Ateismo, difficile convertirsi
Ateismo e fede. Religione e scienza. Binomi sui quale ci si interroga e si discute da secoli. Ma un nuovo interessante spunto di riflessione è stato messo sul piatto qualche giorno fa, quando l’anziano biologo Richard Dawkins - meglio noto come il sacerdote inglese dell’ateismo - lasciando la propria cattedra di Oxford, ha dichiarato: «Ho fallito, la mia campagna contro l’esistenza di Dio non ha intaccato la fede dei credenti». E ancora: «In Gran Bretagna è in corso una campagna fra le forze della ragione e il fondamentalismo religioso, ma la ragione è ben lontana dall’uscirne vincente». Due noti pensatori contemporanei, quali il teologo Vito Mancuso e il filosofo Piergiorgio Odifreddi, partendo da due prospettive diametralmente opposte (uomo di fede il primo, visceralmente ateo il secondo) mettono sotto la lente d’ingrandimento il bilancio indicato dallo studioso britannico, scoprendo più di un punto di contatto.
Dawkins, per riassumere in soldoni, ha dedicato la propria vita alla causa laica. Non solo in qualità di autore di saggi come l’Illusione di Dio, vero e proprio bestseller d’oltremanica. Ma anche come portavoce dell’attivismo antireligioso inglese. Un movimento che ha fatto recentemente parlare di sé, proponendo una vera campagna pubblicitaria a favore dell’ateismo: bus corredati di striscioni dove si leggeva «probabilmente Dio non esiste, smettete quindi di preoccuparvi e godetevi la vita». Il biologo evoluzionista, però, scuote la testa proprio sul finire della carriera. La sua strategia non ha funzionato, dice. Il definitivo scollamento della società dalla religione, quasi una certezza nelle sue previsioni, non si è concretamente verificato. E infine: il pensiero scientifico, secondo il biologo britannico, sarebbe anche oggi inesorabilmente subordinato alla religione, che definisce «una sorta di anomalia mentale».
Mancuso e Odifreddi riflettono in prima battuta sul ruolo di Dawkins. «La mia critica tocca la veste in cui Dawkins stesso si è calato – spiega Odifreddi –: non credo che uno scienziato razionalista ateo debba avere come missione la conversione dei credenti. Così facendo diventa una forma di predicazione pari a quella religiosa e perde di senso». Mancuso si muove parallelamente e aggiunge: «Come non inserire questa forma di ateismo in un fenomeno di più ampio respiro, che si manifesta proprio all’interno della religione?» Prosegue quindi il teologo: «Ciò che vedo è un moltiplicarsi di voci autoritarie, come nella Chiesa: la dottrina diventa più importante della verità, e non dovrebbe essere così. Ma tornando all’ateismo di Dawkins, che definisce la religione un’anomalia: non è forse equiparabile ad un integralismo religioso?».
Il matematico Odifreddi si concentra quindi su un’altra questione sollevata da Dawkins: il rapporto fra fede e progresso della ragione, e sottolinea un’ingenuità di fondo nel biologo britannico. Spiega infatti come, in realtà, sia molto comprensibile che la religione abbia ancora un ruolo centrale nella vita degli uomini. Per chiarire meglio il suo pensiero cita prima ironicamente Gadda: «Non tutti sono condannati ad essere intelligenti». Poi aggiusta un po’ il tiro: «È impensabile sperare che tutti possano abbracciare una visione razionale. La scienza, lo sappiamo tutti, va sempre contro una spiegazione naturale. Come si può pensare che i più non preferiscano risposte semplicistiche e consolatorie?». Ma quando gli si chiede se davvero la religione, circoscrivendo questa volta la domanda al nostro Paese, può essere un ostacolo al progresso della scienza, Odifreddi non ha dubbi: «Trovo che c’entri davvero poco, ma che sia sempre una questione politica. Pensiamo alla procreazione assistita: non c’entravano affatto la fede e la religione. Era una questione politica, punto. È su quel piano che dobbiamo andare a indagare».
Mancuso, tornando al fallimento sulla conversione dei credenti, spiega che «è sempre difficile suscitare entusiasmi nella gente proponendo solo negazioni. La fede è qualcosa di ben più complesso, un terreno irto da sondare». Soffermandosi sul nodo religione e scienza, invece, parla di una lotta interna, non riconducibile alla prospettiva atea o religiosa: «C’è una modalità di fede aperta, che si pone domande, e una modalità di fede chiusa. La stessa cosa vale per l’ateismo, e trovo che Dawkins, con la sua intransigenza, rientri nel secondo gruppo». Mancuso conclude citando il cardinal Martini, che parla di un solo futuro possibile, quello del dialogo fra religioni. «E fra queste ultime – sottolinea Mancuso – rientra anche l’ateismo».
[tiziana de giorgio]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
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[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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