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Aste tra novità e tradizione

Aste on line e aste classiche. Due volti, quello tradizionale e quello telematico, di una realtà che muove un giro d’affari milionario e che tra alti e bassi continua a riscuotere grande interesse. Le grandi case d’aste tentano di sfruttare le nuove tecnologie, mentre i net-surfer ricorrono alla vecchia arma dello sciopero. Il futuro renderà più netto o labile il confine tra il mouse e il martelletto?


Ebay, al debutto lo sciopero telematico

Una settimana di sciopero. Così buona parte dei venditori che operano su eBay hanno reagito ad una serie di novità introdotte sul sito di aste online. Non uno sciopero qualsiasi, visto che stiamo parlando della più grande comunità al mondo di compravendita in rete senza intermediari. In più, i suoi promotori sono i cosiddetti “power seller”, quelli per cui la vendita via internet è un vero e proprio business. Solo in Italia, dove gli utenti registrati sono 5 milioni, quasi 10mila persone avrebbero in eBay la loro unica fonte di reddito. Qualche tempo fa il sito ha cambiato le carte in tavola: vendere costa un po’ di più, i pagamenti via PayPal sono in alcuni casi più lenti e, soprattutto, i venditori non possono più lasciare giudizi negativi sugli acquirenti. È stata quest’ultima innovazione, pensata tra l’altro per aumentare la sicurezza degli scambi, a scatenare le proteste. I venditori sono furiosi, non si sentono tutelati. In effetti eBay ha base reputazionale: ognuno ha un proprio curriculum formato dai giudizi delle controparti. Un sistema che, fino ad oggi, ha permesso di capire subito l’affidabilità di venditori e acquirenti e che ha contribuito alla fortuna del sito. Anche se lo sciopero in corso sta avendo effetti minimi al di fuori degli Stati Uniti, ha generato alcuni fenomeni interessanti. Innanzitutto una riflessione sulla portata planetaria del fenomeno, così ampia che in sede di mediazione non è stato possibile trovare un ministro da coinvolgere nelle trattative. In aggiunta sono nati alcuni siti, come Power sellers unite, tramite i quali i venditori si organizzano per spostarsi su siti di commercio elettronico alternativi. In Italia è da segnalare il caso di Ebayabuse.it, un portale dedicato interamente a smascherare le truffe nelle aste online e recentemente oscurato dal server Aruba. Il webmaster napoletano Rosario Terrazzano si è affrettato a far sapere che il sito avrebbe continuato la sua vita in rete su un altro indirizzo, www.terrazzano.net, in attesa della conclusione della battaglia legale con Aruba. Peccato che nel giro di poche ore questa pagina abbia seguito la sorte di quella precedente, infuocando ulteriormente gli animi.


I colossi pigliati nella rete

Mentre si agita il mondo delle aste online, Christie’s e Sotheby’s , i due colossi storici di banditori e martelletti, mettono a punto strategie diverse per entrare (o uscire) dalla rete. L’americana Sotheby’s ci ha provato due volte: è del giugno del 1999 l’accordo con Amazon, fallito nel novembre dello stesso anno. Il secondo tentativo risale al gennaio del 2002, ma non è durato che pochi mesi. Quella volta il partner era eBay, oggi protagonista del primo sciopero in rete. Due fallimenti che hanno spinto Sotheby’s a esplorare nuovi mercati, non avendo avuto fortuna con altri canali di vendita: Mosca e Pechino ospitano sales room rompendo la monotonia delle storiche esposizioni newyorkesi e parigine; c’è poi un nuovo impulso per l’arte asiatica nei suoi prodotti, dall’India alla Cina alla Russia contemporanea. Da Londra Christie’s ha lanciato lo scorso ottobre una strategia diversa in totale autonomia rispetto ai portali di compravendita già esistenti: a differenza di eBay promette di autenticare ogni singolo pezzo, o di rimborsare l’importo. La maggiore casa d’asta europea ha reso pubblici i dati sui profitti derivanti dal settore online: quasi 30 milioni di sterline su due miliardi di ricavi totali da vendite negli ultimi dodici mesi. Piace il fatto che un’asta globale permetta di stabilire i prezzi dei lotti di lusso, ma soprattutto piace l’anonimato che la modalità online consente di mantenere. L’offerta più alta fatta con questo sistema è stata di 1,3 milioni di sterline. Questi gli ultimi sviluppi in un mercato in crescita anche in Italia dove, in momenti di incertezza e a rischio recessione come questo, l’investimento in arte torna a rappresentare un bene rifugio. Una tendenza che trova conferma anche dall’istituto Nomisma che stima le dimensioni del mercato dell’arte ( cresciuto del 5,5%) intorno al miliardo di euro e che vede il nostro Paese al quarto posto dopo Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.


[cecilia lulli - emidia melideo]

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