Un campus d’eccellenza nel cuore di Milano
C’è il clima delle grandi occasioni all’angolo tra Viale Bligny e Via Roentgen, dove il 31 ottobre è stata inaugurata la nuova sede dell’Università Bocconi. La sala auditorium del nuovo edificio, pavimentato di marmo bianco e dotato di enormi vetrate in cristallo, si riempie in fretta di agenti, studenti, giornalisti e accademici togati. Il dispiegamento di forze dell’ordine intorno alla zona è degno del parterre di ospiti chiamati a presenziare all’evento: dal presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, al capo dello stato Giorgio Napolitano, dal sindaco di Milano Letizia Moratti, a Filippo Penati e Roberto Formigoni come rappresentanti di Provincia e Regione, fino all’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, che in mattinata ha celebrato una messa per l’apertura dell’anno accademico. A dare inizio alla cerimonia con l’inno di Mameli e l’Inno alla Gioia è un quartetto d’archi della Scala, che dà modo ai presenti di apprezzare l’acustica della sala.
Tocca a Mario Monti, presidente della Bocconi, presentare la nuova struttura, vincitrice del premio per l’edificio dell’anno al World Architectural Festival di Barcellona. «L’inaugurazione di questo edificio in un momento di crisi testimonia un doppio impegno per la qualità, l’integrazione, l’internazionalità - afferma l’europeista, a cui fanno eco il sindaco Letizia Moratti («un’architettura che dà forma e spazio allo spirito di Milano, capace di coniugare missione economica, costruzione del sapere ed estetica»), e Josè Manuel Barroso che definisce la Bocconi «il modello europeo di università-rete». La nuova sede è opera di architetti irlandesi, a testimoniare, insieme all’aumento di studenti stranieri iscritti (l’11%) e di docenti internazionali, uno sguardo oltre i confini nazionali. Il campus bocconiano, che si estende per 11.250 mq, rivela la compenetrazione con la città nella particolare pavimentazione che da via Roentgen prosegue identica all’interno dell’edificio, le cui vetrate guardano direttamente su viale Bligny. Sono 1.240 le postazioni di lavoro che ospiteranno tutto il personale universitario, in particolare l’intero corpo docente, consentendo una maggiore interazione tra facoltà.
La dirigenza bocconiana coglie l’occasione per vantare la gestione orientata all’eccellenza dell’ateneo, ottenuta con un’attenta programmazione delle risorse e un sistema – in Italia più unico che raro – di incentivazione per i docenti basato prevalentemente sui risultati ottenuti e sull’investimento nei centri di ricerca. C’è orgoglio nella voce di Angelo Provatoli - che dal primo novembre cede ufficialmente il rettorato all’economista Guido Tabelloni - nel descrivere le misure di orientamento al merito e alla internazionalità: incentivi interni per attirare docenti stranieri di rilievo, borse di studio internazionali, rapporti preferenziali con enti e università estere. Non si nasconde però un accenno all’attuale situazione dell’università italiana. «Divieti e tagli non favoriscono un comportamento virtuoso degli atenei - afferma il rettore uscente -. Se, nonostante questa situazione, esistono ancora università in grado di raggiungere risultati ragguardevoli, queste sono dei casi da ammirare, ma non rappresentano certo la norma». E prosegue: «Questi esempi andrebbero utilizzati come base su cui ricostruire il sistema universitario, in termini di gestione delle risorse e di parametri di controllo legati alla performance. È necessaria una nuova prospettiva; mi auguro che prevarrà l’orientamento all’obiettivo». Provasoli ha inoltre espresso la propria approvazione per la lettera, «saggia ed equilibrata», con cui una delegazione di studenti – che rifiuta di essere annoverata tra i “facinorosi” che protestano contro la riforma Gelmini - si è appellata a Giorgio Napolitano, affinché si faccia garante del diritto allo studio; un gesto apprezzato dallo stesso Presidente. Al rapporto “fruttuoso e collaborativo” avuto con gli studenti negli anni del rettorato, Provasoli ha dedicato l’ultimo, commosso, passaggio del suo intervento, salutato con una calorosa standing ovation.
L’inaugurazione della sede di via Roetgen è l’occasione per il presidente della Commissione Europea Barroso per parlare dell’attuale crisi finanziaria, per la quale sono in arrivo a livello europeo misure che colmeranno i vuoti normativi in materia di regolazione delle agenzie di rating, derivati finanziari e mercati globali. La soluzione, secondo Barroso, è attuabile solo attraverso una sinergia di forse proiettata nel futuro, con l’obiettivo di realizzare una unità politica e commerciale dell’Europa basata su regole comuni di trasparenza, integrità, responsabilità. L’Italia in questo senso ha espresso la sua posizione, votando all’unanimità la ratifica del trattato di Lisbona lo scorso luglio. «Continuare a investire nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio e nelle misure di efficienza energetica non rappresenta affatto un onore o un costo supplementare - aggiunge inoltre il presidente -ma un sostegno alla nostra competitività, alla nostra sicurezza energetica e al nostro programma sui cambiamenti climatici''. Anche di questo si occuperà la conferenza dei venti grandi della terra che, il prossimo 15 novembre, si riunirà a Washington.
[floriana liuni]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
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[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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