Anteprima: Scusa ma ti chiamo amore
Non contento di invadere le librerie, Federico Moccia si è anche messo in testa di fare il regista. A dodici anni dal dimenticabile Classe mista III A, l’autore di Tre metri sopra il cielo porta al cinema Scusa ma ti chiamo amore. La storia di Alex, fascinoso trentasettenne che si innamora della liceale Niki, si sviluppa in novanta minuti di banalità già viste: l’ambiente dei creativi pubblicitari in cui non si lavora ma si va avanti a colpi di fortuna (L’ultimo bacio e L’uomo perfetto fanno scuola), gli studenti che arrivano somari alla maturità (Auguri professore!), l’eterno escamotage degli equivoci per vivacizzare un ritmo altrimenti funereo, l’inebetimento causato dalla bellezza acerba (ci avevano già pensato Bernardo Bertolucci e Liv Tyler con tutt’altro esito), l’insistenza pubblicitaria che rasenta la marchetta, la Roma coatta, la voce narrante un po’ come fa Silvio Orlando in Dopo mezzanotte, la vacanza in Grecia post-maturità (Che ne sarà di noi).
Penosi i dialoghi («Tremi?», «Abbracciami»), puerile l’espediente di piazzare frasi perugina con cadenza regolare, pessima la dizione di molti attori (va bene che sono romani, ma la mimesi pasoliniana era un’altra cosa). Basta dire che le migliori interpretazioni sono quelle di chi ha fatto tanta soap opera, come Veronika Logan e Luca Ward, per tarare il livello generale della recitazione. Raoul Bova sembra appena sveglio, assonnato per tutta la durata del film. C’è coerenza con la pochezza creativa del film nella scelta della colonna sonora, una versione sbiadita di Mtv Italia in cui la fanno da padrona gli Zero Assoluto, che compaiono addirittura in un improbabile cameo. Dà fastidio il modo in cui Moccia si serve della retorica e della poetica under venti, riducendola a un tripudio di unghie glitterate, cosce al vento e sesso alle prime armi. Ha un che di morboso e sembra voler stuzzicare le fantasie turbate di quarantenni col testosterone pericolosamente in ascesa. Bisogna solo sperare che alla certamente unanime stroncatura della critica segua anche un fallimento al botteghino, per dimostrare che se è vero che abbiamo la classe politica che meritiamo, non è lo stesso per il cinema.
[emidia melideo]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
guarda l'intervista
[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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