthewineguy, un blogger che si è recentemente guadagnato l’attenzione dei media nazionali, il Corriere della Sera in testa, per uno scherzo. Sul suo sito, www.paulthewineguy.com, era infatti visibile la raccolta di immagini Understanding art for geeks, ovvero una serie di celebri opere d’arte rilette attraverso i simboli che compongono il linguaggio degli internauti, i geeks appunto.

Si va dal soggetto dell’Urlo di Munch che si esprime con gli emoticons tipici degli sms, alla Gioconda che sorride grazie al linguaggio delle chat; da un autoritratto di Picasso che riporta il codice html corrispondente al colore dello sfondo del dipinto, ai Giocatori di carte di Cézanne che si ritrovano in una zona Wi-Fi.
Nelle intenzioni dell’irriverente e ipertecnologico artista era una sorta di bonaria presa in giro rivolta ai mostri sacri della pittura. Appunto, era. Perché, giusto a proposito di citazioni irriverenti, chi di Internet ferisce di Internet perisce. Le “opere” di Paul hanno valicato i confini della blogosfera per approdare sul ben più istituzionale sito del Corriere della Sera, che le celebra sulla sua home page come Capolavori dell’arte in versione “avanzata”.
Se molti suoi “colleghi” si affidano alla rete, proprio nella speranza di raggiungere il loro momento di gloria, il blogger creativo si è preoccupato per l’improvvisa e indesiderata visibilità mediatica e ha preso la drastica decisione di auto-censurarsi. Ai già numerosi fan spiega gli sviluppi della vicenda con queste parole: «Ho rimosso le immagini perché credo di aver commesso un errore, ovvero quello di aver preso delle opere su cui non ho alcun diritto e di averle modificate. In buona fede, certo. Per uso personale, anche questo è vero. Su cui ho appiccicato una mia licenza in modo del tutto arbitrario. Ma dal momento che questa cosa è diventata di pubblico dominio, e non sono Duchamp che può controbattere come arte la propria manipolazione artistica, beh, preferisco cancellare tutto». Certo, non deve essere stata una scelta facile, dato che Paul ha intitolato il post dell’addio alle sue creazioni Non mi diverto più e ha chiesto scusa a tutti i visitatori del blog per la cancellazione, definendo il tutto «4 stupidi ritocchi fotografici». Le giustificazioni non sono però apparse valide ai suoi più affezionati ammiratori, che ritengono il gesto «un segno di resa nei confronti di qualcosa (o qualcuno)» e sono così entusiasti dei lavori di Paul da sfogarsi così per convincerlo a tornare sui propri passi: «È una tua libera espressione, gioiosa, spericolata e luminosissima, e le opere ormai sono un frammento prezioso di quella cultura digitale che anche le italiche genti cercano di costruire». Per ora tutto questo non è bastato: Understanding art for geeks è scomparsa dalla blogosfera per volontà del suo stesso ideatore. Con l’arte non si scherza. Parola di un artista pentito.

[lucia landoni]
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FONDAZIONE POMODORO

L'arte della pubblicità

La pubblicità può essere considerata una forma d’arte? Alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di via Solari sono convinti di sì. Il ciclo di conferenze Comunicare con l’arte, ha offerto un incontro sul tema La comunicazione d’impresa attraverso l’arte. «Il nostro obiettivo è quello di dare al pubblico uno sguardo contemporaneo “nel e con” l’arte – spiegano gli organizzatori –. Nel mondo attuale è indispensabile avere un occhio attento e critico sulle moderne forme di comunicazione e capire che i media tradizionali non sono gli unici a veicolare messaggi. Anche le imprese fanno la loro parte». All’evento hanno partecipato Claus Miller, artista e designer danese, autore di alcune delle campagne pubblicitarie di maggior successo degli ultimi anni, e Corrado Spotti, responsabile della comunicazione istituzionale di Snam-Eni. Il ruolo di mediatore tra il mondo commerciale e quello artistico è toccato a Cristiano Re, al quale fa capo la sezione culturale della Fondazione Eni Enrico Mattei.

«Generalmente si tende a pensare all’arte e alla pubblicità come a due universi distanti anni luce, che si snobbano a vicenda. In realtà il confine che li separa è molto sottile e gli esponenti della pop art e del neorealismo l’avevano già capito negli anni ’60 – sottolinea Miller –. Andy Warhol, di cui tutti conosciamo le opere, ha iniziato la sua carriera come pubblicitario e per tutta la vita ha cercato di annullare la distanza tra le belle arti e l’arte applicata, quella dei prodotti di largo consumo. Una sua frase è giustamente celebre, per quanto un po’ provocatoria: “Se ci pensi bene, un centro commerciale è una sorta di museo”. L’arte, conquistando l’occhio, aumenta la capacità di ricordare il prodotto e su questo punta la pubblicità». In un mercato sempre più competitivo e ricco di offerte, le aziende devono catturare i potenziali consumatori proponendo loro qualcosa di unico e irripetibile e nulla è più adatto a garantire queste caratteristiche del tratto distintivo di un artista. Il ricorso a forme di pubblicità così particolari è sempre più gettonato, ma per avere l’effetto sperato deve rispettare regole ben precise. «È indispensabile la sovrapponibilità tra le aspettative dell’azienda e le capacità dell’artista, a cui non si può chiedere di piegarsi a moduli espressivi non suoi per le esigenze di commercializzazione del prodotto – spiega Spotti –. L’impresa deve dimostrarsi flessibile, mentre all’autore della campagna pubblicitaria è richiesta una buona dose di umiltà. Se si riesce a raggiungere questo equilibrio, entrambe le parti ottengono grandi vantaggi: l’arte nobilita il prodotto, che ricambia garantendo all’artista notevole visibilità». L’accesso alla vetrina pubblicitaria ha però il suo prezzo, che può rivelarsi anche molto salato: «La street art, quella dei murales e dei graffiti metropolitani, è nata come forma di protesta contro la società dei consumi, per contrastare l’invasione di cartelloni pubblicitari nelle nostre città. Ora il marketing l’ha inglobata, la usa negli spot e negli slogan per raggiungere proprio quel target ribelle che pensava di sfuggirgli – conclude Miller –. Secondo McLuhan la pubblicità è stata la più alta espressione artistica del XX secolo». C’è da chiedersi se l’arte diventerà la più alta espressione pubblicitaria del XXI.

[lucia landoni]
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SUPPORTI OTTICI

Warner cambia il destino della guerra dei formati

Warner Bros ha ritirato il suo appoggio allo standard Hd-Dvd. L’annuncio è arrivato alla vigilia del Ces di Las Vegas, ovvero della più importante fiera sull’elettronica. Warner era uno dei maggiori sostenitori di Hd-Dvd e il passaggio al Blu-ray rischia di sancirne il successo in quella che i più hanno definito la "guerra dei formati".

«Warner ha prodotto titoli in entrambi i formati nel tentativo di offrire una varietà di scelta ai consumatori, promuovere un mercato di massa e un abbassamento dei prezzi dei lettori – ha detto Jeff Bewkes, Ceo di Time Warner – . La decisione di oggi di distribuire in unico formato arriva al momento giusto ed è la migliore decisione sia per i consumatori che per Time Warner».
Due consorzi difendono le sorti dei due standard. Toshiba è promotrice principale del formato Hd-Dvd, mentre Sony è fortemente schierata dalla parte di Blu-ray. Interessi importanti in ambito Hd-Dvd ha anche Microsoft, che, proprio insieme a Warner, è il più prezioso alleato di Toshiba. Dalla parte di Hd-Dvd si è schierata anche Paramount: ad agosto ha annunciato che l’intero catalogo dei suoi prodotti sarebbe stato disponibile solo in questo formato. Il motivo di questa guerra, ovviamente, sono i profitti. In questo caso, gli analisti parlano di cifre attorno ai 10 miliardi di dollari che il consorzio vincente guadagnerebbe solo di royalties per i prossimi 10 anni. Si spiega così la serie di alleanze imperniate sugli interessi dei vari produttori. In particolare, sembrerebbe che il consorzio Hd-Dvd abbia sborsato 150 milioni di dollari per convincere Paramount e DreamWorks a distribuire materiale audiovisivo solo nel loro formato. Il consorzio Blu-ray, invece, ha “convinto” una delle maggiori catene di distribuzione americane, Target, a vendere esclusivamente lettori e film in Blu-ray. Da questo accordo non fa parte solamente il lettore Hd-Dvd esterno per la console di Microsoft, Xbox 360. L’annuncio di Warner ha colto tutti di sorpresa. Toshiba ha disdetto gli incontri con la stampa specializzata previsti al Ces, mentre Microsoft ha annullato l’annuncio di una nuova versione di Xbox 360 che avrebbe dovuto focalizzarsi, secondo le indiscrezioni pre-fiera, proprio sulla tecnologia Hd-Dvd. Secondo voci non confermate, anche Paramount starebbe riconsiderando la sua posizione e sarebbe vicina ad annunciare il passaggio a Blu-ray. Sebbene queste voci non siano confermate da Paramount, il produttore hollywoodiano non ha annunciato al CES nuovi titoli Hd-Dvd per il 2008. Il mercato, d’altronde, sorride a Blu-ray. Dopo un esordio stentato, che ha costretto Sony ad attendere ben 10 mesi per vendere un milione di copie, si è passati ad incrementi di un milione di copie ogni tre mesi, per finire con due milioni di copie nel solo mese di dicembre 2007, mentre nell'ultimo mese Blu-ray ha venduto quasi quanto Hd-Dvd da sempre, sebbene manchi il dato di Hd-Dvd nello stesso periodo. Un elemento fondamentale che ha cambiato gli equilibri in campo è Playstation 3. Quest’ultima è dotata di lettore interno Blu-ray, per cui non può essere venduta senza l’unità ottica di nuova generazione. L’elevato numero di console vendute nell’ultimo periodo ha contribuito fortemente alla diffusione dei lettori Blu-ray e quindi ha comportato l’incremento delle vendite dei film memorizzati su questo supporto. Microsoft non ha saputo, o voluto, reagire nella stessa maniera e si è limitata a mettere sul mercato un lettore Hd-Dvd esterno per la sua console, il cui acquisto rimane opzionale per gli utenti di Xbox 360. Hd-Dvd aveva ottenuto un’importante vittoria nel gennaio del 2007, quando l’industria del porno dava il suo sostegno all’Hd-Dvd. In quel momento sembrava ripetersi quanto successo con Betamax e Vhs negli anni ’80: lo standard Vhs, infatti, prevalse sull’avversario proprio grazie all’appoggio dell’industria del porno. Tuttavia, da quel momento sono cambiate molte cose nell’industria e gli equilibri dipendono ormai principalmente da internet, principale veicolo di distribuzione dei contenuti porno. Attualmente Blu-ray offre maggiori capacità di memorizzazione (100GB contro i 51GB del concorrente negli ultimi modelli di dischi), ma il costo è superiore, almeno per i lettori; per quanto riguarda invece i dischi (sono oltre 10 milioni quelli BR prodotti da Sony), attualmente hanno costi pressoché uguali tra loro. Il Blu-ray utilizza un laser a luce blu dotato di una più breve lunghezza d’onda che consente di memorizzare su singolo supporto una quantità di dati considerevolmente superiore rispetto a quella presente su un normale supporto Dvd. Hd-Dvd, invece, si basa su una tecnologia molto più simile a quella degli attuali Dvd, e utilizza il laser di colore rosso. Tutto ciò non è sufficiente per immagazzinare un film in alta definizione con audio non compresso su singolo supporto, per cui si è provveduto all’implementazione di una nuova tecnologia per la compressione del video. Quest’ultima è basata sul codec Mpeg-4 Avc che soppianta il vecchio Mpeg-2 dei Dvd e non comporta una significativa perdita in fatto di qualità dell’immagine. Con l’ormai quasi certa vittoria dello standard Blu-ray si prospetta una serie di movimenti all’interno del meccanismo delle alleanze delineato in precedenza. Microsoft, ad esempio, ha già annunciato che potrebbe passare a Blu-ray se il pubblico sceglierà questo formato. La guerra si deciderà con ogni probabilità con gli annunci che i vari produttori realizzeranno in occasione dei prossimi eventi internazionali. Il Cebit di Hannover del prossimo marzo è dunque da tenere in grossa considerazione.

[rosario grasso]
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LAVORO E TECNOLOGIA

Le imprese tecnologiche creano posti di lavoro

Il mercato del lavoro nel campo ICT (information&communication technology) segna anche in Italia una crescita graduale. Secondo un’indagine retributiva promossa dall’Associazione nazionale delle imprese ICT (“Assintel”), al 94% dei nuovi assunti viene garantito un posto di lavoro fisso. Ma permangono anche in questo settore alcune distorsioni tipiche del mondo occupazionale italiano.

Assintel ha ripreso questo tipo di analisi dopo alcuni anni di stallo e un rinnovamento dirigenziale interno. Spiega il presidente Giorgio Rapari: «Quest’anno riprendono le indagini, anche grazie all’aiuto dell’IDC, l’istituto di ricerca mondiale più importante in ambito tecnologico. Esse saranno utili alle imprese per orientare gli investimenti nel 2008. Anche se la crisi americana dei sub-prime fa prevedere una possibile ripercussione sul mondo occupazionale anche in Italia».
La ricerca, realizzata nel mese di novembre su 162 aziende (per lo più piccole e medie) tramite una metodologia on-line, mette in luce una crescita del mercato del lavoro del 4,3%. Fabio Rizzotto, dell’IDC Italia, lamenta come «il mercato informatico italiano abbia perduto valore nel settore hardware (solo il 3% delle imprese sono hardware vendor), mantenendo una certa vitalità in quello software (bel il 40%)». Per i lavoratori, le aziende adottano al 62% un contratto nazionale del terziario, ma per il restante 38% prevedono un contratto dell’industria metalmeccanica, senza però grosse differenze retributive tra i due tipi di contratto: si passa dai 76-78mila euro per i dirigenti ai 44-46mila per i quadri, 25mila per gli impiegati, fino ai 24-26mila per i lavoratori atipici. Sono alte le percentuali di benefit contrattuali (buoni pasto, cellulari, pc, autovetture di servizio, usufruibili in più del 70% delle aziende), utili risposte alla crescente mobilizzazione e “remotizzazione” del lavoro. Non si può dire lo stesso invece delle ore formative, che si assestano su una media di quasi 15 ore annue per addetto. Ancora negativa, come nota Fabio Rizzotto, la situazione femminile: «Leggermente penalizzata, come in altri contesti lavorativi, non presenta un’uguaglianza di opportunità e trattamento. Le donne lavoratrici sono il 20%, ma a livello dirigenziale si scende al 2,9%, quasi la metà della media generale a livello nazionale». Purtroppo non sono stati forniti i dati di retribuzione: le aziende hanno dato scarse informazioni da questo punto di vista. Anche per il 2008 è prevista una indagine retributiva: si potranno chiarire meglio le linee evolutive delle imprese tecnologiche italiane.

[luca salvi]
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TELEVISIONE

Scalo 76, porto di mare per artisti

Riportare la cultura musicale in televisione. È l’obiettivo del nuovo programma di Raidue Scalo 76 che, dal prossimo 22 dicembre, animerà il sabato pomeriggio con tre ore di diretta (dalle 14 alle 17) tutte incentrate su musica, attualità, cultura e multimedialità. L’idea è del direttore di Raidue, Antonio Marano, che afferma: «Voglio riportare la musica in televisione. Non sarà un programma facile, ma è ambizioso – ammette Marano –. Sono stanco di sentire che la cultura è solo la lirica; anche la musica è cultura». Nelle tre ore di diretta Scalo 76 si propone come un nuovo spazio televisivo dedicato a tutte le sfaccettature della musica, con ospiti in studio, collegamenti internazionali, inchieste, classifiche, jam session e performance.

Tre i conduttori: Daniele Bossari, il vero playmaker che dovrà tenere le redini dello show; Paola Maugeri, grande esperta e vera garanzia di qualità; e Maddalena Corvaglia, l’anima dirompente del programma. Al loro fianco gli inviati Lucilla Agosti, Ian Agusto, Perla Pendenza e Paolo Ruffini. «Sarà un programma interattivo – afferma Daniele Bossari – gli spettatori potranno interagire con noi attraverso e-mail o collegamenti in webcam». «Parleremo di musica in modi diversi – continua Bossari –. Ad esempio, ospiteremo Joe T. Vanelli, un grande dj, che porterà in studio la sua famiglia e ci racconterà come trasmette la sua passione per questo lavoro ai figli, come vive nella notte ma come faccia a imporre a casa disciplina e severità. Scalo 76, che prende il nome dagli studi Rai di via Mecenate 76 a Milano ma dà anche l’idea del “porto di mare”, vuole essere un punto di incontro per artisti dove poter approfondire temi di attualità, moda e cinema; il tutto collegato dal linguaggio della musica, colonna sonora della creatività e della cultura. «Credo molto in questo programma – aggiunge Marano – . Per quest’anno abbiamo previsto 24 puntate ma contiamo di farne altre 36 nella prossima stagione. Spero che questo programma possa diventare un punto di riferimento per il sabato, come lo è Quelli che il calcio per la domenica». «Questo programma promette bene anche se, venendo da una tv musicale come Mtv, ho sempre un po' paura a parlare di musica sulla tv generalista. – afferma Paola Maugeri –. Purtroppo in Italia non c'è cultura musicale, non c'è un sindacato dei musicisti, non ci sono scuole. A Scalo 76 ci sarà spazio anche per chi non è conosciuto al grande pubblico. Se un giorno per strada un ragazzo mi fermerà e mi dirà: “Sai, ho visto Scalo 76 e ho deciso di comprarmi una chitarra” saprò di aver fatto bene il mio lavoro».

[matteo mombelli]
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TECNOLOGIA E TV

Palcoscenici in tivù grazie alla tecnologia

Valorizzare l’esperienza teatrale attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie per la riproduzione del teatro in radio e televisione. È questo l’obiettivo che si propone il progetto presentato presso la sede della Rai che vede coinvolti la direzione strategie tecnologiche dell’emittente televisiva, la provincia di Milano, l’Eti (Ente teatrale italiano) col supporto delle università Cattolica, Iulm, Statale e delle Scuole civiche di Milano. Il progetto vuole essere un momento di incontro permanente tra le competenze del teatro e quelle scientifiche per realizzare una serie di prodotti sperimentali, fruibili dagli utenti con l’aiuto delle più moderne tecnologie.

«Questo progetto nasce dalla forte richiesta del pubblico di riavere il teatro in televisione - ha spiegato Luigi Rocchi, della direzione strategie tecnologiche della Rai –, ma non possiamo fare questo con modelli concepiti decine di anni fa. La tecnologia invade le nostre vite a ogni livello, la sfida è sfruttarla in modo costruttivo e creativo, puntando al miglioramento e alla crescita culturale». Alta definizione, tecnologia digitale e tridimensionale, apparecchiature radiofoniche d’alto livello verranno impiegate parallelamente alla sperimentazione teatrale in piccole realtà d’avanguardia. «Se il progetto dovesse portare buoni risultati – ha dichiarato l’assessore alla Cultura della provincia di Milano Daniela Benelli – potrà essere esteso a opere teatrali più impegnate, appoggiandoci a strutture come il Piccolo Teatro, se non addirittura alla Scala». «Siamo orgogliosi che un’idea simile sia nata proprio a Milano, la città italiana leader d’avanguardia nel teatro e nella tecnologia».

[gaia passerini]
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MUSICA

Milano capitale dei videoclip

La musica e il cinema sono due forme d’arte universalmente riconosciute. Spesso però i video hanno vissuto a lungo in un limbo a dir poco denigratorio. Snobbati dai grandi registi e visti con malcelata diffidenza da parte dei musicisti. Ma le cose stanno cambiando. A dimostrarlo è l’ascesa della principale rassegna dedicata al genere, il Premio Videoclip Italiano. Nato nei circuiti delle etichette indipendenti, il premio, giunto alla sua nona edizione, quest’anno può fregiarsi per la prima volta del patrocinio del Comune di Milano.

E ora pensa in grande. Durante la presentazione dell’edizione 2007, tenutasi a Palazzo Marino, Domenico Liggeri, patron della manifestazione ha lanciato la sua sfida: «Siamo diventati il maggior evento legato ai video in Italia e ora puntiamo a diventare la più grande rassegna europea. Milano ci ha accolti subito benissimo e ci ha aperto le porte dell’università, riconoscendo la dimensione artistica del nostro lavoro. Vogliamo fare di questa città la capitale europea dei video musicali». A testimoniare come queste ambizioni siano fondate sono gli artisti che con diversi ruoli parteciperanno al premio: (quest’anno condotto da Laura Antonini e Federico Russo) Negramaro, Eros Ramazzotti, Giovanni Allevi, Tiziano Ferro e Simone Cristicchi, solo per citarne alcuni. Protagonista assoluto della giornata è stato Giuliano Sangiorgi, frontman dei Negramaro, che ha ricevuto un premio speciale per l’esordio alla regia. Il cantante ha infatti diretto personalmente i video di due canzoni della band: Parlami d’amore e L’immenso. «È stato un passaggio naturale perché il connubio musica/immagine è inscindibile – ha detto- . Ma soprattutto era diventata una necessità perché spesso i registi lavorano ai video in maniera impersonale “incollando” qua e là temi preconfezionati che possono andare bene per un artista ma non per altri». Una curiosità: i ragazzi protagonisti del video di Parlami d’amore sono quelli del fan club ufficiale dei Negramaro. Giulia, responsabile del sito Negramaro.net ne racconta anche un simpatico retroscena: «Avete presente la pioggia che a un certo punto del clip si abbatte sui ragazzi? Ecco quella non era programmata, ce la siamo presa tutta…»

[luca aprea]
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