«Ho chiesto al procuratore federale Palazzi un’audizione perchè mi sono imbattuto in una conversazione telefonica in cui un allora altissimo dirigente federale e Moggi, parlando della giustizia all’interno del mondo dello sport, dicevano che chi non era funzionale al sistema dava fastidio e ho rivisto in questa conversazione quello che è toccato a me». Nella trasmissione condotta da Simona Ventura, ma ancor prima e a tutt’oggi attraverso le pagine del suo blog, Paparesta ha ripercorso la sua vicenda, tutti i procedimenti di cui è stato oggetto e dove è sempre riuscito a dimostrare la sua estraneità. «Mi avevano promesso che sarei tornato in campo in questo campionato, ma a giugno hanno deciso di mandarmi via per motivi tecnici: le motivazioni sono arrivate dal Comitato nazionale dell’Aia e non dal designatore Collina».
Perchè creare un blog? Paparesta ha deciso di sfogare così la sua rabbia repressa. «Perché ci sono tanti amici che manifestano quotidianamente stima e solidarietà, invitandomi a non mollare». Nonostante siano passati quasi tre anni dallo scoppio del “bubbone-Calciopoli”, l’ex arbitro di Bari non si rassegna ad accettare la decisione di «tutti i gradi della giustizia amministrativa che mi hanno dato ragione. Mancava il parere del designatore, che poi è arrivato: non avendo arbitrato per un anno non potevo più arbitrare. Eppure Collina, davanti ad altre persone tra cui lo stesso Gussoni, mi disse quando ci eravamo incontrati che mai e poi mai avrebbe espresso un giudizio tecnicamente negativo sulla mia posizione».
Paparesta torna poi a parlare del famoso Reggina-Juventus del novembre 2004 in cui finì chiuso negli spogliatoi. «In effetti ci furono episodi molto contestati in quella partita. Non avevo visto un rigore evidente a favore della Juve e avevo annullato loro il gol del pareggio all’ultimo secondo per fuorigioco. Si è scatenato così il putiferio, come avviene in tutte le partite: alcuni dirigenti della Juve hanno avuto accesso negli spogliatoi e si sono lamentati in maniera forte e dura nei miei confronti. Ma da qui a dire che sono stato rinchiuso negli spogliatoi, ne corre. Lì ci sono i responsabili delle forze dell’ordine, gli ispettori dell’Ufficio indagini della Federazione, gli ispettori di Lega, possibile che nessuno abbia sentito che l’arbitro era stato rinchiuso negli spogliatoi e che abbiano dovuto buttare giù la porta come raccontava Moggi?».
Eppure il direttore di gara, qualche giorno dopo, telefonò all’allora direttore generale della Juventus. «Avevo visto partire una campagna mediatica abbastanza forte per escludermi dal mondo arbitrale – spiega – e sapevo il potere che aveva quella persona. Io non gli ho mai chiesto scusa, in campo ho sempre mantenuto l’assoluta indipendenza e sfido chiunque a dimostrare il contrario, ma ho cercato di abbassare i toni, sicuramente sbagliando, perchè non volevo vedere la mia carriera compromessa». L’ultimo intervento attraverso le sue pagine on-line, Paparesta lo ha rivolto a Marcello Nicchi, nuovo presidente dell’Aia. «Gli faccio i miei auguri. E’ una persona indipendente, cristallina. Spero che possa aprire a ciò che può portare giovamento alla direzione di gara. Io tornare ad arbitrare? Mi piacerebbe, ma se non mi vogliono non posso farlo».
[fabio di todaro]
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