Chavez, vittoria incompleta
Se guardiamo la cartina del Venezuela non ci sono dubbi: a livello numerico Chavez si riconferma vincitore assoluto anche nelle elezioni amministrative del 2008. Con la conquista di 17 stati su 22, il Partido socialista unido de Venezuela, fondato da Chavez nel 2006, sembra garantire al comandante un sostegno popolare diffuso e solido. Nello specifico, dei 326 municipi in gioco, il Psuv ne ha conquistati 263, mentre l’opposizione solo 48. Gli altri posti se li sono spartiti le formazioni minori.
In realtà, l’opposizione conquista posti importanti, riuscendo a strappare al partito del presidente cinque stati, tre in più rispetto alle amministrative del 2004: Zulia, Nueva Esparta, Tàchira, Carabobo e Miranda. In queste zone si concentra la metà della popolazione del Paese, la maggior parte dell’industria petrolifera e il grosso delle attività industriali. Un brutto colpo per la compagine governativa, che si scopre meno gradita tra le fasce più ricche della nazione. Senza dubbio, però, il risultato che più fa scalpore è il trionfo dell’opposizione nella zona di Caracas. La capitale è divisa in cinque municipi ed è guidata da un alcalde mayor . Dopo queste elezioni, quattro dei cinque sindaci, insieme al “sindaco maggiore”, sono dell’opposizione. A Chavez rimane solo il municipio di Libertador.
Nonostante questi dati, Chavez ribadisce la netta vittoria del suo partito. E non a torto. Il partito socialista, infatti, si aggiudica il 77% delle preferenze, grazie a 1,5 milioni di voti in più rispetto agli avversari. La differenza c’è e si vede, ma il passo avanti compiuto dall’opposizione non lascia indifferente Chavez: «Come capo del governo e presidente del partito socialista unito, riconosco la sconfitta in alcuni stati e faccio i complimenti ai vincitori. A loro lancio un invito affinché mantengano un comportamento democratico. Eppure – continua il presidente – il voto è chiaro. Il Venezuela vuole continuare sulla strada del socialismo». Completamente opposta l’opinione di Teodoro Petkoff, direttore del giornale Tal Cual, dichiarato oppositore di Chavez: «I risultati di queste elezioni segnano la sconfitta della prepotenza, dell’arroganza della politica intesa come aggressione, insulto e offesa all’avversario».
Queste elezioni si ricorderanno anche per la massiccia partecipazione popolare. Secondo i dati ufficiali del Cne, Consiglio elettorale nazionale, si è recato alle urne il 65,45% degli aventi diritto al voto. Secondo Tibisay Lucena, presidente del Cne, questo è stato «il tasso di partecipazione a elezioni regionali più alto degli ultimi anni». Prevedibile la soddisfazione di Chavez di fronte a questi dati. Il comandante non si è lasciato sfuggire l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Questo è la vittoria della nostra democrazia, della costituzione. È un risultato storico e ratifica il grande trionfo del sistema politico che regna in Venezuela». Impossibile però dimenticare il comportamento non proprio corretto che Chavez ha tenuto durante la campagna elettorale. Il presidente, infatti, si è più volte rivolto al suo principale nemico Manuel Rosales minacciandolo di rinchiuderlo in carcere per una sospetta evasione fiscale. Inoltre, Chavez ha promosso come candidato per Carabobo, un presentatore di un programma televisivo il cui punto di forza era la denigrazione dell’avversario. Per concludere in bellezza, il presidente aveva promesso l’uso dell’esercito in caso di vittoria dell’opposizione a Carabobo. Accuse e minacce dimenticate una volta usciti i risultati definitivi.
E adesso cosa succederà? Gli avversari del governo temono un nuovo tentativo di Chavez di cambiare le regole del gioco e diventare così presidente a vita. Ora la costituzione consente la rielezione per un massimo di due mandati consecutivi, limite che Chavez ha già raggiunto. Il presidente ci aveva già tentato lo scorso anno, ma un referendum popolare aveva bloccato i suoi piani. Il capo del governo affronta di petto la questione assicurando di non voler riproporre una norma del genere, anche se il suo partito potrebbe riproporla nel 2009. «Anche se un emendamento del genere dovesse essere approvato dall’Assemblea nazionale – si è affrettato a dichiarare Chavez – il via libera definitivo dovrà essere sancito attraverso un nuovo referendum popolare». Di sicuro, comunque, il Partido socialista unido de Venezuela tenterà di far diventare il Paese uno stato sempre più socialista.
[daniela maggi]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
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[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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