TERRORISMO

In Irlanda del Nord torna la paura

Che cosa sta succedendo in Irlanda del Nord? Siamo davvero di fronte a una nuova alba del terrore? Abbiamo cercato di capirlo insieme a Silvia Calamati, scrittrice e giornalista esperta di questione irlandese, autrice di volumi quali Irlanda del Nord. Una colonia in Europa, Qui Belfast. 20 anni di cronache dall’Irlanda di Bobby Sands e Pat Finucane e vincitrice del premio internazionale Tom cox award.

Due attentati omicidi nel giro di tre giorni, che hanno provocato la morte di due militari britannici e di un agente di polizia. Gli agguati sono stati rivendicati rispettivamente dalla Real Ira e dalla Continuity Ira, due frange estremiste del movimento indipendentista Irish Republican Army, che non hanno mai accettato gli accordi di pace del 1998 e la deposizione delle armi siglata nel 2005. È bastato questo per far circolare la paura di una nuova stagione terroristica, ma per Silvia Calamati non è così: «Non si può sostenere che inizierà una nuova guerra, perché gli attentatori appartengono a gruppi molto piccoli, che non hanno né l’appoggio della maggioranza della popolazione né una capacità militare adeguata». In effetti i militanti sono poche centinaia, ma non sono mancate manifestazioni popolari in favore delle uccisioni.

Per il primo ministro britannico Gordon Brown «questi assassini stanno cercando di distruggere un processo di pace che ha portato benefici e progresso», ma non avranno vita facile perché «la Gran Bretagna si opporrà strenuamente». Nonostante l’invito alla calma, lanciato dalle istituzioni, il pensiero corre al recente passato di sangue. Da 30 anni a questa parte, sono state più di 3.600 le vittime provocate dagli scontri tra nazionalisti e unionisti. L’ultimo grande episodio di violenza si è verificato il 15 agosto 1998, quando gli indipendentisti della Real Ira eseguirono un attentato ad Omagh, uccidendo 29 persone. Da allora, la violenza pareva aver ceduto il posto a una trattativa di pace condotta dal Sinn Fein, il più grande partito repubblicano irlandese. «Chiariamo bene una cosa - precisa Silvia Calamati – . Quella che c’è stata in Irlanda del Nord negli ultimi decenni, non era una guerra civile o di religione. Il cambiamento portato dagli accordi di pace è il tentativo di cancellare una memoria storica».

Per il giornalista Sandro Viola, l’interruzione degli scontri è stata favorita «dalla crescita dell’economia, dalla fine della miseria nei ghetti cattolici e nei villaggi agricoli». Ora, però, «l’Irlanda del Nord è un paese vicino alla bancarotta». Non sorprende, quindi, il ritorno della violenza. Silvia Calamati, invece, mette in evidenza come questi nuovi omicidi siano giunti «poche ore dopo l’invio, sul territorio irlandese, di nuovi militari britannici appartenenti alle forze segrete» Insomma, continua Calamati, «il nemico da combattere è ancora l’esercito inglese, visto come un occupante. Questa nuova violenza s’inserisce come un ulteriore tassello in quel processo di pace presentato come un obiettivo parzialmente raggiunto, ma che in realtà non è mai decollato».

È importante sapere che, in Irlanda del Nord, le condizioni della popolazione sono pessime: «Questo – sottolinea Silvia Calamati – è uno dei paesi con la più alta violazione dei diritti umani. La polizia è dotata di poteri eccezionali, che le consentono di fermare e prelevare chiunque in qualsiasi momento. Dire che in Irlanda del Nord c’è la pace, significa mentire. Per questo non mi sono stupita di questi nuovi attacchi».

Anche se senza futuro, gli ultimi omicidi hanno raggiunto un obiettivo: quello di far confluire in Irlanda del Nord una grande quantità di denaro. La giornalista Calamati spiega: «Sono arrivati parecchi soldi dall’Ue, nel tentativo di riportare quella calma apparente che si respirava fino a pochi giorni fa. Questo permetterà di aumentare le misure di sicurezza e di controllo della popolazione, del tutto inutili».

Insomma, le azioni della Real Ira e della Continuity Ira si stanno rivelando un vero e proprio boomerang. Come osserva ancora Silvia Calamati: «Questi omicidi, invece di velocizzare il processo verso la pace e l’autonomia dell’Irlanda del Nord, sono un’ulteriore ostacolo al reale cambiamento che tutti i repubblicani si auspicano».


[daniela maggi]

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