TERRORISMO

Datemi un incubo e vi governerò il mondo

Alla vigilia del Giorno del ringraziamento, gli americani hanno seguito gli attentati terroristici indiani temendo di vedere, riflesso negli schermi televisivi, il loro futuro. Mentre tutta l’America era indaffarata nei preparativi di una delle più importanti festività statunitensi, l’Fbi, sulla base di informazioni “credibili ma prive di riscontri concreti”, ha messo in allerta i distretti di polizia e le autorità locali: «C’è il rischio di un attacco di Al Qaeda alla metropolitana di New York e ai treni dei pendolari durante il periodo natalizio». Alcuni esponenti dell’organizzazione terrorista ne avrebbero parlato verso la fine di settembre. Ma non ci dovrebbe essere nessun piano avanzato. La notizia è arrivata al grande pubblico attraverso l’Associated Press. Alla speranza, emersa durante l’elezione di Obama, nel popolo americano è subentrata di nuovo la paura.

Durante il Thanksgiving milioni di americani, andando alla tradizionale parata dei palloni giganti lungo Central Park e Broadway, avranno sicuramente notato i numerosi poliziotti, spesso dotati anche di unità cinofile, schierati in tutte le stazioni della metropolitana. Nella Grande Mela si respira un’aria ansiogena che, dalle strade, entra nelle case attraverso i media. La decisione delle autorità di non innalzare il valore cromatico che, ogni giorno, segnala il livello di rischio terrorismo, è servito a ben poco.

Secondo il professor Francesco Zaccarelli, docente di sociologia delle culture islamiche all’Università di Urbino «ormai il terrorismo è diventato parte integrante di quella “guerra molecolare” che già caratterizza questa prima fase della globalizzazione». E riferendosi alla reazione che l’opinione pubblica ha di fronte a determinati eventi, come quello della strage compiuta dai terroristi in India, l’islamologo dice: «A fronte di attentati spettacolari che sarei propenso a considerare come “eventi-cerniera”, ovvero “eventi-molari”, cioè tipizzati da matrice e risonanza sensazionali, viviamo quotidianamente un “haunting” e una minaccia diffusa che passa attraverso la complessa elaborazione dei media».

Ma di quale minaccia stiamo parlando? Secondo la Cia Al Qaeda è ormai un gruppo in declino. L’ultimo video di Al Zawahiri, numero due dell’organizzazione terroristica, per la prima volta evidenzia una frattura nel movimento. Sembrerebbe che l’elezione di Obama, e l’annunciato ritiro dall’Iraq, abbia provocato uno scontro politico all’interno dello stesso gruppo jihadista. Per capire se, e come, Al Qaeda sarebbe in grado, oggi, di colpire gli Usa, è utile esaminare la matrice degli attentati in India. Secondo il prefetto Giovanni De Gennaro, direttore generale del Dis, la matrice terroristica, dai primi elementi di valutazione, si riferisce a formazioni jihadiste autoctone che rimandano a circuiti quedisti.

Insomma il nemico che, con le guerre in Afganistan e in Iraq, aveva preso consistenza torna a liquefarsi. Ridiventa un fantasma in grado di assumere molteplici aspetti. Come spiega Zaccarelli: «Il terrore diventa pertanto una componente fondamentale della politica e del sociale. Una delle conseguenze è proprio la politica di sicurezza che viene messa in atto da tutti i paesi nei luoghi e nei segmenti sensibili. Così da realizzare una “canalizzazione” territoriale che colonizza lo spazio di paratie, di vincoli, di segmentazioni e di transiti obbligati, al punto da creare una nuova mappatura e una nuova cartografia mentale». Tirando le somme lo studioso sottolinea che «è ormai evidente come il terrorismo sia l’ombra oscura e irrappresentabile del potere, una specie di ossessione esternativa con cui ottenere paura collettiva e nuove sottomissioni».


[andrea torrente]

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