Dopo l’acquisizione della Borghi da parte del gruppo Bartolini, i lavoratori sono stati dirottati a Vimercate, comune per il quale era in progetto un piano di reindustrializzazione. «Ma la reindustrializzazione non c’è stata - prosegue amaramente il dipendente -, anche se Vimercate è da sempre un polo industriale d’eccellenza. Al contrario, i lavoratori della Borghi sono stati messi in cassa integrazione, che la ditta non paga nemmeno con regolarità. Tra due mesi il periodo di cassa finirà, e noi non sappiamo più a che santo votarci». Un problema di sopravvivenza per le famiglie, soprattutto per quelle monoreddito, con coniugi separati, o gravate da mutui. Si tira la cinghia e, perfino per venire a protestare a Milano, c’è chi ha dovuto chiedere i soldi in prestito per il biglietto del treno.
Intanto, nelle sale della Regione si apre il dibattito per valutare e approfondire le misure che verranno attuate per far fronte alla crisi economica. Tra fondi regionali, del governo e comunitari, circa 15 milioni verranno impiegati nel settore turistico, un centinaio per l’artigianato, 54 milioni nell’agricoltura, 187 nell’industria, con l’obiettivo di potenziare la competitività, l’innovazione, i nuovi progetti in questi settori. A destare preoccupazione sono soprattutto i contraccolpi della crisi finanziaria sul settore artigianale e sull’area di Malpensa. Per quanto riguarda l’artigianato, l’assessore Domenico Zambetti sottolinea che in Lombardia si trova un quarto delle imprese italiane: 270 mila aziende per 700 mila lavoratori. «Sostenere l’artigianato in Lombardia significa creare un volano per tutta l’Italia», precisa l’assessore. «Siamo consci che si tratti di un momento delicato, ma potremo superarlo se ci sarà unità di intenti tra la Regione e tutti gli enti territoriali della Lombardia». La situazione è preoccupante anche perché le aziende lombarde, da 8 o 9 dipendenti in media, sono molto snelle e flessibili, ma hanno difficoltà ad accedere al credito. Accade così che alcune di esse si trovino in crisi per soli 20 o 30 mila euro. «La Regione Lombardia dovrebbe aprirsi in questo senso», conclude Zambetti.
Su Malpensa si pronuncia il vice presidente della giunta regionale Gianni Rossoni, secondo il quale la crisi finanziaria è destinata ad avere un ulteriore impatto sui piani Cai e Sea con altri contraccolpi sull’area di Malpensa. «Bisognerà soffrire ancora un anno o due prima del rilancio di Malpensa», profetizza Rossoni. «Tolti i 5,3 milioni di euro utilizzati ad oggi per i 600 lavoratori in cassa integrazione, restano ancora circa 31 milioni di euro di risorse stanziate disponibili». La Regione Lombardia è giunta alla sottoscrizione di un accordo con le parti sociali per l’utilizzo in chiave anticrisi delle risorse residue destinate a Malpensa; si attende il consenso delle province di Milano e Varese. Si sta cercando inoltre di favorire un accordo con il Governo perché ulteriori risorse vengano destinate all’assistenza e alla formazione dei lavoratori a tempo determinato e a progetto, oltre che di quelli a tempo indeterminato. «La Regione Lombardia è la più potente d’Italia e deve reagire», afferma Rossoni.
«ll problema principale, però, resta: i lavoratori non riescono ad arrivare a fine mese», spiega un sindacalista della Cub, dal presidio all’esterno del palazzo della Regione. «Noi siamo qui a chiedere che i cassaintegrati vengano reinseriti in altre posizioni con i contratti di solidarietà, che le indennità di cassa integrazione vengano portate all’80% dei salari, e che soprattutto vengano pagate regolarmente». Si chiede inoltre un dialogo col Governo affinché gli ammortizzatori sociali vengano estesi anche alle forme di lavoro precario. Dall’incontro in Regione, pare emergano tutte le buone intenzioni possibili per far fronte alla crisi. Ma il sindacalista Cub mette le mani avanti: «Ora vorremmo vedere anche i fatti».
[floriana liuni]
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