POLITICA

Silvio «Hussein» e l'ira di Tonino

«Dobbiamo far fronte comune per contrastare il Saddam Hussein di casa nostra. Questo Governo toglie ai poveri per dare ai ricchi e acuisce l’illegalità invece di incentivare il rispetto delle regole». Nel giorno in cui Il Giornale riporta in prima pagina la notizia della sospensione dall’Ordine degli avvocati di Antonio Di Pietro, definendolo «sleale, scorretto e infedele», l’ex pm di Mani Pulite entra a piè pari sulle gambe del Premier e del suo Governo. «Al quotidiano diretto da Giordano risponderò direttamente in Tribunale - ha risposto seccamente -. Siamo qui per tracciare la strategia dell’Idv in vista delle prossime elezioni amministrative ed europee. La nostra opposizione vuole essere costruttiva. Siamo convinti che in Italia ci siano sprechi di denaro che potrebbe essere ricollocato in altri interventi prioritari. Per questo motivo chiediamo che il referendum abrogativo venga svolto nello stessa tornata elettorale delle europee ed amministrative (6 e 7 giugno, ndr), in modo da risparmiare 400 milioni da destinare alla sicurezza e assumere 5000 uomini nelle forze dell'ordine».

Le sue parole anticipano di qualche ora quelle del leader del Pd Franceschini che a Roma ha incontrato i rappresentanti sindacali delle forze dell'ordine. Di Pietro cela a stento un’irriverenza che viene fuori copiosa quando dice che «il problema dell’Italia non è solo Berlusconi, ma anche i tanti “berluschini” che si sono diffusi a livello locale. Il premier, purtroppo, ci ha abituato a fare l’esatto contrario di ciò che dice. Questo modello di governo deve essere fermato. Danneggia l’economia, vìola i principi democratici e non assicura libertà e sicurezza ai cittadini. L’evasione fiscale, nel 2008, ha raggiunto i 200 miliardi di euro».

Paradossalmente, invece, i rapporti con la Lega sono meno conflittuali. L’Idv non si metterà di traverso nelle scelte che riguarderanno l’utilizzo di fondi per l’Expo, ma ciò che Di Pietro non apprezza «è il doppiopesismo che i dirigenti del Carroccio manifestano tra le regioni del Nord e Roma». «La domenica parlano di sicurezza - ha proseguito -, mentre in settimana si prostrano al Governo trascurando i gravi fatti di Catania e Palermo che rappresentano l’ennesimo sperpero dei risparmi degli italiani. La nostra opposizione, invece, si concretizzerà la prossima settimana con due mozioni. Il Pd proporrà di corrispondere il minimo salariale a chi perde il lavoro, mentre l’Idv rilancerà il contratto di solidarietà. Il nostro obiettivo è quello di ridurre le ore di lavoro per evitare che cresca la disoccupazione».

Il salto dal panorama nazionale a quello locale è breve. Al tavolo con Di Pietro siede il presidente della Provincia Penati, secondo cui «per compiere un’opposizione concreta e finalizzata a migliore servizi fondamentali come sicurezza e infrastrutture, è necessario avere una coalizione compatta e concorde sulle soluzioni da adottare». Perciò Idv e Pd continueranno a viaggiare a braccetto almeno a Milano, considerando che a Roma i rapporti non sembrano essere idilliaci. Penati lo ribadisce a chiare lettere, ricordando i frutti del lavoro già prodotti dalla sinergia con Di Pietro. «Quando era Ministro delle Infrastrutture, in Lombardia furono fatti notevoli passi avanti. Il Cal (Concessioni Autostrade Lombarde, ndr) nacque grazie al suo operato e alla determinazione del territorio. In seguito abbiamo deciso di unire le forze per irrobustire l’alleanza. Contiamo di poter completare lo svincolo Monza-Rho, la Pedemontana e l’ultimo tratto della Tav sulla Treviglio-Brescia. Vogliamo mettere i cittadini della Lombardia nelle condizioni di poter spostarsi con facilità e, nel limite del possibile, senza la macchina».


[fabio di todaro]

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta questo articolo