Filmaker, torna l’appuntamento con il cinema nuovo
Arriva allo Spazio Oberdan il consueto appuntamento con il Festival internazionale Filmaker Doc13. Giunto alla sua ventottesima edizione, è ormai un momento importante per Milano e di assoluto interesse per tutta la città. È un luogo di scambio e di discussione su tematiche attuali, sociali e civili, un ambito privilegiato di confronto per la creatività giovanile. Un evento che punta l’attenzione sul cinema emergente, dando visibilità a giovani registri.
«La Provincia – sottolinea Daniela Benelli, assessore alla cultura, culture e integrazione – conferma il suo sostegno a quello che è diventato a tutti gli effetti uno spazio di opportunità per i nuovi registi, una vetrina per pellicole intriganti, oltre che un’occasione per vedere sul grande schermo film solitamente esclusi dai circuiti della distribuzione ufficiale». Milano ha all’attivo una stagione molto fertile di cinematografia che ha contribuito a farla divenire un punto di riferimento creativo, nonostante le troppe difficoltà che ancora sussistono nel distribuire un film e reperire risorse e mezzi adeguati.
Filmaker ha fatto scuola nel corso degli anni, tracciando una via percorribile per sostenere e far crescere concretamente il cinema italiano. La stessa Provincia è stata indotta a credere nelle potenzialità creative ed imprenditoriali dell’area milanese nel settore audiovisivo, tanto da decidere di supportare nuove imprese e nuovi autori con un bando di finanziamento presentato qualche mese fa. Tra gli autori emersi grazie al Filmaker vi sono nomi del calibro di Silvio Soldini, Martina Parenti, Alina Marazzi, Daniele Segre.
Quest’anno il festival è suddiviso in quattro sezioni: In prima persona, dedicata a film e video ambientati a Milano e in Lombardia; Lavoro e temi sociali, spazio internazionale per film che hanno come tema il lavoro e il sociale; Fuori formato, con opere improntate a un controcorrente impegno civile; e, infine, Retrospettiva, riservata ad un unico autore: Claire Simon. Quest’anno la consueta Retrospettiva precede il festival anziché seguirlo. La causa: gli impegni della regista che il 23 novembre la porteranno a Milano per un seminario, aperto al pubblico, sul suo lavoro. In cinque giorni di proiezione verranno concentrati 17 titoli della Simon, nata in Marocco ma di formazione francese, da sempre impegnata su tematiche legate ai bambini e alla condizione femminile.
Infine, per questa 28esima edizione, Filmaker ha deciso di costruire un’intera sezione sulle proposte più rilevanti dei film girati nella nostra città, dal titolo Milano metropoli. Una finestra utile a comprendere come tessuto urbano e linguaggi estetici si stiano rapidamente evolvendo, l’uno in stretta dipendenza dall’altro. È questo lo scopo del festival: proporre un cinema nuovo, libero ed indipendente in grado di tentare nuove strade e di raccontare storie diverse.
Festival internazionale Filmmaker Doc13
Spazio Oberdan – Viale Vittorio Veneto, 2
Dal 19 al 30 novembre 2008
Ingresso libero
[tatiana donno]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
guarda l'intervista
[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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