SERVIZI AL CITTADINO

Brunetta-Moratti: ed è subito intesa

L’innovazione dei processi per i servizi al cittadino del Comune di Milano passa attraverso il protocollo d’intesa firmato dal sindaco Letizia Moratti e dal ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Il piano siglato prevede 80 interventi raccolti intorno a quattro ambiti di intervento per avvicinare la pubblica amministrazione ai cittadini dei grandi comuni d’Italia. In altre parole, la sinergia tra Moratti e Brunetta si traduce in due progetti centrati su temi informativi e sul tema emoticon, tanto caro al ministro.

Fondamentale è il progetto Linea amica che si articola con uno sportello reclami, attivo dal febbraio 2007 e l’infoline 020202, implementata nel luglio 2007 e ampliata con funzionalità multicanale. Ma la vera rivoluzione nei servizi comunali sarà l’attivazione del sistema di customer satisfaction basato sul linguaggio grafico delle emoticon, una chicca molto cara al ministro Brunetta. «Lanceremo il sistema emoticon entro la fine del mese mediante un sistema di apposite postazioni collocate fuori dagli sportelli comunali – ha spiegato Brunetta –. I cittadini così segnaleranno il gradimento del servizio comunale, selezionando la “faccina” che meglio ricalca lo stato del servizio ricevuto. Il sindaco Moratti avrà un monitor su cui compariranno i giudizi dei milanesi e così potrà intervenire laddove ci sarà bisogno di migliorare il servizio». Faccette allegre, neutrali o con il broncio: così i milanesi giudicheranno la qualità degli sportelli comunali. Ma il vulcanico Brunetta si spinge oltre: «Il progetto è estendibile anche ad altri comuni italiani, ma chi non vorrà installare gli apparecchi probabilmente avrà da nascondere qualcosa».

A margine della presentazione delle politiche dell’e-government l’attenzione si è però spostata sul tema delle pensioni. Un argomento che Brunetta ha affrontato con qualche riserva. Punzecchiato dai giornalisti, il ministro ha spiegato: «L’alta corte europea condanna l’Italia per l’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego: questa è la notizia. Cosa dovremmo fare? Scegliere se alzare l’età delle donne a 65 anni o abbassare quella degli uomini? L’unica certezza è che Bruxelles addita l’Italia e il Governo sta affrontando una fase di riflessione per decidere sul da farsi. Deve essere chiaro (riferito al leader della Cisl, Raffaele Bonanni ndr) che in Italia l’elettorato che ha dato il mandato a questo governo è per la maggior parte composto da donne. Con l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni, deriverebbe una compensazione del ciclo di vita attivo, permettendo che il denaro risparmiato possa essere riutilizzato per welfare famigliare. Non credo che ci si siano donne che dicano di no». Che il mercato del lavoro sia allo stallo in seguito alla crisi economica è chiaro, ma è oscuro come mai in Italia sia così problematico potersi allineare con tutti gli standard europei. Cosa ci resta da fare? «Forse, per assumere i ventenni immediatamente, dovremmo mandare tutti in pensione a 50 anni? Ce lo dica lei, signor Ministro».

Ma non è tutto. La vetrina milanese ha permesso al ministro Renato Brunetta di lanciare anche il piano di monitoraggio sul precariato e i lavoratori atipici nella pubblica amministrazione: «Occorre rendersi conto della situazione e cercare percorsi di regolarizzazione – spiega il ministro –. Non trovo comunque giusto che nel privato il lavoro a termine sia una realtà, mentre nel pubblico assolutamente no. Colpevole è quell’amministrazione che mantiene il precariato dei propri dipendenti; ma, attenzione, perché la pubblica amministrazione è vissuta come quel luogo dove vi si entra per cercare di stabilizzarsi per sempre. Questo è inaccettabile». Detto in altro modo, occorre aprire gli occhi davanti a chi, chiodi e martello alla mano, si è attaccato alla sedia. Altro che flessibilità e agilità del mercato del lavoro: qui ci vorrebbe un falegname.


[francesco cremonesi]

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