Tedeschi, giochi di coppie al Plaza
“È la prima volta che recito Neil Simon ed è un sogno che si realizza”. Corrado Tedeschi siede comodamente sul divano mentre racconta ai giornalisti lo spettacolo che porta in scena stasera (fino al 6 gennaio) al teatro San Babila. Attorno a lui, alcuni dei compagni di viaggio e di palco: Milly Falsini, Ketty Roselli e i quasi esordienti Elena Gallo e Lorenzo Di Pietro. Compagnia molto giovane ma anche molto motivata, entusiasta di confrontarsi con un testo mirabile, ricco di battute fulminanti e dialoghi brillanti.
“Suite Plaza” è una commedia venata d’amaro divisa in tre atti. Simon la scrisse nel 1968 e da allora è stata rappresentata in ogni angolo del mondo e replicata infinite volte. Un successo che nasce dall’abilità con cui il commediografo mette a nudo nevrosi e idiosincrasie, manie e dinamiche conflittuali che si consumano in (e consumano) una coppia. Insomma, trova lo zenith della comicità, che poi è sempre lo stesso dai tempi di Aristofane.
Tre coppie si ritrovano in una stanza d’albergo che in un secondo, da luogo impersonale e di passaggio, diventa una fedele riproduzione del microcosmo domestico. C’è quella in crisi che ritorna nella suite della luna di miele per cercare di rianimare il rapporto. Ci sono i due ex che si ritrovano e confrontano le loro esistenze e i due genitori alle prese con una figlia che si chiude in bagno a poche ore dalle nozze, decisa a mandare all’aria il matrimonio. Marito e moglie dovranno convincerla che in fondo ne vale la pena. Ma dovranno prima guardarsi dentro e convincere se stessi.
Parte da questa scena, Tedeschi, per spiegare l’esuberanza e la perfezione del testo, talmente completo da consentire all’attore di recitarlo anche solo con uno sguardo. La Roselli è d’accordo: “Sono la protagonista della seconda scena ed il mio episodio cresce di volta in volta. Ogni volta aggiungiamo qualcosa di nostro, tanto è il trasporto. Anche se effettivamente – aggiunge divertita – stiamo esagerando”.
L’attore genovese spende parole di pura ammirazione per Simon, “il Molière contemporaneo”, per Walter Matthau – il protagonista della trasposizione cinematografica – ma soprattutto per Gianrico Tedeschi (nessuna parentela tra i due), che di Matthau fu il doppiatore: “È stato proprio il suo doppiaggio ad ispirarmi nel dar vita a questo personaggio”.
Parole di stima e di affetto anche per i due attori più giovani della compagnia, due ragazzi “che hanno preferito il mestiere, la fatica della professione, alle scorciatoie televisive”.
A proposito di televisione, Tedeschi sorride amaro e racconta di aver rifiutato un contratto in Rai per fare teatro. “Il mio avvocato mi ha abbandonato e non l’ho più sentito. Pensava che fossi diventato matto. Voglio precisare che con questo spettacolo ho sempre avuto teatri pieni ma, a dire il vero, di teatro si parla troppo poco. Non c’è promozione e anche la stampa non dà molto spazio. È più importante il foruncolo di uno sull’Isola dei Famosi che uno spettacolo”.
[alberto tundo]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
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[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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