Perché sono uscito dalla casta: la voce di un insider
«Oggi l’unico modo per fare una buona politica è uscire dalla politica stessa». Le parole di Willer Bordon condensano la motivazione della scelta maturata nei mesi precedenti al 16 gennaio 2008, quando decise di presentare le dimissioni davanti a Franco Marini, allora presidente del Senato. Un atto che va controcorrente, in un panorama politico immobilista, dove le cariche raggiungono una durata trentennale. «Se osserviamo lo scenario internazionale ci rendiamo conto di quanto l’Italia sia un caso anomalo. Negli altri Paesi non è così: basti pensare a Blair o Aznar. Hanno terminato il loro percorso politico, senza accanirsi a mantenere per forza la loro posizione».
Il caso Italia è un unicum in questo senso: c’è un radicamento dei ruoli che causa un invecchiamento politico. Non è soltanto questione di età, ma è necessario «ammettere a se stessi che è giunto il momento di andare: a un certo punto la vena propositiva e la creatività si esauriscono. È necessario garantire un ricambio regolare e regolato. L’attuale momento storico vede Barack Obama protagonista di un cambiamento epocale. Il problema è che le cariche italiane che lo apprezzano erano già ministri quando il neo-presidente muoveva i primi passi nella politica».
Perché sono uscito dalla casta, pubblicato lo scorso 30 ottobre, viene naturalmente associato ai libri di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, i giornalisti del Corriere della Sera, autori del best seller La casta e La deriva. Il tema centrale è sempre l’accusa nei confronti della classe politica italiana. Bordon: «Rizzo e Stella hanno realizzato un lavoro inappuntabile d’inchiesta, ricco di fonti e documenti. La differenza fondamentale è che io parlo di un’esperienza vissuta dall’interno, perché provengo da quel mondo». Da insider, Bordon utilizza aneddotica e informazioni raccolte “sul campo” per spiegare i motivi dell’odiosità che rende la “casta” insopportabile. «Non si tratta solo dei privilegi, ma nel fatto che questi si incrociano con l’inefficienza». I cittadini sviluppano un malcontento che deriva da una mancata erogazione di servizi, di sicurezze, di garanzie; si sta diffondendo un clima di sfiducia, soprattutto nelle fasce più giovani. «L’atteggiamento dei politici mette in crisi il sistema democratico e parlamentare. L’antipolitica non sta nei “grillini” o nelle proteste studentesche, ma è insediata nel Palazzo».
La delusione di Bordon non si deve però confondere con disillusione. La speranza di una possibile uscita da questa condizione di immobilismo c’è, e le sue dimissioni sono anche una metafora reale in questa direzione. Lui, che per anni ha fatto parte della casta, pensa che per tornare ad essere credibili occorra staccarsi da questo tipo di politica autoreferenziale. La decisione è maturata col tempo, ma una delle “molle” è stata la reazione di una mamma che gli fece notare il costo eccessivo dei pasti dei parlamentari. Un fatto apparentemente piccolo, ma tanto grande da determinare la scelta successiva di Bordon. «Il mio gesto può sembrare idealista o velleitario. Di sicuro non cambierà il mondo, ma è comunque una spinta al rinnovamento». La politica può e deve essere esercitata al di fuori delle sedi protette. Deve integrarsi e interagire con il tessuto sociale, deve aver voglia di incontrare le persone, ascoltarle. E Bordon promette che questo sarà solo l’inizio: «Il libro è un primo passo, perché ho scoperto un nuovo valido strumento: il blog. Uno dei miei prossimi progetti sarà una raccolta di firme, da presentare in primavera in Cassazione, contro il finanziamento pubblico dei partiti».
[vesna zujovic]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
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[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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