La missione dei francescani si è sempre rivolta agli ultimi, siano essi i senzatetto dei nostri giorni oppure gli appestati della Milano borromea, a cavallo tra ‘500 e ‘600. Insieme ai monatti, i Cappuccini furono gli unici ad avventurarsi all’interno del gigantesco Lazzaretto di Porta Orientale, a restare in contatto con i malati, completamente isolati dal resto della popolazione. Lo scrive anche Alessandro Manzoni nel capitolo 28 dei “Promessi Sposi”, interamente dedicato al grande Lazzaretto. A suggerire un riflesso della spiritualità della missione francescana sono, nelle sale di via Kramer, le opere che compongono l’allestimento della mostra, divisa in tre sezioni.
Quella centrale è anche la più corposa e vede come protagonisti alcuni tra i principali maestri del Seicento lombardo: Procaccini, Cerano, il suo allievo Nuvolone. In mostra tavole e disegni a tema religioso, in particolare sulla figura di San Francesco. Nelle altre due sezioni, altrettante “chicche”. Una formella quattrocentesca in gesso dipinto e dorato raffigurante una “Madonna col Bambino” accoglie il visitatore: il restauro di cui è stata oggetto per l’occasione ha restituito all’opera l’originaria delicatezza di colori e materiali, riportandola allo stato in cui si trovava quando veniva esposta dai Cappuccini nel Lazzaretto. A corredo della terza sezione, che ospita alcune apprezzabili litografie dei “Promessi Sposi”, un curioso cimelio donato dalla famiglia Manzoni ai Cappuccini milanesi: una fotografia di Alessandro, impreziosita da autografo e ciocca di capelli.
[fabio bordighi]
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