Italia a rischio alcolismo
23 aprile 2007: Marco Ahmetovic, un rom di 22 anni, falcia con il suo furgone cinque ragazzi in motorino, di cui quattro rimangono uccisi. Il test alcolemico rivelò che era ubriaco. 18 marzo 2008: due turiste irlandesi vengono travolte sul lungotevere degli Altoviti. Freidrich Vernarelli, conducente dell’automobile, guidava in stato di ebbrezza. 5 novembre 2008: un nomade, Bruno Radosavljevic, al volante ubriaco, investe tredici persone alla fermata dell’autobus su viale dei romagnoli a Roma. La folla inferocita tenta di linciarlo. Questi sono solo alcuni degli ultimi fatti di cronaca che hanno visto l’alcol come causa scatenante di incidenti stradali. Secondo l’Istat, nel 2006 sono stati 4.246 gli incidenti causati dalla guida in stato d’ebbrezza, pari al 71% della categoria.
In una giornata media, tra le cause imputabili allo stato psico-fisico del conducente, gli incidenti per stato di ebbrezza sono nelle ore serali pari al 59,09%. Un dato che risulta ancora più inquietante se rapportato al fatto che il totale degli incidenti stradali tra venerdì e sabato notte sono 11.198, solo 3.000 in meno del totale degli altri giorni della settimana. Senza contare che per i giovani tra i 21 e i 29 anni l’incidente stradale è tra le prime cause di morte. A rischio alcolismo, In Italia, ci sono 9 milioni di persone, tra cui 740.000 minorenni. Questi i dati presentati dalla la Consulta nazionale sull’alcol, organizzata dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Alta la percentuale di consumatori giornalieri, pari al 31%; ma ciò che più preoccupa è l’incidenza tra i ragazzi di 16 e 17 anni: la metà beve frequentemente, mentre l’8% dei ragazzi lo fa ogni giorno. L’Italia, inoltre, vanta un triste primato: in media, i ragazzi italiani si accostano all’alcol per la prima volta a 11 anni. «Siamo i primi in Europa», dice Andrea Noventa, tossicologo del Sert di Bergamo.
Come commenta questi dati?
«Sono dei dati allarmanti, soprattutto perché l’Italia si trova molto al di sotto della media europea, fissata a 14,6. L’esposizione che hanno verso le malattie croniche è molto più alta rispetto agli adulti, in quanto non sono in grado di metabolizzare l’alcol. Sono quindi più facilmente esposti a danni al cervello, a disturbi del comportamento e della persona. È necessario che la prima opera di prevenzione sia fatta all’interno delle famiglie, non incentivando cattivi comportamenti che possono essere presi come esempio dai ragazzi più giovani»ׂ.
Il governo ha stabilito delle norme, tra cui le tabelle alcolemiche esposte nei locali e alcune restrizioni sulla vendita di superalcolici dopo le 2 di notte. Sono misure che hanno dato dei risultati concreti?
«Queste azioni hanno dei buoni presupposti, ma bisogna intensificare l’informazione. Quando si parla di alcol e guida, bisogna anche fare in modo che la popolazione sappia le leggi, i rischi che si corrono, le pene. Bisogna intensificare l’azione delle forze dell’ordine: basti pensare che qui in Italia sono effettuati in un anno circa 1 milione di alcol test, contro la Francia che ne effettua 10 milioni. I test sono troppo pochi e proprio per questo motivo le persone sanno che probabilmente non incorreranno nella possibilità di essere fermati e quindi si mettono alla guida ubriachi. È necessario invece far aumentare nelle persone la consapevolezza di non mettersi alla guida, di far guidare gli amici o di aspettare, perché il tasso di alcolemia scende nel giro di alcune ore».
Non crede che i ragazzi riescano in ogni caso a procurarsi delle bevande alcoliche, nonostante le misure restrittive?
«La riduzione della somministrazione è di certo un passo in avanti, ma è anche vero che il punto principale della questione è la vendita di alcolici. Ormai si può comprare alcol ovunque, soprattutto nei supermercati. Il divieto di somministrazione di alcolici ai minori di 16 anni, che oltretutto tutti gli altri paesi europei vorrebbero aumentare a 18, non riguarda la vendita. Una misura molto importante è il divieto di vendita di alcolici nelle stazioni di servizio, che sono i luoghi più frequentati dai ragazzi il sabato sera prima di raggiungere le discoteche, le quali spesso sono fuori città e sono raggiungibili solo attraverso l’autostrada».
Come giudica alcune azioni di prevenzione, come l’estensione degli alcol test nei locali e sulle automobili?
«Sono delle buone iniziative, che rappresentano decisamente un passo in avanti. L’alcol test sarà probabilmente esteso a molti altri modelli di automobili e in Francia è già vigente il divieto di assumere alcol per gli autisti di tir e mezzi pubblici, veicoli che più spesso rimangono coinvolti in incidenti stradali. Anche in Italia esiste una legge simile, riguardante il lavoro: molte categorie, come autisti, edili e medici, hanno il divieto di assumere alcolici non solo in servizio, ma anche nella pausa pranzo. È una legge che esiste, ma che nessuno conosce. Bisogna incentivare delle campagne informative, per far comprendere alla persone quanto l’alcol possa essere pericoloso non solo per la propria salute, ma anche per quella degli altri» .
[alessia lucchese]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
guarda l'intervista
[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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