Rifiuti, la difficoltà di essere piccoli
In un anno un italiano produce mezza tonnellata di rifiuti. Per la precisione 545 chili. Per il loro smaltimento spende ben 120 euro. Due dati che devono far riflettere, soprattutto perché destinati a crescere nei prossimi anni. Cosa si può fare per cambiare questa situazione? Se lo sono chiesto i rappresentanti delle imprese pubbliche d’igiene ambientale. L’occasione è data dalla presentazione del secondo Green book di Federambiente, la federazione di queste aziende. L’obiettivo è dare un quadro della gestione dei rifiuti nel nostro paese, anche in rapporto con paesi esteri. Dai risultati si scopre, ad esempio, che solo il 46% dei comuni si affida a aziende comunali per la gestione dei rifiuti. È più facile delegare ai privati, anche se comporta maggiori spese per i cittadini.
Lo studio condotto da Utilitatis ha messo in luce un paese a due velocità. «I risultati positivi dell’imprenditorialità del nord vengono oscurati dall’inefficienza delle aziende meridionali che spingono i cittadini a dire che i servizi pubblici in Italia non funzionano», denuncia Giovanni Bordoni, presidente di Confservizi Lombardia. Lo smaltimento dei rifiuti urbani costa ogni anno circa 7 miliardi di euro alle imprese. Di questi solo 6,4 vengono coperti dalle entrate derivanti dalla Tarsu, la tassa comunale sui rifiuti urbani, e dalla tariffa, riscossa direttamente dai gestori. Anche in questo caso c’è disparità tra nord e sud: nel meridione in media i costi vengono coperti per l’85% (in Molise addirittura solo il 64%), a fronte del 97% delle regioni settentrionali, con punte di eccellenza rappresentate dai bilanci in attivo di Emilia-Romagna e Marche. Il futuro è il passaggio alla tariffa. La Tarsu scomparirà probabilmente nel 2009. Il passaggio al nuovo regime costerà però in media 147 euro in più per ogni nucleo familiare, con vantaggi sensibili solo per le famiglie numerose. «La tariffa copre interamente i costi, la tassa no – si difende Daniele Fortini, presidente di Federambiente –. Oggi sono comunque i Comuni a dover ripianare il disavanzo e lo fanno con soldi dei contribuenti». La tariffa è anche un mezzo per la creazione di una coscienza ecologista, perché, continua Fortini «consente di premiare i buoni comportamenti. Chi ricicla di più paga di meno. Nel sud Italia ancora più del 60% dei rifiuti urbani viene smaltito in discarica. Al nord questa quota non arriva al 40%». Le difficoltà economiche sono però dovute in gran parte agli alti costi di gestione. «Per ottenere l’equilibrio gestionale bisogna aumentare l’efficienza. I costi sono in continua crescita»:+ è l’accusa di Roberto Barbieri, presidente Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Possibili risposte potrebbero essere maggiori investimenti verso il ciclo integrato (che ad esempio eviterebbero le consuete emergenze estive nel napoletano) e l’aumento dei volumi di rifiuti trattati. «Per far questo occorre superare il “nanismo” che affligge la nostra cultura d’impresa», dice Pasquale Losa, presidente di Asia, l’azienda campana di igiene ambientale. Maggiore coesione per poter competere a livello europeo e ridurre i costi per i cittadini.
[francesco perugini]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
guarda l'intervista
[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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