SEGRETI MENEGHINI

Perché Milan l'è un gran Milan

Si dice che i milanesi odino Milano: troppo grigia, troppo spenta, invivibile. Come tante dicerie, anche questa potrebbe non essere vera. Anzi, non lo è. Vere sono invece le storie, le cronache e le curiosità di Milano segreta, il libro scritto a quattro mani da Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti, due giovani giornalisti che dal 2002 e per 6 anni hanno curato la rubrica omonima nella sezione Vivimilano del sito del Corriere della Sera.

Il lavoro, presentato nella libreria Feltrinelli di corso Buenos Aires, è nato dallo sforzo di raccontare una Milano diversa, fatta di mille volti e di molti lati nascosti. In quanti sanno, per esempio, che sul tetto del Pirellone di Giò Ponti c’è una copia in miniatura della Madonnina del Duomo? Oppure che su una colonna del Palazzo della Regione c’è un bassorilievo che rappresenta la scrofa, simbolo di Milano? E ancora: chi sa che Albert Einstein ha passato l’infanzia nel cuore della città meneghina, e che qui ha gettato le basi di molte sue teorie, passeggiando per le vie del centro? Questi sono solo alcuni aneddoti contenuti e spiegati nel libro. Una guida, quindi, che si occupa non di letteratura e architettura in senso tradizionale, ma che racconta una storia nascosta, fatta di piccoli simboli che ancora oggi possiamo trovare nelle chiese e nelle strade.

«Milano ha una storia unica che non vuole sfruttare, perché vive proiettata nel futuro - dice Margheriti -. Per questo ci è sembrato doveroso suggerire una specie di percorso che possa far scoprire anche a chi vive in questa città, curiosità nascoste e interessanti che la rendano ancor più affascinante». Dal pubblico sale una domanda fra tutte: quali sono le fonti a cui gli autori hanno attinto per rivelare storie segrete di luoghi e persone? Belotti e Margheriti raccontano che il lavoro di ricerca si è sviluppato su libri e testi storici, ma determinante è stata la consultazione dei materiali d’archivio del Corriere della Sera. Un esempio: per ricostruire il “caso zanzara”, il giornalino del liceo Parini che fu oggetto di critiche e scandalo negli anni ’60, è stato consultato tutto il dibattimento del processo direttamente dagli atti che erano conservati nell’archivio.

Il pregio del libro è quello di aver fatto emergere in uno stesso luogo quello che sarebbe andato disperso o che sarebbe rimasto notizia solo per pochi; non a caso sembra quasi certo che ci sarà un seguito al volume. Certamente, da oggi, passeggiare per la Galleria Vittorio Emanuele sapendo che Buffalo Bill più di un secolo fa ci camminò dopo essersi esibito all’Arena nel Wild West Story, avrà tutto un altro sapore.


[cinzia petito]

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta questo articolo