ESTERI

Bombe al fosforo: l’accusa a Israele

Ritorna lo spettro delle bombe al fosforo per Israele. Inizialmente l’accusa era stata scagliata da alcuni blogger palestinesi, come Laila El-Haddad, che nel suo blog Raising Yusuf and Noor: diary of a Palestinian mother descrive minuziosamente le ferite riportate da alcuni pazienti ricoverati nell’ospedale di Shifa. Molti altri blog e siti web si sono occupati dell’argomento, corredando le accuse con foto di corpi straziati dagli effetti devastanti che le bombe al fosforo producono, fino a che anche Human Rights Watch e Amnesty International hanno alzato i toni della denuncia.

Proprio Amnesty International, in un comunicato, ha dichiarato che i delegati in visita nella Striscia di Gaza «hanno riscontrato prove evidenti e incontestabili dell’uso massiccio di fosforo bianco in aree densamente popolate di Gaza City e in altre zone del nord della Striscia». Il tam-tam sul web si è amplificato in maniera tale da raggiungere anche gli organi di stampa. Il 5 gennaio il quotidiano inglese Times ha lanciato una pesante accusa nei confronti dell’esercito israeliano, contestandogli di aver fatto ricorso al fosforo bianco per coprire i movimenti delle truppe durante l’attacco del 4 gennaio. All’indomani dell’attacco alla sede dell’Unrwa, il 16 gennaio anche il The Guardian pubblica sul suo sito web un video che mostra alcuni feriti palestinesi curati nell’ospedale egiziano di Khan Yunis.

L’incubo del fosforo ritorna. A due anni e mezzo di distanza dallo scandalo della guerra in Libano, dove Israele fu costretta ad ammettere di aver fatto ricorso alle bombe al fosforo bianco, lo stato ebraico rischia ancora una volta di essere accusato di crimini di guerra. Lo dice infatti la Convenzione di Ginevra sulle armi chimiche, firmata il 10 ottobre del 1980: il terzo protocollo del trattato, all’articolo 2, vieta infatti «in qualsiasi circostanza attaccare con armi incendiarie la popolazione civile in quanto tale, i civili isolati o beni di carattere civile», a maggior ragione in una delle zone più densamente popolate del pianeta come la Striscia di Gaza. Eppure, fatta la regola, trovato l’inganno. Le norme internazionali non vietano l’utilizzo del fosforo bianco per illuminare il bersaglio o per schermare i movimenti delle proprie truppe. E così, nonostante i divieti, nelle guerre dell’ultimo decennio le bombe al fosforo sono state le armi più utilizzate: per primi gli Stati Uniti durante la seconda guerra del Golfo, a seguire Israele in Libano e adesso nella Striscia di Gaza.

Gli effetti delle bombe al fosforo bianco sono devastanti. Il Willy Pete, nome con cui viene soprannominato in gergo militare, se esposto all’ossigeno, crea un denso fumo bianco che brucia immediatamente a contatto con la pelle. Per i medici, le ferite da fosforo bianco sono molto difficili da curare poiché non smettono di bruciare finché le molecole non si sono esaurite del tutto, tanto che spesso riescono a corrodere la pelle fino alle ossa. Le bombe al fosforo sono utilizzate dagli eserciti fin dalla prima guerra mondiale, ma è soprattutto durante la guerra del Vietnam che ne viene fatto il suo uso maggiore. Una carneficina che tutti vollero scongiurare si potesse ripetere di nuovo sottoscrivendo la Convenzione di Ginevra. Ma è proprio il protocollo 3 sulle armi chimiche quello a creare più disaccordo, tanto da non essere stato firmato proprio dai due eserciti più potenti al mondo: Stati Uniti e Israele.

Il 21 gennaio il quotidiano israeliano Haaretz dà notizia di un’indagine aperta dal ministero della Difesa israeliano per verificare se Tsahal abbia fatto un uso improprio di bombe al fosforo bianco durante gli scontri di Gaza. La brigata su cui si sta svolgendo l’inchiesta avrebbe lanciato circa venti granate al fosforo nell’area nord della Striscia. L’esercito ha affermato che tali bombardamenti sono stati effettuati nel rispetto delle leggi internazionali. Eppure, le foto dei palestinesi feriti e uccisi da questi bombardamenti e le testimonianze dei superstiti continuano a fare il giro del mondo.


[alessia lucchese]

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