CASE POPOLARI

Aler, aumenti in arrivo da aprile

«Sta per essere applicata una legge ingiusta, fatta solo per aumentare i bilanci delle Aler, e mettere le mani nelle tasche degli inquilini». Così Leo Spinelli del Sicet (Sindacato inquilini casa e territorio) sintetizza le ragioni dell’istituzione del presidio del 20 febbraio di fronte alla sede milanese dell’Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale). Sicet e Unione Inquilini hanno deciso di opporsi con forza all’aumento dell’affitto delle case popolari di Milano, previsto per il primo aprile prossimo. In particolare, secondo Spinelli, «saranno colpiti gli inquilini con i redditi più bassi e gli alloggi più degradati, senza nemmeno garantire un servizio migliore e minori spese». La nuova legge regionale, ufficialmente in vigore dal primo gennaio 2008, era stata finora applicata solo agli assegnatari della prima fascia di reddito, cioè a chi pagava il canone di affitto minimo, inferiore a 20 euro mensili. Dal secondo trimestre di quest’anno, però, l’Aler di Milano la applicherà, con effetto retroattivo, a tutti i suoi 60mila inquilini.

«La Regione ha operato la valutazione d’impatto della nuova legge basandosi su dati vecchi, risalenti addirittura al 2003 – spiega Bruno Cattoli, di Unione Inquilini –. Quindi non si sa quali possano essere i reali effetti socio-economici sulle singole famiglie, anche perché tutti i parametri sono stati modificati. Per quanto riguarda la valutazione dello stato degli alloggi è stata ridotta l’incidenza della vetustà, mentre in ambito di reddito familiare è stato introdotto il modulo Isee, che tiene conto anche di voci prima non conteggiate, come le pensioni di invalidità». Concretamente, l’Aler di Milano prevede un incremento del 70% del gettito dei canoni di affitto. Per gli occupanti delle case popolari si tratterebbe del quarto aumento dal 1998 e, almeno secondo i sindacati, non esiste alcuna garanzia di miglioramento del servizio. «Anzi, paradossalmente le persone sole e quelle che occupano gli alloggi più vecchi finiscono per pagare più delle altre – ribadisce Spinelli –. Stiamo parlando di persone che percepiscono le pensioni minime di sussistenza: hanno un reddito di circa 450 euro al mese e si ritrovano a spenderne 150 per abitazioni di 35 metri quadrati». L’istituzione del presidio in viale Romagna è una prima reazione dei sindacati degli inquilini milanesi, in vista di una manifestazione più ampia, che coinvolgerà tutta la regione. Le richieste sono precise, ma di non semplice attuazione: sospensione immediata dell’aumento degli affitti, riforma del canone sociale che non penalizzi i disoccupati e i pensionati e tuteli il risparmio delle famiglie, finanziamenti adeguati per la manutenzione e la riqualificazione dei quartieri popolari. Il tutto, possibilmente, senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini.

[lucia landoni]

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