PROVVEDIMENTI CONTESTATI

La social card nasce tra le polemiche

L’attuale crisi finanziaria fomenta l’allarme tra le famiglie italiane: sono 2 milioni e 200 mila i nuclei che si ritroverebbero con lo stipendio finito già a metà del mese. La cosiddetta “quarta settimana” si sarebbe così spostata indietro, alla fine della seconda. I dati sono forniti dalla Confesercenti, che indica 6,3 milioni di famiglie quali soggetti colpiti dalla recessione: sarebbe un quarto dei nuclei a terminare lo stipendio dopo soli 15 giorni dal ricevimento della busta paga. È per far fronte a questa situazione che il Governo ha creato la “carta acquisti”, voluta dal ministro Giulio Tremonti per agevolare le classi maggiormente a disagio. Si tratta di una tessera magnetica prepagata, utilizzabile per acquistare beni di prima necessità – alimentari – e, se gli accordi con alcuni esercenti andranno a buon fine, anche per ottenere sconti su altri prodotti.

Le fasce a cui la card si rivolge sono limitate: si tratta di giovani famiglie con bambini da 0 a 3 anni e cittadini di età superiore ai 65 anni che risiedano in Italia. Entrambe le categorie devono avere un reddito inferiore ai 6000 euro, mentre gli over 70 non devono superare gli 8000 euro annuali. Per quanto riguarda le proprietà, mentre le giovani famiglie possono disporre di più di un’auto, i cittadini oltre i 65 anni devono avere solo un mezzo per nucleo familiare, per ottenere la social card.

Il soggetto gestore del servizio, presso il quale i cittadini devono avanzare domanda, è Poste Italiane. I beneficiari ricevono una carta scarica, che viene attivata il secondo giorno lavorativo successivo alla consegna. Il soggetto attuatore è l’Inps, che ogni due mesi ha il compito di verificare il mantenimento dei requisiti, di disporre la ricarica delle carte ed eventualmente di provvedere alla disattivazione. Coloro che inoltreranno la domanda entro il 31 dicembre avranno a disposizione un bonus iniziale di 120 euro. La successiva cifra corrisponderà a 80 euro, che saranno accreditati a scadenza bimestrale.

Per l’erogazione del servizio, rivolto a 1,3 milioni di italiani, sono stati stanziati 450 milioni di euro l’anno, mentre Eni ed Enel ne hanno messi a disposizione 250. Subito dopo la presentazione ufficiale, la social card è stata travolta dalle polemiche. Secondo alcune rivelazioni, gli elettori di Pd e Italia dei Valori (75%) e di Pdl e Lega Nord (82%) l’hanno apprezzata, ma i rappresentanti di altri partiti all’opposizione hanno espresso giudizi negativi. Antonio Di Pietro sostiene che «ricordi la tessera del pane del ventennio fascista», mentre il ministro ombra Pd dell’Economia, Pierluigi Bersani la considera una «drammatica beffa» qualora il Governo riduca alla card l’operazione a favore dei redditi. Rosy Bindi lo ha bollato come «un pannicello caldo limitato a una porzione minima di famiglie». Anche qualche esponente della maggioranza ha lamentato il mancato intervento sulle tredicesime, che penalizzerà il ceto medio. Un altro elemento negativo sarebbe la cifra stabilita, per molti troppo modesta; per altri si aggiunge un’obiezione di tipo psicologico: la social card sarebbe deprimente e mortificante, a volte umiliante al momento di richiesta o presentazione della tessera. La critica più inattesa è quella di Vittorio Feltri che, in un editoriale di Libero del 27 novembre, accusa il Governo di dimenticare gli elettori del centrodestra, il «popolo delle partite Iva». È quasi un’invettiva contro il mancato sostegno alla classe media, quella costituita da artigiani, commercianti e piccole imprese. «La card per i povericristi è un brodino sapido, ma un brodino servito a evasori fiscali e finti poveri». Feltri paventa la perdita degli elettori della maggioranza e l’incremento dei vantaggi elargiti a chi effettua false dichiarazioni di reddito. I sostenitori della social card, comunque, non cambiano idea: per loro stanziare somme per aiutare le famiglie davvero vittime dell’indigenza è comunque una misura urgente e necessaria.


[vesna zujovic]

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