Dialogo con i saggi dell’umanità: la scommessa di Tomatis
Si inizia con una visione. La meraviglia di vette innevate e l’ombra di tre figure che, nel mezzo di un bagliore, risalgono un’esile cresta invisibile. Chi sono questi individui, di cui la brama di ascoltarne le parole supera qualsiasi altro desiderio? Si tratta di un terzetto dialogante, composto da Gesù, Socrate e Lao Tzu. Un accostamento quantomeno insolito, se non sperimentale, che, procedendo per analogia, prende il lettore per mano per condurlo verso un comune spirito superiore. Un dialogo che supera le barriere linguistiche tra gli interlocutori, ponendo su un piano analitico i punti di contatto e le differenze tra i dialoganti. È così che Francesco Tomatis, ordinario di filosofia teoretica dell’Università di Salerno, ha confrontato mediante lo strumento dialettico dell’analogia l’idealismo greco, la via maggiore di Tao e la parola di Gesù nel volume edito da Bompiani, Dialogo dei principi con Gesù, Socrate e Lao Tzu.
Durante la lettura emerge però un interrogativo legato all’essenza stessa del processo analogico. Propria dell’analogia è la capacità di esaltare le vicinanze tra due elementi dimostrandone però accuratamente le differenze: «Riconosco che nella lettura di questo volume si possa correre il rischio della prevalenza della congiunzione nel processo analogico – spiega l’autore – . La passione verso gli autori mi ha portato all’esaltazione di queste affinità. Resta comunque l’analisi delle differenze tra i tre. Il Gesù che parla nel volume è quello di Giovanni, passato attraverso la lettura di Pareyson e Cacciari, mentre Socrate è assolutamente platonico. Lao Tzu invece è stato letto personalmente, grazie alla pratica delle arti marziali (Tomatis infatti è istruttore di Kung Fu ndr), filtrato quindi attraverso l’esperienza». Le distanze di cui parla Tomatis sono incarnate, per esempio, dalla lingua con cui Lao Tzu si esprime. Continua Tomatis: «Il suo linguaggio è fatto di ideogrammi, un elemento che, nella sua apparente scleroticità, riesce a rendere maggiore il senso del divenire proprio perché apre una visione più allargata della realtà». Nella struttura dialogica compare anche un quarto personaggio, Aurora, voce dell’uomo posto di fronte all’esperienza mistica: «La comunione delle posizioni avvicinate dagli interlocutori avviene attraverso Aurora, una sorta di Sofia biblica – continua l’autore – ; così, queste affinità si mostrano vicine non per comparazione o mediazione, quanto nell’occupare uno spazio dialogico superiore e indicibile».
L’operazione svolta da Tomatis, oltre che essere sicuramente coraggiosa, ha il pregio di percorrere il binario fondamentale dell’attività filosofica: la capacità di osare. «Il filosofo deve osare e per scrivere così come Tomatis serve audacia –lo dice il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, filosofo anche lui –. Le domande dell’uomo restano sempre quelle, e sono quelle che tutte le confessioni ci hanno posto: ecco, questo libro le mette di nuovo sul piatto e le espone con un linguaggio del tutto particolare. Filosofia non è osare per sciocca presunzione, perché non si ottiene mai una risposta definitiva». Il perché la speculazione filosofica sia tutta una scommessa, uno spingersi oltre, lo chiarisce Cacciari stesso. «Perché congiunge, cioè avvicina realtà diverse». E lo fa in vari modi, come nel caso di René Guinon che va alla ricerca delle fonti comuni da cui deriva tutta la storia del pensiero. Tomatis, invece, secondo Cacciari, «non dà voce a una tradizione bensì cerca queste affinità attraverso un esercizio di comparazione e analogia». Analizzando le scelte linguistiche di Tomatis, Cacciari risale il concetto di analogia con cui l’autore ha avvicinato i tre protagonisti dei dialoghi: «Tomatis procede per analogia e questa ci mostra come due realtà possano avvicinarsi anche senza incontrarsi mai, come, ad esempio, per l’amore rinascimentale o per l’amicizia stellare di Nietzsche». Continua Cacciari: «Gesù, infatti, parla da teologo: e questo Gesù teologo è il Gesù di Giovanni, a cui, d’altra parte, si sono sempre riferiti Hegel o Ratzinger. Ma il senso del logos evangelico, della “parola” di Giovanni, è diverso, da non confondersi assolutamente con il “pensiero”, il logos classico. Questo perché la concezione divina classica non ha nulla a che vedere con quella cristiana». In sostanza, un dio-logos e verbo, che si fa carne e che viene ad abitare in mezzo a noi, mette in luce la paradossalità e la forza stessa del cristianesimo.
[francesco cremonesi]
CONFLITTO DI GAZA
Intervista a Nahum Barnea
«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.
[viviana d'introno e cesare zanotto]
L'INTERVISTA
Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.
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[marzia de giuli e luca salvi]
L'INCHIESTA
È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).
Ascolta l'intervista
[alberto tundo]
MARIO CAPANNA
Onda e '68 a confronto
Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.
[cesare zanotto]
CIBO E MEMORIA
La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.
[francesco perugini]
GIORGIO BOCCA
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.
[gaia passerini]
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