CONFLITTO DI GAZA

Intervista a Nahum Barnea

«Non ci sono dubbi che le operazioni militari organizzate da Israele sono state condotte ad ampio spettro. Il punto è che sono durate anche molto più a lungo di quanto ci si aspettasse», racconta da Gerusalemme Nahum Barnea, una delle penne più autorevoli del giornalismo israeliano, intervistato in esclusiva da m@g. Barnea, che scrive per il quotidiano Yedioth Ahronoth e ha vinto il premio Israel Prize per la comunicazione, ha perso un figlio nel 1996, in un attentato kamikaze di Hamas a un autobus di linea. Al funerale ha perdonato pubblicamente l’assassino, considerandolo vittima della stessa tragedia che affligge il popolo palestinese. Da anni si spende per favorire il dialogo nell’ambito del conflitto arabo-israeliano.

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[viviana d'introno e cesare zanotto]

L'INTERVISTA

La voce della libertà

Yang Lian, nato in Svizzera nel 1955 ma cresciuto a Pechino, è oggi uno dei maggiori poeti contemporanei e una tra le voci più importanti della dissidenza cinese. Esiliato dalla Repubblica Popolare Cinese dopo avere duramente criticato nel 1989 la repressione di Piazza Tiananmen, vive all’estero da vent’anni. È stato candidato al Premio Nobel nel 2002 e le sue poesie sono state tradotte in 25 lingue. Yang Lian interpreta lo spirito della millenaria cultura cinese attraverso la sua esperienza da esule. Una riflessione sulla condizione generale dell’uomo ma anche un invito alla speranza per milioni di cinesi che chiedono democrazia.

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[marzia de giuli e luca salvi]

L'INCHIESTA

È un’emergenza che dura da oltre vent’anni. I territori tra Napoli e Caserta sono uno stato nello stato dove l’unico potere reale è quello della Camorra. Nonostante i blitz, gli arresti e l’invio di soldati e poliziotti, i clan continuano a fare affari in un cono d’ombra in cui convivono l’economia legale e la politica. Ne abbiamo parlato con Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce della Campania (oggi La Voce delle Voci).

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[alberto tundo]

MARIO CAPANNA

Onda e '68 a confronto

Quarant’anni dopo la protesta che ha segnato un’epoca, gli studenti italiani sono ancora in piazza. Secondo alcuni osservatori, l’Onda, che contesta la riforma Gelmini, è la fotocopia del’68. Altri la pensano diversamente. Mag ha chiesto un’opinione a Mario Capanna, ex studente dell’Università Cattolica e leader del movimento nel 1968.

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[cesare zanotto]

CIBO E MEMORIA

Viaggio nel gusto italiano


La relazione tra il cibo e la memoria è uno degli aspetti più profondi e antichi della cultura italiana e internazionale. Emblema di questo nesso è la madeleine che risveglia i ricordi dell’infanzia di Marcel Proust nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto . Che cosa pensano i gourmet più affermati e i cuochi più celebri del nostro Paese del rapporto tra lo stile di vita dei nostri tempi e i cambiamenti nel gusto culinario, sempre più lontano dalla tradizione culinaria? La risposta nel servizio.

[francesco perugini]

GIORGIO BOCCA

Intervista sulla crisi del giornalismo italiano


Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. "E' la stampa, la bellezza!", il suo nuovo libro vuole essere un'occasione per riflettere sul destino di un mestiere che sembra aver perso le sue virtù. In Italia la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Abbiamo approfondito queste e altre questioni nell'intervista.

[gaia passerini]

VENEZUELA

Imprese italiane in Venezuela: pericoli e opportunità

Venezuela, gioie e dolori per gli imprenditori italiani. Grazie alla numerosa comunità italiana, il Paese è da tempo una delle mete più ambite per le nostre esportazioni. Gli scambi tra l'Italia e lo stato sudamericano ammontano, infatti, a 643 milioni di euro nel periodo gennaio-ottobre 2007.
Le esportazioni riguardano soprattutto la meccanica, la chimica gli autoveicoli, le macchine utensili e i prodotti farmaceutici. Il nostro Paese importa invece in prevalenza petrolio e derivati, oltre a prodotti della siderurgia e carbon fossile. Dal Venezuela invece entrano nei processi di produzione delle ditte italiane cuoio grezzo e pesce conservato.

Dalla salita al potere di Hugo Chavez nel 1998, le imprese italiane arrancano. La politica nazionalista del leader venezuelano ha creato negli ultimi anni una situazione di incertezza per gli investimenti esteri. I primi attriti si sono avuti lo scorso anno con l’Eni a causa della nazionalizzazione delle imprese petrolifere. Come nel caso dell’americana Exxon, il governo ha riconosciuto indennizzi considerati decisamente insufficienti dalle aziende colpite dagli espropri. La situazione si è risolta lo scorso 15 febbraio con l’accordo su una cifra adeguata rispetto al valore reale giacimento espropriato.
È di pochi giorni fa la notizia che Chavez stia pensando anche alla nazionalizzazione del latte. Le aziende statali venezuelane stanno affrontando delle difficoltà dovute alla scarsa produzione interna: per questo il presidente ha dichiarato che, nel caso si scoprissero indebite pressioni delle imprese straniere nell’acquisto della materia prima, il governo esproprierà le fabbriche della Parmalat e della svizzera Nestlè.
Sono, però, molti i settori nei quali ditte italiane hanno interessi rilevanti, soprattutto nella capitale Caracas e a Maracaibo. Il settore di maggiore penetrazione è quello delle infrastrutture. Alcune ditte italiane hanno vinto appalti importanti. Il più grande riguarda la costruzione del sistema integrale di collegamento ferroviario: Impregilo, Ghella e Astaldi si sono aggiudicate una gara da 9 miliardi di dollari per la messa in opera di 70 km di ferrovie sui 230 del progetto della rete ferroviaria “Ezequiel Zamora” da Caracas a Porto Cabello.
Oltre al settore alimentare e petrolchimico, dove è presente oltre l’Eni anche la Snamprogetti, la presenza italiana è forte nel settore dei trasporti. Nell’ambito dei veicoli industriali l’Iveco ha uno stabilimento di assemblaggio e la Pirelli è presente nel Paese dal 1990. La Fiat invece non ha più impianti produttivi, trasferiti in Brasile, ma punta in breve tempo a raggiungere una quota di mercato del 10%. Infine Selex, un’industria bellica che fornisce apparati per navi alla Marina militare nazionale e radar per il settore civile.

Pirelli: quale futuro in Venezuela?


[francesco perugini] continua

CINEMA

Il ritorno di Oronzo Canà

Tra gag ormai sdrucite dall’usura, scene divertenti e battute a volte troppo scontate, il nuovo film di Lino Banfi, L’allenatore nel pallone 2, sequel dell’omonimo film cult del 1984, uscito nelle sale cinematografiche a gennaio, riesce a incassare 7,6 milioni di euro al botteghino.

A dire il vero, quando il nipote gli spiega il funzionamento delle nuove diavolerie tecnologiche Oronzo Canà sembra vestire più i panni di nonno Libero che quelli del fautore della «b-zona» e del «5-5-5» ma, è evidente, lo fa per pure esigenze commerciali. Tanti, forse troppi, sono gli sponsor che si fanno pubblicizzare apparendo prepotenti all’interno della pellicola: Diadora, Sky, acqua Sant’Anna, Chronotec, Kappa, caffè Borghetti, ecc. Nulla di male in questo, a patto che non ne risenta la qualità del film.
Divertenti alcune scene, come quella del processo in cui appaiono Gianluigi Buffon, Francesco Totti, Marco Amelia e Fabio Galante, ma in generale la nuova regia di Sergio Martino sembra un po’ stanca e prevedibile.

[giuseppe agliastro]
continua

MILANO

Brevi di nera del 28 febbraio

Furto senza successo alla Banca Popolare di Brescia in Piazza XXIV Maggio. Un trentunenne di Milano, B.M., pregiudicato e disoccupato, è entrato alle 12.30 del mattino nella filiale. Coprendosi il volto con un fazzoletto, è saltato dietro il bancone e brandendo il taglierino ha costretto il cassiere a dargli denaro per una somma di 3000 euro. Il direttore della banca, pure presente, non ha potuto fare nulla. Ma il ladro non aveva tenuto conto delle telecamere, che hanno poi permesso ai carabinieri di riconoscerlo. La latitanza di B.M. è durata solo un giorno: rintracciato in via Torino dai carabinieri del nucleo Milano-Duomo, è stato fermato e subito dopo interrogato. Alla fine ha ammesso la sua responsabilità. Ora è accusato di rapina aggravata e sequestro di persona.

Inseguimento in zona Loreto. Un marocchino di 25 anni, Omar L. è stato fermato dopo un inseguimento durato tutta la notte. Dopo avere rapinato un avventore romeno e avergli spruzzato addosso dello spray urticante in un bar di via Padova, Omar L. fuggiva sul suo scooter. Inseguito da una pattuglia dei carabinieri, il giovane è andato a sbattere contro una ringhiera di ferro in piazzale Aspromonte e ha proseguito poi la fuga in taxi, con l’intenzione di tornare sui suoi i passi per riprendersi lo scooter, lasciato sul luogo dell’incidente. Tornato in piazza Aspromonte, Omar L. viene intercettato dai carabinieri. Viene così fermato per rapina aggravata.

[luca salvi]
continua

FESTIVAL

È nato il primo booklet d'Europa

Frassineto Po entra nei Guinness. Il nuovo outlet del libro, inaugurato il 16 febbraio, è il primo booklet europeo. Un’iniziativa culturale completa, che coniuga l’amore per la lettura al contesto paesaggistico del Villaggio del libro. Ce lo fa scoprire l’attuale direttore, Claudio Maria Messina.

Tutte le domeniche del Villaggio

È nato cinque anni fa, il Villaggio del libro di Frassineto Po, nel Monferrato casalese. Librerie e botteghe, ampia scelta di volumi e fumetti di seconda mano e da collezione, corsi, mostre, ristoranti. Il villaggio è accessibile tutto l'anno. Ma il meglio deve ancora arrivare. O meglio, è arrivato il 16 febbraio, quando è stato inaugurato l’Outlet del libro. Il primo d’Europa. Un’ex discoteca trasformata in tempio della lettura, mille metri quadrati dove si può scartabellare tra volumi difficilmente reperibili nel circuito librario nazionale. Padre dell’idea è Claudio Maria Messina, attualmente direttore dell’outlet. «Il booklet amplia la gamma di attività previste nel Villaggio – spiega Messina – rivolgendosi non a un target preciso ma al “popolo dei libri”». Tradotto, significa che tutti, ma proprio tutti, possono uscire da quel labirinto di scaffali e banconi con un volume sotto braccio e con un sorriso in viso. Il Villaggio del libro può contare su un calendario culturale che prevede una manifestazione ogni terza domenica del mese, su uno spazio museale dedicato al paesaggio del Po e su una sede, palazzo Mossi, di rara bellezza architettonica. «È un luogo che si distingue nettamente rispetto ai festival letterari, alle fiere e ai mercati del libro ormai distribuiti capillarmente in tutta Italia – prosegue il direttore dell’outlet –, sia per la magia del contesto scenografico sia perché è un luogo permanente, sempre a disposizione». Perché disporre di un luogo dove i libri non muoiano mai, dove anche le pagine più antiche o dimenticate, quelle rare o semplicemente curiose sono protagoniste 365 giorni l’anno, rappresenta un patrimonio di inestimabile valore, che va salvaguardato e valorizzato al massimo. Per questo, gli inventori dell’outlet e del Villaggio di Frassineto Po hanno qualche asso in più nel libro: dal 29 aprile al 1 maggio si apre la stagione dello Scrittore.


Metti mille volumi in discoteca

L’idea gli era venuta in mente nel 2003, e sembrava un po’ balzana. Il Villaggio del Libro. A Frassineto Po, non proprio una metropoli. Angelo Muzio, senatore del paese, non se lo fece ripetere due volte da Claudio Maria Messina, direttore di questo che oggi è il primo booklet europeo: il Villaggio del libro s’ha da fare. E si fece, tanto che oggi conta migliaia di volumi in uno spazio un po’ insolito per la cultura paludata: la discoteca.

Messina, ma come le è saltato in mente di trasformare una discoteca in una specie di libreria?

Lo spazio disponibile nel paese era quello, e inoltre ci sembrava simbolico. E poi si tratta di una location straordinaria, ne abbiamo conservato il suo look originale: l’effetto è magico.

Ci parli degli aspetti logistici. Cosa si deve aspettare il visitatore dal Villaggio e qual è l’orario di apertura al pubblico?

Intanto il Villaggio non va confuso con il booklet. Il primo prevede una serie di attività, che si svolgono nella prestigiosa sede di Palazzo Mossi; molte esistono già da cinque anni. Poi c’è il booklet inaugurato lo scorso 16 febbraio, che aumenta l'offerta del Villaggio e la rende permanente e programmata. Ci sono stand a Palazzo Mossi e scaffali e banconi al booklet. Si prende quel che si vuole e si passa alla cassa. Ma ci si può anche sedere, leggere un libro in pace, portare i bambini a frugare tra i libri a loro destinati. L'apertura è nei weekend, dalle 9.30 alle 19.30.

Quante librerie ci sono in totale?

Questa domanda potrà avere una vera risposta tra 25 anni. Ci vuole tempo perché un Villaggio si solidifichi. Per ora ci accontentiamo di avere un palazzo con quattro piani di libri antichi ed usati e un booklet di cinquecento metri quadri e un chilometro di scaffali. Cinque anni fa non c'era neanche una cartoleria.

Tipologia di libri in vendita e target riscontrato: l’outlet risponde al target per cui era stato pensato?

La produzione esposta è quella della piccola e media editoria di qualità tra il 1990 e il 2004. Questo
perché non ci sono in esercizio case editrici nate molto prima del 1990, e perché i loro libri pubblicati prima del 2004 sono stati già dimenticati dalla filiera distributiva. Il target? È una cosa che piace agli uomini di marketing, lo lasciamo tutto ai manager della grossa editoria. Noi preferiamo chiamarlo “il popolo dei libri”, dunque senza definizione di età: va dai sei anni ai centosei. Abbiamo avuto un afflusso dieci volte maggiore di quello auspicato agli inizi, e sebbene sia destinato a calmierarsi, come accade per tutte le novità, stiamo già creando una nicchia di clienti abituali e fidelizzati. Per ora l’impressione è che ci abbia visitato per lo più il popolo di mezza età, piuttosto colto e consapevole. Comunque la percentuale dei giovani è destinata a crescere con il diffondersi dell'idea che si può comprare roba buona a poco. Una specie di cocaina che però arricchisce il cervello, non lo distrugge.

In cosa si distingue questo outlet dalle fiere e dai mercatini del libro, sempre più numerosi in tutta Italia?

Indubbiamente si distingue per una direzione editoriale attenta agli avvenimenti culturali che costituiscono l'anima del Villaggio, oltre alla permanenza dell’outlet stesso. Tutti i festival letterari, le fiere e i mercatini hanno cadenza annuale o mensile: l'attività del Villaggio, invece, è permanente, settimana dopo settimana.

Prossime iniziative, obiettivi nel breve e nel lungo termine?

Ci sarà un festival di tre settimane in aprile. Multiculturale, si sovrapporrà alla consueta attività settimanale e mensile del Villaggio. Dal 29 aprile all’1 maggio, in particolare, organizzeremo un evento per festeggiare la stagione del Fiume e, a livello editoriale per analogia, la stagione dello scrittore. Un altro festival, in ottobre, sarà invece più breve, dedicato al genere letterario del giallo. Gli obiettivi di ogni nostra iniziativa sono impliciti nell'atto costituivo dell'associazione stessa: i libri non devono morire mai. E questo è l’auspicio definitivo, nè a breve nè a lungo termine. Da realizzare giorno per giorno.


[francesca salsano]
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ECOLOGIA

La provincia di Milano in difesa di Ambiente e legalità

L’ambiente è il nostro bene più prezioso e tutti dobbiamo sentirci responsabili della sua tutela. Per questo è nato il premio Ambiente e legalità, giunto alla terza edizione e promosso da Legambiente e provincia di Milano per dare risalto alle migliori azioni di contrasto all’illegalità ambientale svolte da forze di polizia, enti locali, associazioni e semplici cittadini. Durante la cerimonia di premiazione, tenutasi a palazzo Isimbardi, è stato presentato il terzo rapporto Ambiente e legalità in provincia di Milano 2007.

Le cifre raccolte da Legambiente sono allarmanti: ogni ora sul territorio italiano vengono commessi tre reati contro l’ambiente, il che significa tre al giorno nella sola Lombardia; il giro di affari della cosiddetta ecomafia muove circa 10 milioni di euro annui e i rifiuti smaltiti illegalmente formerebbero un cumulo con una base di tre ettari e un’altezza di 2600 metri.
«Per far fronte a una situazione del genere le istituzioni e le forze di polizia non sono sufficienti – sottolinea Sergio Cannavò, coordinatore dei centri di azione giuridica di Legambiente –. Tutti i cittadini devono sentirsi protagonisti consapevoli della lotta ai crimini contro l’ambiente. La nostra associazione sostiene tutte le iniziative di sensibilizzazione che operano con quest’obiettivo e propone l’istituzione di un osservatorio permanente sull’illegalità ambientale».
La risposta della popolazione di Milano e dell’hinterland è confortante, soprattutto per quanto riguarda i più giovani. Tra i premiati figurano infatti gli alunni della scuola media statale Segantini di Nova Milanese, che hanno realizzato il progetto Nova, la mia bella città. «Il coinvolgimento delle scuole in progetti di questo tipo è di fondamentale importanza – spiega Alberto Grancini, assessore provinciale alla Sicurezza e Polizia –. Tenere delle lezioni sulla legalità ambientale contribuisce alla formazione di cittadini coscienziosi, capaci di tutelare nel modo migliore il territorio in cui vivono». Nella categoria riservata alle forze dell’ordine, il riconoscimento più importante è stato assegnato al comando provinciale della polizia locale di Legnano a alla sezione torinese del corpo forestale dello stato per l’operazione Nova, che ha individuato e interrotto un ingente traffico illecito di rifiuti liquidi pericolosi, che venivano versati in alcuni corsi d’acqua lombardi. «Questo premio rappresenta un’occasione per dare visibilità a chi persegue la legalità – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia –. La tutela dell’ambiente si alimenta di regole e parte dal senso civico di chi differenzia i rifiuti già nel cestino di casa propria. Molti dimenticano che alcuni anni fa la Lombardia ha fronteggiato un’emergenza spazzatura simile a quella campana. Ne siamo usciti grazie a scelte di impiantistica adeguate, ma anche affidandoci al contributo dei singoli cittadini». Tra qualche settimana arriverà il verdetto del Bie (Bureau International des expositions) e sapremo se Milano ospiterà l’Expo del 2015: qualora il capoluogo lombardo venisse preferito a Smirne, arriverebbero ingenti finanziamenti. «I soldi stanziati per l’esposizione internazionale rappresenteranno una notevole attrattiva per la criminalità organizzata, che rende il nostro Paese tristemente famoso nel mondo – sostiene Paola Pirrotta, pubblico ministero della procura di Milano –. Se però i cittadini si abituano a non trasgredire neppure le norme minime e a denunciarne tutte le violazioni, per le imprese che operano al limite o al di fuori della legalità diventa più difficile prosperare». I tanti premi assegnati a palazzo Isimbardi dimostrano che sempre più persone sono disposte a impegnarsi concretamente per difendere il loro territorio, accostando ambiente e legalità per ottenere sicurezza e benessere.

[lucia landoni]
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CORSA

La grinta di un’infermiera arriva in cima al Pirellone

Daniela Vassalli ha percorso i 127 metri, 31 piani e 710 gradini del Grattacielo Pirelli in 4 minuti e 31 secondi vincendo la seconda edizione del Vertical Sprint nella categoria femminile. La manifestazione si è tenuta a Milano lo scorso 24 febbraio per celebrare il palazzo che ospita la regione Lombardia. «Non avevo mai corso su gradini – racconta Daniela – ; continuavo ad avvertire mio marito di non aspettarsi granché».

Daniela Vassalli è un’infermiera: lavora in un ospedale di Bergamo con i malati terminali. «È un’esperienza forte assistere i pazienti e le loro famiglie contemporaneamente. Sono in servizio a tempo pieno – spiega Daniela – ma non trascuro gli impegni familiari». Suo marito e i due figli fanno il tifo per lei: «Il più piccolo che ha dieci anni già corre a livello agonistico e ottiene buoni risultati». Daniela Vassalli racconta di aver iniziato a gareggiare a nove anni: «Ma ho smesso appena tre anni dopo, presa dallo studio e da altri interessi. A 19 anni mi sono sposata e con l’arrivo dei bambini non ho pensato che al lavoro. Nel 2003, già ventinovenne, ho ricominciato a correre per mettermi in forma. All’inizio è stata dura: dovevo perdere 10 chili e non avevo più resistenza. Poi, con l’allenamento costante e il sostegno di mio marito, ho iniziato a ottenere dei risultati e ci ho preso gusto. Probabilmente, il bisogno di scaricare le tensioni del lavoro in corsia mi ha dato la spinta necessaria». La specialità di Daniela Vassalli è lo sky race, ovvero le gare ad alta quota: «Tempo fa ho partecipato a un circuito mondiale che si è svolto tra le vette del Giappone, della Malesia e del Messico e sono arrivata quarta. Comunque non faccio solo sky race: per esempio, lo scorso anno ho vinto la maratona di Piacenza. Il mio obiettivo ogni volta che gareggio è battere il mio record personale: è una sfida contro me stessa». Daniela Vassalli non aveva progettato di partecipare al Vertical Sprint di Milano: «Lo sponsor che ho da due anni e che ha contribuito alla costruzione del grattacielo Pirelli ha voluto fortemente che io partecipassi alla gara per una questione simbolica e affettiva. Me lo hanno chiesto una settimana fa». Daniela racconta di essersi divertita molto: «Ho corso senza particolari aspettative. Sono partita a razzo e già nei sotterranei mi sono ritrovata in prima posizione. Come al solito, mentre correvo ero assorta: pensavo che in quel momento tutti noi corridori faticassimo insieme e andavo avanti. Quando ho realizzato dove mi trovassi ero già al venticinquesimo piano. Non è stato faticoso».
Quest’anno per la prima volta il Vertical Sprint, cui possono partecipare solo atleti con tanto di certificazione medica, è stato abbinato ad una gara aperta anche alla gente comune: «Il Vertical Tour - ha spiegato Gianluca Martinelli, organizzatore dell’evento - ha coinvolto circa 1500 persone, anche anziani e bambini, che non hanno corso, ma solo camminato senza cronometro lungo le scale del Pirellone. Siamo contenti di aver fatto conoscere ai milanesi un simbolo della loro storia recente».


[giovanni luca montanino]
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DOSSIER

Aste tra novità e tradizione

Aste on line e aste classiche. Due volti, quello tradizionale e quello telematico, di una realtà che muove un giro d’affari milionario e che tra alti e bassi continua a riscuotere grande interesse. Le grandi case d’aste tentano di sfruttare le nuove tecnologie, mentre i net-surfer ricorrono alla vecchia arma dello sciopero. Il futuro renderà più netto o labile il confine tra il mouse e il martelletto?


Ebay, al debutto lo sciopero telematico

Una settimana di sciopero. Così buona parte dei venditori che operano su eBay hanno reagito ad una serie di novità introdotte sul sito di aste online. Non uno sciopero qualsiasi, visto che stiamo parlando della più grande comunità al mondo di compravendita in rete senza intermediari. In più, i suoi promotori sono i cosiddetti “power seller”, quelli per cui la vendita via internet è un vero e proprio business. Solo in Italia, dove gli utenti registrati sono 5 milioni, quasi 10mila persone avrebbero in eBay la loro unica fonte di reddito. Qualche tempo fa il sito ha cambiato le carte in tavola: vendere costa un po’ di più, i pagamenti via PayPal sono in alcuni casi più lenti e, soprattutto, i venditori non possono più lasciare giudizi negativi sugli acquirenti. È stata quest’ultima innovazione, pensata tra l’altro per aumentare la sicurezza degli scambi, a scatenare le proteste. I venditori sono furiosi, non si sentono tutelati. In effetti eBay ha base reputazionale: ognuno ha un proprio curriculum formato dai giudizi delle controparti. Un sistema che, fino ad oggi, ha permesso di capire subito l’affidabilità di venditori e acquirenti e che ha contribuito alla fortuna del sito. Anche se lo sciopero in corso sta avendo effetti minimi al di fuori degli Stati Uniti, ha generato alcuni fenomeni interessanti. Innanzitutto una riflessione sulla portata planetaria del fenomeno, così ampia che in sede di mediazione non è stato possibile trovare un ministro da coinvolgere nelle trattative. In aggiunta sono nati alcuni siti, come Power sellers unite, tramite i quali i venditori si organizzano per spostarsi su siti di commercio elettronico alternativi. In Italia è da segnalare il caso di Ebayabuse.it, un portale dedicato interamente a smascherare le truffe nelle aste online e recentemente oscurato dal server Aruba. Il webmaster napoletano Rosario Terrazzano si è affrettato a far sapere che il sito avrebbe continuato la sua vita in rete su un altro indirizzo, www.terrazzano.net, in attesa della conclusione della battaglia legale con Aruba. Peccato che nel giro di poche ore questa pagina abbia seguito la sorte di quella precedente, infuocando ulteriormente gli animi.


I colossi pigliati nella rete

Mentre si agita il mondo delle aste online, Christie’s e Sotheby’s , i due colossi storici di banditori e martelletti, mettono a punto strategie diverse per entrare (o uscire) dalla rete. L’americana Sotheby’s ci ha provato due volte: è del giugno del 1999 l’accordo con Amazon, fallito nel novembre dello stesso anno. Il secondo tentativo risale al gennaio del 2002, ma non è durato che pochi mesi. Quella volta il partner era eBay, oggi protagonista del primo sciopero in rete. Due fallimenti che hanno spinto Sotheby’s a esplorare nuovi mercati, non avendo avuto fortuna con altri canali di vendita: Mosca e Pechino ospitano sales room rompendo la monotonia delle storiche esposizioni newyorkesi e parigine; c’è poi un nuovo impulso per l’arte asiatica nei suoi prodotti, dall’India alla Cina alla Russia contemporanea. Da Londra Christie’s ha lanciato lo scorso ottobre una strategia diversa in totale autonomia rispetto ai portali di compravendita già esistenti: a differenza di eBay promette di autenticare ogni singolo pezzo, o di rimborsare l’importo. La maggiore casa d’asta europea ha reso pubblici i dati sui profitti derivanti dal settore online: quasi 30 milioni di sterline su due miliardi di ricavi totali da vendite negli ultimi dodici mesi. Piace il fatto che un’asta globale permetta di stabilire i prezzi dei lotti di lusso, ma soprattutto piace l’anonimato che la modalità online consente di mantenere. L’offerta più alta fatta con questo sistema è stata di 1,3 milioni di sterline. Questi gli ultimi sviluppi in un mercato in crescita anche in Italia dove, in momenti di incertezza e a rischio recessione come questo, l’investimento in arte torna a rappresentare un bene rifugio. Una tendenza che trova conferma anche dall’istituto Nomisma che stima le dimensioni del mercato dell’arte ( cresciuto del 5,5%) intorno al miliardo di euro e che vede il nostro Paese al quarto posto dopo Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.


[cecilia lulli - emidia melideo]
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UNIVERSITA'

L’edilizia milanese sbarca in Messico

Un campus da 40 mila posti per l’università autonoma di Ciudad Juarez, nello stato del Chihuahua, Messico. Una struttura interamente realizzata ispirandosi ai principi dell’architettura educativa “intelligente” elaborati dal Cisem (Centro per l’innovazione e la sperimentazione educativa di Milano).

Dopo la partecipazione attiva di questi ultimi anni al Peb (Programme on educational building) dell’Ocse di Parigi, il centro milanese esporta i propri progetti in Messico,un ulteriore riconoscimento internazionale per il Cisem.«L’obiettivo che ci sembra centrale e in cui crediamo fermamente – ha spiegato Walter Moro, presidente del Cisem – è che una migliore qualità degli spazi è la premessa per una migliore qualità dell’apprendimento». In seguito al monitoraggio sull’attività didattica e a uno studio sull’edilizia scolastica italiana è stato possibile sviluppare progetti innovativi da realizzare in Italia e nel mondo.
La gestione del progetto per la nuova città universitaria messicana è affidata a un team internazionale tra cui figurano il governatore dello stato del Chihuahua Josè Terrazas, l’architetto Giorgio Ponti e l’architetto Valdivia Urdiales. «Il rapporto di Milano con lo stato del Chihuahua, non vuole essere di matrice eurocentrica o colonialista – ha dichiarato l’assessore all’Istruzione ed edilizia scolastica della provincia di Milano Giansandro Barzaghi -, ma lavoreremo su un piano di assoluta parità e collaborazione».
La nuova struttura sorgerà in una zona semi-desertica contemporaneamente ad abitazioni e attività commerciali affinché possano essere creati spazi multifunzionali utili non solo agli studenti, ma all’intera collettività. I principi su cui si basa l’attività edilizia del Cisem contemplano l’utilizzo di nuove tecnologie, la multifunzionalità degli spazi, design innovativo, costi sostenibili e lo sfruttamento di energie alternative.

[gaia passerini]
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CINA

Boom dei giochi online: 1 miliardo di euro

L’anno scorso aveva destato stupore l’istituzione a Shanghai di speciali centri di disintossicazione per web dipendenti. Sono quasi 50 milioni, secondo affidabili statistiche locali, i cinesi appassionati di giochi Internet. Mondi fantastici, eroi della storia, ma anche giochi tradizionali, come il mahjong, passati alla versione cibernetica. Incollati allo schermo dalle 3 alle 6 ore al giorno, i giocatori alimentano un mercato che annota cifre da record.

Secondo il Ccid (Centro cinese per lo sviluppo dell’informazione), nel 2007 il giro d’affari sarebbe cresciuto del 74,6 per cento, superando gli 11 miliardi di yuan (più di un miliardo di euro). I principali 126 operatori hanno registrato profitti di oltre mezzo miliardo di euro, con una crescita del 62 per cento, mentre le prime nove società cinesi in classifica, tutte quotate in Borsa, hanno superato i dieci miliardi di euro di capitalizzazione. Il mercato esplosivo del gioco online è una lama a doppio taglio. Se da un lato muove l’economia, dall’altro trascina con sé elementi che sfuggono al controllo del potere. Così si spiega il complesso rapporto del governo con l’industria dei giochi online. Mentre gli oltre trecento siti web attivi attirano sponsor importanti, incontrano i primi stop delle autorità. Le misure restrittive, che vanno dall’invito a moderare il business ai vincoli imposti ai wangba (i cybercafè), sono mirate a frenare il mercato tumultuoso che il Gapp (l’organo di controllo della stampa) ha definito “oppio spirituale” durante il forum dell’industria del gioco online ospitato lo scorso gennaio a Suzhou. Ma il monito del governo può poco contro quello che è ormai un flusso inarrestabile. Gli analisti prevedono un 2008 più che brillante, con un business che sfiorerà complessivamente i 2 miliardi di euro e i 60 milioni di utenti. La passione dei cinesi per i giochi online trainerà la crescita – con cifre raddoppiate – dei mercati strettamente collegati dell’e-commerce e della pubblicità online, che l’anno scorso hanno rispettivamente sfiorato i 2 miliardi e il mezzo miliardo di euro, destinati a raddoppiare nel 2008. Soprattutto grazie a una novità che ha preso piede, il “free to play”, il gioco gratuito, scelto già dalla metà degli utenti e destinato ad aprire nuove prospettive. Le due principali case produttrici in Cina, Shanda e Giant Interactive, hanno dato libero accesso agli utenti, che si trovano così a spendere meno di dieci euro al mese. La nuova tendenza minaccia il primato di concorrenti americani come il diffusissimo World of Warcraft, che costa più di 50 euro al mese. Pochi giorni fa un giovane giocatore di Shenzhen, Dong Jun, ha invitato pubblicamente gli amici a scegliere il gratuito Chi Bi, della cinese Perfect World. Anche Netease, il secondo provider del Paese, ha annunciato novità a costo zero. La sfida cresce e i leader del web pensano già ai nuovi e accattivanti giochi del dopo Olimpiadi.

[marzia de giuli]
continua

SINDACATO

I Cobas: «Ecco perché non arriva la vostra posta»

Se la posta non arriva… non è colpa nostra. Prendetevela con i politici». Firmato: i lavoratori dei centri di smistamento di Peschiera Borromeo e di Roserio, i due più importanti d’Italia. Gli operatori del servizio postale aderenti ai Cobas della Confederazione unitaria di base (Cub) hanno scelto di alzare la voce e di istituire un presidio di fronte alla sede regionale lombarda delle Poste Italiane per spiegare ai milanesi come mai le loro lettere non arrivano a destinazione. Dei disservizi del sistema postale made in Italy si fa un gran parlare da sempre, ma nelle ultime settimane la situazione è precipitata e al centro di smistamento di Roserio sono arrivate persino le telecamere di Striscia la notizia. I chili di posta inviata direttamente al macero rappresentano però purtroppo solo la punta dell’iceberg e i lavoratori non ci stanno più.

«Vogliamo difendere la nostra reputazione e chiarire una volta per tutte quali sono i motivi che stanno alla base dello sfascio del sistema postale italiano – spiega Giovanni Pulvirenti, rappresentante sindacale del centro di Peschiera Borromeo –. Innanzitutto bisogna dire che la responsabilità principale è dei politici che, nel 1993, hanno votato la legge di trasformazione delle Poste in Società per Azioni a scopo di lucro e non di servizio. Da allora si sono succeduti amministratori privati che, non sapendo nulla della concreta gestione del servizio postale, si sono limitati ad applicare le direttive provenienti dall’alto per dichiarare gli utili economici di fine anno». Risultato: riduzione del personale di oltre 70mila unità, passando dai 220 mila addetti del 1994 ai nemmeno 150mila attuali, e chiusura dei centri di smistamento dei capoluoghi provinciali lombardi, ad eccezione di quelli di Milano e Brescia. Il territorio da coprire con le consegne è però ovviamente rimasto lo stesso e i lavoratori mancanti sono stati sostituiti, nel corso degli anni, con una girandola di 30mila precari. Questi vengono assunti a rotazione con contratti di due o tre mesi e licenziati, secondo i sindacati, non appena acquisita l’esperienza necessaria. «Le Poste svolgono un servizio universale e non una banale attività commerciale – continua Pulvirenti –. Lavoriamo in una infrastruttura di interesse nazionale e strategico con macchinari spesso appariscenti, ma assolutamente inadeguati, che commettono errori a cui si può riparare solo grazie agli addetti allo smistamento manuale». I Cobas puntano il dito anche contro i sindacati maggiori, conniventi con le Poste e incapaci di tutelare i diritti dei lavoratori, che spesso vengono costretti al part-time nonostante le giacenze. Per migliorare la situazione, gli operatori delle Poste chiedono ai politici di fare un passo indietro e di non procedere verso la completa privatizzazione del servizio. «Non vogliamo fare la fine di Alitalia», dichiarano i loro portavoce. Insomma, il messaggio che arriva forte e chiaro dal presidio di piazzale Cordusio è questo: se le Poste finiscono in mano ai privati, la nostra posta finisce al macero.

[lucia landoni]
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ECONOMIA

Va alla Sony la vittoria sui format

Si è conclusa ieri la guerra dei format, iniziata nel 2000, tra i due colossi giapponesi Sony e Toshiba. Quest’ultimo ha annunciato in un comunicato stampa la fine della produzione di supporti tecnologici del tipo hd-dvd. Il blu-ray della Sony sarà di fatto l’unico formato disponibile sul mercato. La scelta, determinata soprattutto dalle major hollywoodiane, è stata premiata dai mercati finanziari orientali con aumento del 6% del valore delle azioni Toshiba che, secondo il quotidiano Nikkei, si starebbe orientando sul mercato delle memorie flash.

Nello stesso giorno è stata annunciata la costruzione di due stabilimenti in Giappone, a Kitakami e Yokkaichi, che Toshiba sta avviando col partner statunitense San Disk. Gli impianti entreranno in funzione nel 2010 e già si parla di un indebolimento dei prezzi nelle memorie flash. Secondo Alessandro Bordin, redattore di Hardware Upgrade, sito leader in Italia per quanto riguarda le ultime tecnologie, «si è finalmente capita la direzione dell’High Definition nell'ambito dell'intrattenimento domestico. Sony, con il proprio blu-ray, sarà lo standard che entrerà nelle case degli appassionati tecnologici prima, e in un secondo momento in quelle di tutti, come è già accaduto con i Dvd». Resta in sospeso la sorte delle grandi produzioni attualmente realizzate su hd-dvd, voluto da Toshiba e che sparirà dal mercato. Una volta definito lo standard, in questo caso il blu-ray, servirà ancora tempo per avere la produzione cinematografica interamente riversata su un unico tipo di supporti. Secondo Bordin, «dovremo attendere ancora qualche tempo per la diffusione capillare dell’alta definizione». Perché contano poco i rialzi in borsa del titolo Toshiba, che resta di fatto il grande sconfitto. Dopo anni di ricerca e sviluppo, l’azienda giapponese è stata abbandonata dalle grandi case di produzione cinematografica, vanificando investimenti per milioni di dollari. Probabilmente per Toshiba non sarà più possibile pareggiare i costi sostenuti, come invece, sempre secondo Alessandro Bordin, «sarebbe potuto accadere con la diffusione in massa dell’hd-dvd».

[emidia melideo]
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SPETTACOLO

Serata d'addio di Paolo Villaggio al Filodrammatici

Dall’11 dicembre al 6 gennaio Paolo Villaggio andrà in scena al Teatro Filodrammatici di Milano, con il suo nuovo spettacolo Serata d’addio. «A dispetto del titolo – afferma l’attore genovese – non si tratta di uno spettacolo per celebrare il mio addio dalle scene». Infatti Serata d’addio è composto da tre monologhi molto poco “villaggiani” e, come lo stesso protagonista sottolinea, «per nulla autobiografici». L'addio, semmai, è quello amaro del Teatro Filodrammatici che a marzo 2008 chiuderà i battenti.

Il primo atto dello spettacolo è lo sfogo di un ex tossicodipendente che, in età avanzata, si sente in grado di poter dare consigli su come poter ‘facilmente’ risolvere ogni tipo di dipendenza. Nel secondo a parlare è un attore giunto all’ultimo passo della propria carriera e apparentemente pronto a godersi il meritato riposo una volta chiusosi il sipario. Nell’atto conclusivo il protagonista è un malato terminale che attraversa le ultimi fasi della malattia, con i tipici stati d’animo di chi sa di dover morire. Villaggio confessa di avere molte aspettative per questo ciclo di spettacoli a Milano dove «solitamente il pubblico è molto ricettivo e preparato». Anche la particolare conformazione del Teatro Filodrammatici ed i suoi 205 posti rendono Villaggio fiducioso grazie alla possibilità «di creare un rapporto stretto e complice con il pubblico, come ai tempi degli esordi al Derby». Allo stesso tempo, però, Villaggio non nasconde lo sconforto per la crisi economica in cui versa il teatro italiano: «Serata d’addio è un progetto rischioso: un solo attore, una sedia e temi scomodi. Ma per allestire spettacoli più complessi servono fondi che oggi non ci sono». La fede nel teatro, comunque, è dura a morire, anche perché Villaggio non ha smesso di sognare, quantomeno per se stesso: «Magari potessi portare in scena il Malato Immaginario di Molière o il Falstaff di Shakespeare…».

[stefano carnevali]
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CASE POPOLARI

Aler, aumenti in arrivo da aprile

«Sta per essere applicata una legge ingiusta, fatta solo per aumentare i bilanci delle Aler, e mettere le mani nelle tasche degli inquilini». Così Leo Spinelli del Sicet (Sindacato inquilini casa e territorio) sintetizza le ragioni dell’istituzione del presidio del 20 febbraio di fronte alla sede milanese dell’Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale). Sicet e Unione Inquilini hanno deciso di opporsi con forza all’aumento dell’affitto delle case popolari di Milano, previsto per il primo aprile prossimo. In particolare, secondo Spinelli, «saranno colpiti gli inquilini con i redditi più bassi e gli alloggi più degradati, senza nemmeno garantire un servizio migliore e minori spese». La nuova legge regionale, ufficialmente in vigore dal primo gennaio 2008, era stata finora applicata solo agli assegnatari della prima fascia di reddito, cioè a chi pagava il canone di affitto minimo, inferiore a 20 euro mensili. Dal secondo trimestre di quest’anno, però, l’Aler di Milano la applicherà, con effetto retroattivo, a tutti i suoi 60mila inquilini.

«La Regione ha operato la valutazione d’impatto della nuova legge basandosi su dati vecchi, risalenti addirittura al 2003 – spiega Bruno Cattoli, di Unione Inquilini –. Quindi non si sa quali possano essere i reali effetti socio-economici sulle singole famiglie, anche perché tutti i parametri sono stati modificati. Per quanto riguarda la valutazione dello stato degli alloggi è stata ridotta l’incidenza della vetustà, mentre in ambito di reddito familiare è stato introdotto il modulo Isee, che tiene conto anche di voci prima non conteggiate, come le pensioni di invalidità». Concretamente, l’Aler di Milano prevede un incremento del 70% del gettito dei canoni di affitto. Per gli occupanti delle case popolari si tratterebbe del quarto aumento dal 1998 e, almeno secondo i sindacati, non esiste alcuna garanzia di miglioramento del servizio. «Anzi, paradossalmente le persone sole e quelle che occupano gli alloggi più vecchi finiscono per pagare più delle altre – ribadisce Spinelli –. Stiamo parlando di persone che percepiscono le pensioni minime di sussistenza: hanno un reddito di circa 450 euro al mese e si ritrovano a spenderne 150 per abitazioni di 35 metri quadrati». L’istituzione del presidio in viale Romagna è una prima reazione dei sindacati degli inquilini milanesi, in vista di una manifestazione più ampia, che coinvolgerà tutta la regione. Le richieste sono precise, ma di non semplice attuazione: sospensione immediata dell’aumento degli affitti, riforma del canone sociale che non penalizzi i disoccupati e i pensionati e tuteli il risparmio delle famiglie, finanziamenti adeguati per la manutenzione e la riqualificazione dei quartieri popolari. Il tutto, possibilmente, senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini.

[lucia landoni]
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TEATRO SOCIALE

Vanno in scena i rifiuti

Esordio milanese alla Fabbrica del vapore per Asso di monnezza di Ulderico Pesce. Lo spettacolo è un’allegoria pericolosamente realistica dell’emergenza rifiuti, ben più ampia di quella campana. Nell’eterno gioco delle tre carte non è più l’asso di denari quello che fa vincere e che va ritrovato nei movimenti fluidi del mazzaro. Il botto lo fa l’asso di monnezza, perché è nella gestione dei rifiuti che s’intrecciano interessi spesso illeciti con problematiche di salute pubblica e scelte di politica economica.

Una famiglia divisa in due: da una parte la madre Marietta e i due figli Antonio e Vincenzo impegnati nella raccolta differenziata e nella tutela dell’ambiente, dall’altra il padre Nicola che, insieme al terzo figlio Christian, fa affari con la malavita legata al business della spazzatura. Un business che non riguarda solo lo smaltimento dei rifiuti urbani, oggi di grande attualità, ma soprattutto di quelli industriali. Scorie spesso velenose e dunque più redditizie per le organizzazioni criminali che hanno tutto l’interesse a mantenere il tutto sotto silenzio. La semplificazione bene/male funziona e fa riflettere il pubblico sul tema, sentito e documentato da Ulderico Pesce, oltre che con innegabile passione, soprattutto con dati, nomi, fatti e numeri. Siamo in un territorio incerto dove il teatro diventa un tramite per trasmettere istanze e contenuti. Di teatrale nel senso classico del termine resta davvero poco. Niente scenografie, poca musica e uso ridottissimo delle luci.
Quello che interessa all’autore-attore è svelare gli intrighi e i retroscena di questi traffici non per alimentare sterili polemiche, ma per metterne in luce le conseguenze tangibili e preoccupanti sulla vita e la salute delle persone coinvolte: tutti.

L'intervista

Ulderico Pesce e il teatro: un’esigenza, più che una passione, che arriva da lontano, da un nonno arrotino. «Si sedeva fuori dalle macellerie che lo pagavano in natura e raccontava storie. - ricorda Pesce – parlava di lotte operaie, di braccianti che occupavano i campi, di rivolte antifasciste. Storie ma anche poesie e canzoni che intonava con la sua voce forte e profonda. Ero affascinato: in lui vedevo un Gassmann sulla scena, non mio nonno in una strada qualunque del sud Italia. Poi le cose cambiarono e, alla fine degli anni ’50 non ci fu più bisogno di arrotini. Mio nonno cominciò a lavorare alla manutenzione delle strade, ma dopo tre giorni fu cacciato. Perché era socialista.»

Tutto inizia in famiglia…
« …e continua a scuola. Mio padre era sindacalista e andava tutti i giorni alla camera del lavoro che si stava in un paese vicino. Nei paraggi c’era un liceo classico che io ho frequentato per pura comodità. Lì mi sono innamorato della letteratura greca e del teatro antico, che è la prima forma di teatro civile, in cui molte spazio è dato alle questioni politiche. Cosa sono l’Edipo re di Sofocle o I Persiani di Eschilo se non indagini sulla tirannia, su come si governa, sull’oppressione di un popolo sull’altro? Dopo il liceo ho conosciuto Marisa Fabbri e Giorgio Albertazzi con cui ho cominciato a recitare. Poi ho lavorato con Carmelo bene, Luca Ronconi, Gabriele Lavia e altri»

Collaborazioni molto importanti e diverse tra loro
«Sicuramente. Da questi incontri ho ricevuto tanti insegnamenti tecnici; ma la vera folgorazione l’ho avuta nel 1990 quando ho conosciuto il regista russo Anatoli Vassilev, con cui ho viaggiato per tre anni in un tour internazionale. Insieme ad attori di vari Paesi abbiamo portato in giro testi di Platone, Pirandello e Dostoevskij recitando ognuno nella propria lingua. Un’esperienza che mi ha fatto capire veramente qual era il tipo di spettacolo che avrei voluto portare il giro: il teatro organico»

Che significa “teatro organico”?
«Significa che non si può recitare prescindendo dal contenuto dell’opera. In Italia il teatro per buona parte è finto, artificioso, per non dire morto, imbrigliato com’è nel labirinto dei finanziamenti. Dopo l’esperienza con Vassilev mi sono messo alla ricerca di testi che mi appartenessero e non ne ho trovati. E allora mi sono messo a raccontare le storie di mio nonno e ho scritto Contadini del sud. Poi ho voluto dare voce agli operai della Fiat e ai lavoratori clandestini. Adesso mi sto occupando di amianto»

Non c’è teatro senza denuncia sociale, quindi
«Senza denuncia, impegno e memoria»

Ti senti più un uomo di teatro o un sollevatore di questioni scottanti?
«Non so cosa mi sento, so solo che mi sento bene se faccio quello che mi piace»

Cosa ti piace del teatro?
«Le compagnie sperimentali, che fortunatamente esistono e funzionano; il teatro alternativo che accoglie chi come me, facendo teatro civile, viene considerato un figlio spurio del settore. Tutto quanto è ricerca e voce della gente»

Cos’è che invece non ti piace?
«la programmazione degli stabili, che nella maggior parte dei casi è un marchingegno fallimentare e costoso. Non mi piace l’artificiosità propria di un certo tipo di teatro, né la sovranità degli effetti scenici a sminuire l’importanza della parola»

I tuoi lavori sono documentati con precisione. Come lavori in fase do ricerca e raccolta di informazione?
«Non sono da solo, coordino un gruppo che mi aiuta nella ricerca di storie. Vado in giro, ascolto molte persone. Ovviamente le mie fonti sono spesso non convenzionali: ho a che fare con magistrati, giornalisti free lance, a volte anche con delinquenti. Ricevo segnalazioni nei teatri, a fine spettacolo e sul mio sito. In Asso di monnezza ad esempio i personaggi e le storie sono reali, mentre è di fantasia il legame di parentela che li unisce»

Anche Roberto Saviano si è occupato di rifiuti. Che ne pensi del fenomeno Gomorra?
«Saviano, come anche Travaglio, Rizzo e Stella svolgono un compito importante e hanno contribuito a rivoluzionare il mondo della letteratura innestandoci il seme dell’inchiesta»

Asso di monnezza è un tema che ti ha suggerito l’attualità più recente.
«Non proprio. In realtà il testo risale al 2005 e purtroppo il problema dei rifiuti non è destinato a terminare con quest’emergenza. Le questioni in gioco sono tante e toccano temi come la salute di tanti cittadini e l’alimentazione. Per migliorare la situazione occorre agire su diversi fronti»

Quali?
«Innanzitutto su quello della raccolta differenziata: l’umido, ad esempio, costituisce il 35-40% dell’immondizia prodotta ed è fondamentale che venga isolato perché bagna il resto dei rifiuti impedendo il riciclo degli altri materiali. E’ poi necessario che il reato contro l’ambiente non sia giudicato in un tribunale civile, ma venga considerato un reato penale, come già accade in molti altri Paesi, in modo da poter punire i responsabili con l’arresto. Sono i giudici stessi che denunciano la mancanza di strumenti per agire su questi reati»

Bisogna quindi ripensare il nostro rapporto con la materia?
«Sicuramente. Non solo occorre differenziare per riciclare, ma anche impegnarsi a produrre meno rifiuti. Diminuire il consumo dei beni usa-e-getta, razionalizzare la produzione e l’uso di delle confezioni, come i sacchetti di plastica, sono comportamenti basilari per un paese che ospita una percentuale altissima dei beni culturali di tutto il mondo. Cultura e ambiente devono essere le nostre prerogative. E lo saranno».


[cecilia lulli - emidia melideo]
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ANTEPRIMA

Anteprima: è Caos calmo con Moretti e Ferrari

Preceduto e “trainato” dalle recenti polemiche sulla scena di sesso tra Nanni Moretti e Isabella Ferrari, sta per sbarcare nelle sale cinematografiche Caos calmo, l’ultimo film di Antonello Grimaldi, tratto dall’omonimo bestseller di Sandro Veronesi. La trama è estremamente semplice: il protagonista, Pietro Paladini (Moretti), perde all’improvviso la moglie Lara, che muore in un giorno d’estate, mentre lui è assente perché impegnato a salvare la vita di un’altra donna, Eleonora Simoncini (Isabella Ferrari). Apparentemente incapace di soffrire per la tragedia che ha sconvolto la sua vita e quella della figlia Claudia, di soli dieci anni, l’uomo si trincera dietro una calma incomprensibile per chiunque lo circondi.

Mentre tutti si sforzano di trovare le parole adatte per consolarlo e convincerlo a reagire, dal fratello Carlo (interpretato da Alessandro Gassman) alla cognata Marta (una brava Valeria Golino), Pietro passa le giornate su una panchina di fronte alla scuola di Claudia. Teme che, non vedendolo soffrire, la bambina non riesca a provare dolore per la scomparsa della madre.
«La sfida che ho raccolto con questo film è quella di restare insieme al protagonista per la maggior parte del tempo nello stesso luogo e provare a non trasmettere mai la sensazione di staticità – spiega Grimaldi –. Dal romanzo di Veronesi ho tratto questa suggestione: Pietro rimane davanti alla scuola non soltanto per sorvegliare la reazione della figlia, ma soprattutto per vigilare sul racconto della propria vita, per tenerlo saldo tra le mani». Sulla sua panchina, il protagonista osserva il mondo che gira intorno a lui e vive di riflesso la vita degli altri personaggi. Tutti, infatti, con la scusa di stargli vicino in un momento così doloroso, finiscono per confidargli i problemi quotidiani e per cercare in lui un consiglio. «Pietro rappresenta lo spaesamento dell’uomo “moderno” davanti all’impossibilità di elaborare un lutto, senza poter confidare né in una tradizione religiosa, né in una laica – continua Grimaldi –. Ogni scena ruota intorno a lui, sia in senso figurato sia in senso fisico». Proprio questo è, nello stesso tempo, il senso centrale della pellicola e il suo punto di debolezza: tutta la storia è raccontata esclusivamente dal punto di vista di Pietro e quindi il film, nonostante l’ottima interpretazione di Nanni Moretti, risulta lento. La vicenda si sviluppa con fatica e l’ormai famosa scena hard (4 minuti sui 112 totali) arriva d’improvviso, senza contestualizzazione, cogliendo di sorpresa lo spettatore. Solo nelle ultime sequenze Pietro inizia a riaprirsi alla vita, risvegliandosi da un lungo torpore. Come dire: dopo la difficile esperienza del caos calmo, nel cuore di tutti può tornare il sereno.

[lucia landoni]
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GIORNALISMO SPORTIVO

Gianni Brera, quando il calcio era letteratura

Quante volte davanti a polemiche, violenze e scandali ce lo siamo chiesti: chissà cosa avrebbe scritto Gianni Brera! Il presidente dell’Inter, Massimo Moratti, a margine del premio dedicato al compianto giornalista, davanti al quesito non ha dubbi: «Conoscendolo, penso che davanti a casi come quello di Calciopoli non avrebbe perso troppo tempo. Da grande sportivo qual’era avrebbe liquidato la vicenda con poche righe cariche di disprezzo». Purtroppo non lo sapremo mai con certezza.

Gianni Brera ci ha lasciato e, ad oltre dieci anni dalla sua scomparsa il vuoto umano e professionale che ha lasciato è intatto. El Gioânn è stato infatti senza ombra di dubbio il cronista che più di ogni altro ha innovato il linguaggio del giornalismo sportivo, innalzandolo a vera e propria letteratura.
Ovvio che Milano, sua città adottiva, continui a tributargli onori e riconoscimenti. Uno degli appuntamenti più sentiti in tal senso è sicuramente il premio Gianni Brera - sportivo dell’anno organizzato dal circolo culturale I Navigli in collaborazione con la provincia di Milano. Il riconoscimento, giunto alla settima edizione quest’anno per la prima volta è stato assegnato non a un singolo individuo ma a due società, l’Inter e il Milan, trionfatrici, in Italia, in Europa e nel mondo.
Per l’occasione il presidente Massimo Moratti non è voluto mancare e ha ricordato di essere «onorato di veder assegnato all’Inter questo premio, mi ha commosso perché arriva proprio dalla famiglia Brera». Anche il Milan ha riconosciuto l’alto valore dell’iniziativa e il presidente Silvio Berlusconi nonostante gli impegni politici ha volto comunque essere presente con un messaggio: «Al cantore del calcio italiano devo un appellativo, quello di Capitano, che mi inorgoglisce».
La serata, condotta da Mino Taveri, è stata occasione anche per assegnare premi speciali ad altri grandi protagonisti dello sport come Andrea Anastasi e Stefano Barbolini per la pallavolo, Andrea Fabris per il pattinaggio velocità mentre due menzioni giornalistiche sono state assegnate a Lea Pericoli e a Maria Rosa Bricchi per i libri C’era una volta il tennis e Il gioco più bello del mondo. Un premio è stato inoltre assegnato anche a due protagonisti davvero speciali: Stefano Codega, plurimedagliato agli Special Olympics Games di Pechino e Filippo Preziosi, tetraplegico ma capace di progettare la Ducati di Casey Stoner, campione del mondo dell’ultima edizione della classe MotoGp. La dimostrazione degli altissimi valori dello sport e la rivincita dei cosiddetti “disabili”. Non ha mancato di ricordarlo l’ex direttore della Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò, che ha rilanciato con forza il suo appello in favore di Oscar Pistorius, l’atleta sudafricano che sta combattendo per poter correre coi normodotati, la mattina in visita alla rosea: «La sua dovrebbe essere una storia di vita, un modello da seguire come quello di Preziosi e Codega. Chi vieta a Pistorius di gareggiare non è uno sportivo, non è un uomo: è una nullità!»

[luca aprea]
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