Clochard? Sì, grazie, ma con ufficio stampa
«Per favore, appoggiate il piano di stimolo del presidente Obama. Cominciate da qui... dal fondo». Così recita uno dei cartelli che lo scrittore americano, Gay Talese, ha distribuito ai senzatetto newyorkesi. L’intenzione dell’intellettuale è quella di far aumentare le rendite da elemosina dei barboni d’oltre oceano attraverso una comunicazione più accattivante. Ma forse l’iniziativa ha anche l’obbiettivo di evidenziare un problema che, negli States, sta crescendo a vista d’occhio. Solo nella Grande Mela, per colpa della crisi economica, il numero dei clochard è aumentato del 40% in cinque mesi. Talese non pretende di aver trovato la soluzione definitiva a questa emergenza sociale. Anche se Byron Breeze, un suo giovane “cliente” in sedia a rotelle, ha detto che, grazie al nuovo cartello, sta guadagnando dai 10 ai 20 dollari in più al giorno».
In Italia il numero dei senzatetto finiti per strada a causa della crisi è ancora basso. «Ma la soglia di povertà – secondo il presidente del Progetto arca, Alberto Sinigallia – si sta abbassando pericolosamente. E, tra sei o sette mesi, potremmo ritrovarci con migliaia di clochard nelle strade senza avere le strutture per garantirgli la benché minima assistenza». «Per molti di questi – continua Sinigallia – la strada sarà solo una condizione temporanea. Quindi ci sarà bisogno di figure professionali che possano accelerare e accompagnare il loro reinserimento nella società». Se questi nuovi senzatetto non venissero aiutati da nessuno potrebbero sprofondare nell’alcolismo e la strada potrebbe diventare per loro una condizione permanente. Ma per Magda Baietta, responsabile dell’Associazione Ronda della Carità e Solidarietà, «gli effetti della crisi già si sentono nel settore delle donazioni. Sia i privati che le aziende sono sempre meno generosi. Stanno diminuendo anche le scorte di cibo del Banco alimentare».
Anche se gli effetti della crisi veri e propri devono ancora arrivare, secondo padre Clemente Moriggi, responsabile della Fondazione Fratelli di San Francesco, i primi sintomi già cominciano a sentirsi. «Negli ultimi mesi – spiega il religioso – il numero di italiani tra i senzatetto sono cresciuti del 2%». «Ho riscontrato – continua Moriggi – anche un leggero aumento dei separati che non riescono a trovare un’altra casa. Sta salendo anche il numero dei pensionati e dei lavoratori che usufruiscono della nostra assistenza: la loro rendita non permette loro di essere autosufficienti al 100%». Per quanto riguarda il calo delle donazioni Padre Clemente è ottimista: «Chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese sta trasformando il suo aiuto in volontariato: un impegno formativo importante, soprattutto per i giovani». Verso l’iniziativa di Talese, il fondatore dei Fratelli di San Francesco non esprime un particolare entusiasmo: «Il clochard vero e proprio si mette, con un cartello, in ginocchio in mezzo alla strada. Ma i nuovi poveri partoriti dal ventre della crisi economica vogliono mantenere la loro dignità. Ed è nostro dovere rispettarla».
Comunque, secondo Padre Clemente, «per ora sono in rapido aumento soprattutto i senzatetto stranieri». Di fronte a quest’ultimo dato, lo scrittore milanese di origini senegalesi Pap Khouma è molto preoccupato: «Sia dalla popolazione che dalla classe politica gli stranieri sono visti solo come una minaccia. Ma oggi la maggior parte di essi vive in una condizione di assoluta indigenza». La storia ci insegna che, in tempi difficili come questo, i primi a farne le spese sono sempre gli stranieri. Inoltre bisogna tenere presente che gli extracomunitari in difficoltà, al contrario degli italiani, non hanno quasi mai delle famiglie a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Per questo l’intellettuale africano si augura che «gli ammortizzatori sociali, che il governo attuerà per arginare gli effetti della crisi, non escludano gli stranieri». La lotta alla povertà giova alla sicurezza pubblica più di qualsiasi ronda.
[andrea torrente]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
guarda l'intervista
[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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