Venezuela, gioie e dolori per gli imprenditori italiani. Grazie alla numerosa comunità italiana, il Paese è da tempo una delle mete più ambite per le nostre esportazioni. Gli scambi tra l'Italia e lo stato sudamericano ammontano, infatti, a 643 milioni di euro nel periodo gennaio-ottobre 2007. Le esportazioni riguardano soprattutto la meccanica, la chimica gli autoveicoli, le macchine utensili e i prodotti farmaceutici. Il nostro Paese importa invece in prevalenza petrolio e derivati, oltre a prodotti della siderurgia e carbon fossile. Dal Venezuela invece entrano nei processi di produzione delle ditte italiane cuoio grezzo e pesce conservato.
Dalla salita al potere di Hugo Chavez nel 1998, le imprese italiane arrancano. La politica nazionalista del leader venezuelano ha creato negli ultimi anni una situazione di incertezza per gli investimenti esteri. I primi attriti si sono avuti lo scorso anno con l’Eni a causa della nazionalizzazione delle imprese petrolifere. Come nel caso dell’americana Exxon, il governo ha riconosciuto indennizzi considerati decisamente insufficienti dalle aziende colpite dagli espropri. La situazione si è risolta lo scorso 15 febbraio con l’accordo su una cifra adeguata rispetto al valore reale giacimento espropriato.
È di pochi giorni fa la notizia che Chavez stia pensando anche alla nazionalizzazione del latte. Le aziende statali venezuelane stanno affrontando delle difficoltà dovute alla scarsa produzione interna: per questo il presidente ha dichiarato che, nel caso si scoprissero indebite pressioni delle imprese straniere nell’acquisto della materia prima, il governo esproprierà le fabbriche della Parmalat e della svizzera Nestlè.
Sono, però, molti i settori nei quali ditte italiane hanno interessi rilevanti, soprattutto nella capitale Caracas e a Maracaibo. Il settore di maggiore penetrazione è quello delle infrastrutture. Alcune ditte italiane hanno vinto appalti importanti. Il più grande riguarda la costruzione del sistema integrale di collegamento ferroviario: Impregilo, Ghella e Astaldi si sono aggiudicate una gara da 9 miliardi di dollari per la messa in opera di 70 km di ferrovie sui 230 del progetto della rete ferroviaria “Ezequiel Zamora” da Caracas a Porto Cabello.
Oltre al settore alimentare e petrolchimico, dove è presente oltre l’Eni anche la Snamprogetti, la presenza italiana è forte nel settore dei trasporti. Nell’ambito dei veicoli industriali l’Iveco ha uno stabilimento di assemblaggio e la Pirelli è presente nel Paese dal 1990. La Fiat invece non ha più impianti produttivi, trasferiti in Brasile, ma punta in breve tempo a raggiungere una quota di mercato del 10%. Infine Selex, un’industria bellica che fornisce apparati per navi alla Marina militare nazionale e radar per il settore civile.
Pirelli: quale futuro in Venezuela?
[francesco perugini]





