Un secolo di futurismo
Ad un secolo di distanza dalla nascita, Milano riscopre il futurismo. E lo fa nei giorni in cui, cento anni fa, Filippo Marinetti - il demiurgo che ha rivoluzionato l’estetica del ‘900 - lanciava questo nuovo movimento artistico nel panorama europeo. Era il 5 febbraio 2009 quando il futurismo, definito come la corrente della velocità e del dinamismo che creò uno steccato rispetto a tutto ciò che l’aveva preceduta, fu ufficializzato con la pubblicazione su
Ciò che lascia un po’ perplessi è l’elevato numero di opere (quasi 500) che rende la rassegna dispersiva, oltre al mancato risalto che viene dato ai rapporti che il Futurismo ha avuto con il fascismo ed il cubismo. Passeggiando tra le sale del Palazzo Reale, però, emergono i tratti salienti di quella che è stata la principale avanguardia culturale italiana del Novecento. Se ne rilegge l’intera estensione: dalle origini, che affondano nella cultura artistica di fine Ottocento, fino alla fine degli anni Trenta e oltre, con il lascito che il movimento seppe affidare alle generazioni future attraverso alcuni dei protagonisti che dopo la metà del secolo guardarono al Futurismo.
Le origini Il Futurismo si colloca sull’onda della rivoluzione tecnologica dei primi anni del XX secolo. Sono gli anni della Belle Epoque e dei caffè milanesi, è agli albori il secolo delle catene di montaggio, della globalizzazione e della comunicazione di massa. Il Futurismo, lanciato in campo europeo nel 1920 con la pubblicazione del Manifesto su Le Figaro, coinvolge letteratura, pittura, scultura e architettura. In campo artistico il Futurismo si rifà al divisionismo che non prevede l’impasto dei colori sulla tavolozza. Dal Manifesto si apprende la volontà di
Principali esponenti Nei saloni di Palazzo Reale si trovano le opere di Umberto Boccioni, Luigi Russolo e Giacomo Balla, il cosiddetto triumvirato milanese. Mentre il primo ama dipingere con una linea flessuosa che sembra tradurre un’immagine sempre in movimento, Balla è un cultore della fotografia e lo si capisce rintracciando la fissità delle figura nelle sue opere. Molto, però, cambia in seguito al loro viaggio a Parigi che li mette a confronto con il cubismo. Da quel momento in poi, varierà anche l’identità del futurismo, le cui forme diventeranno maggiormente strutturate e le opere scultoree acquisiranno maggiore plasticità. Nel campo dell’architettura, meritano la citazione Antonio Sant’Elia - fu lui, nel 1914, a stilare il Manifesto dell’architettura futurista -, cultore della creazione di edifici isolati slanciati verso l’alto e Virgilio Marchi, presente con La città fantastica e L’edificio visto da un aeroplano virante.
«Futurismo 1909-2009. Velocità+Arte+Azione»
Palazzo Reale, p.zza Duomo, Milano
dal 6 febbraio al 7 giugno 2009
ore 9:30/19:30
lunedì ore 14:30/19:30
giovedì fino alle 22:30
Info: 02/54919
[fabio di todaro]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
guarda l'intervista
[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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