Laurea honoris causa a Mike
Chissà se Mike, ai tempi lunari dei suoi primi passi sul piccolo schermo, avrebbe “rischiato tutto” sulla laurea honoris causa in televisione, cinema e produzione multimediale che gli è stata conferita dall’università Iulm di Milano. Chissà se nella cabina di registrazione della radio americana da cui la sua voce si alzava verso le migliaia di italiani emigrati negli States, avrebbe immaginato di scrivere un’autobiografia in cui esortare il proprio pubblico: “E ora, chiamatemi dottor Mike”?
Icona per l’italiano medio negli anni della ricostruzione e del boom economico, e antesignano del quiz televisivo, il “Bongiorno italiano” infondo infondo ci sperava. Alla Iulm la laurea ad honorem l’avevano data perfino a Giovanni Rana: «E pensare che a far pubblicità te l’ho insegnato io», ha detto Mike rivolgendosi all’uomo dei tortellini resi celebri dagli spot griffati Mediaset, presente nel folto di parenti e amici dell’aula magna stracolma di giornalisti e studenti. Ma il cruccio era lì da anni, da quando suo padre lo spinse a rinunciare alla Princeton University e a inseguire il “sogno americano”, cominciando dalla strada.
Nella lectio del rettore Giovanni Puglisi, la motivazione della laurea magistrale per il venerando Mike, approdato a quota 83 («ma, precisiamolo, i medici dicono che il mio organismo è quello di un uomo con 17 anni in meno») sta tutta in quella che sarebbe la sua caratteristica principale: «L’originalità dell’approccio mediatico come strumento per l’accrescimento culturale e sociale dell’Italia e degli italiani». Alla cerimonia anche il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che ha definito il leggendario presentatore che vide “cadere la signora Longari sull’uccello” «una delle colonne della storia della nostra televisione».
«Quello di oggi è un riconoscimento alla tv generalista, a proposito della quale si parla spesso di crisi». Insomma, con Mike si risanerebbe lo strappo fra intellettuali scettici sulla bontà del mezzo televisivo come diffusore di cultura e chi invece l’ha sempre ritenuta un canale irrinunciabile. E se il presidente dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini arriva a dire che Mike «ha insegnato l’italiano agli italiani» e per Alberto Abruzzese rappresenta «un simbolo, contro il cui istinto da comunicatore non c’è sapere che tenga», non ci si stupisce che Fiorello, seduto in prima fila, emerga dai flash per lanciare ufficialmente la candidatura: «Ministro, facciamolo senatore a vita!».
Poi è la volta della lectio magistralis, che Mike interpreta a suo modo: «Presidente, – gira lo sguardo verso Fedele Confalonieri – adesso bisognerà che mi aumenti lo stipendio». Poi Mike improvvisa la sua personale Recherche e la commozione va a ritroso, dalla notte passata insonne alla strigliata al figlio Leonardo, che non vuol fare televisione. Da Lascia o Raddoppia? a Rischiatutto. Dalla prigionia a San Vittore all’esperienza dei campi di concentramento. Dall’incontro con Vittorio Veltroni, che lo portò in Rai, a quello con Silvio Berlusconi, a cui consacra i suoi risvegli: «Ogni mattina, quando mi alzo dal letto, guardo la sua foto e lo ringrazio». Così capita anche che l’aula magna si sollevi in un applauso scrosciante. Sono gli studenti. Siamo alla Iulm.
Ma con toga e tocco, Mike non ha dubbi: «La laurea è la ciliegina sulla torta della mia carriera, ma mica vado in pensione: i medici dicono che ho 18 anni di meno». Ma non erano 17? Vabbè, “allegria”.
[mario neri]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
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[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
TELEVISIONE
alle 13.12.07
Etichette: milano, televisione
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