Le fonti ufficiali egiziane parlano di un congegno esplosivo costruito artigianalmente e piazzato sotto una panchina di pietra mentre alcune testimonianze raccontano che la bomba è stata lanciata dal passeggero di un motorino che sfrecciava a tutta velocità e altri spiegano che l’ordigno sia piovuto da una finestra dell’albergo Hussein, che si affaccia sulla piazza teatro dell’attentato.
La Farnesina esclude che tra i coinvolti ci siano italiani, mentre il presidente transalpino Nicolas Sarkozy ha espresso il suo «profondo dolore» per l’attentato e ha fatto le sue condoglianze alla famiglia della vittima, inviando un messaggio di solidarietà ai feriti e ai loro parenti. Tra le vittime dell’esplosione si contano infatti altri 18 francesi, 3 sauditi ed un tedesco. Gli altri coinvolti sono egiziani che lavorano nelle vicinanze del luogo dell’attentato e tra questi c’è anche un bambino. Condizioni gravi per sei di loro e strage sfiorata, visto che la polizia egiziana ha trovato nei paraggi del luogo della prima esplosione un secondo ordigno, disinnescandolo.
Nella serata di ieri tre persone, due donne dal volto coperto ed un uomo, sono state arrestate dalle autorità perché sospettate di essere coinvolte nell’attentato. L’analogia con altri episodi che hanno colpito l’Egitto in passato fa pensare che il terrorismo sia sempre sensibile ad obiettivi occidentali per colpire collateralmente il governo del Raìs Hosni Mubarak. La sua polizia e la sua lotta ai Fratelli Musulmani, il gruppo politico che da anni lotta per l’emancipazione fondamentalista della terra delle piramidi, evidentemente sono ancora in discussione. Per dedicarsi alle conseguenze dell’esplosione di ieri il Raìs ha annullato tutti gli impegni presi per la giornata di oggi, compreso l’incontro col presidente della Camera Gianfranco Fini.
La motivazione di questo gesto terroristico, opera probabilmente di Al-Tawid wal Jihad, una cellula autonoma di Al Qaeda, potrebbe quindi essere quella di punire l’immobilismo del governo egiziano durante i bombardamenti israeliani avvenuti tra dicembre e gennaio scorsi a Gaza. Durante quei giorni le frontiere d’Egitto non si aprirono mai ai palestinesi che volevano scappare da Gaza e la posizione di Mubarak fu neutrale. Posizione che però ha attirato sul reggente egiziano l’ira del fondamentalismo islamico che lo considera un complice israeliano ed un traditore della causa araba.
[roberto dupplicato]
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