MEDIO ORIENTE

Israele, un partito per la pace

Un nuovo partito in Israele? Di più, un partito per la pace. Il progetto, nato da un gruppo d’intellettuali, tenterà di mettere qualche bastone tra le ruote alla destra di Netanyahu già in corsa verso la vittoria elettorale. Una possibilità temuta da alcuni in Terra Santa, poichè rischierebbe di pregiudicare ogni ipotesi di tregua con i palestinesi. Soprattutto dopo il fallimento di Kadima, costola centrista del Likud fondata da Sharon e partito dell’ex presidente Olmert.
«La Cosa - come la chiamano loro - segnerà la fine della tradizionale sinistra e l’inizio di un nuovo percorso». Perché, sentenzia Amos Oz, « il labour è morto e con esso Barak». Sono molti i rimproveri dei letterati al partito che fu di Rabin: dallo stallo nelle operazioni di pace coi palestinesi all’abbandono di quelle politiche sociali che sono sempre state nel dna laburista. Il club dei promotori conta già 30 astri leftist : da Abraham B. Yehoshua a David Grossman passando per Avraham Burg e Tsali Reshef. Si uniranno alla piccola formazione liberal di Meretz e proveranno ad intercettare le coscienze «in crisi di rappresentanza».
Il movimento, che sta creando un piccolo terremoto a Gerusalemme, è guardato con interesse anche a livello internazionale. E in Italia raccoglie una valanga di consensi.

«Ritengo che sia un tentativo coraggioso – osserva il politologo Giorgio Galli – ma potrà essere giudicato solo in febbraio in base ai consensi che riuscirà ad ottenere. La situazione politica in Israele è molto difficile, probabilmente i partiti tradizionali hanno poco da proporre e la mossa degli intellettuali è un tentativo di trasformare il loro Paese in qualcosa di più di una fortezza assediata». Galli però contesta l’affermazione di Oz secondo cui «Israele sarebbe ad un passo dalla pace coi palestinesi». « Di passi ne occorrono ben di più. In realtà – chiarisce Galli – la politica di Sharon è stata volta a creare una divisione tra i palestinesi e ci è riuscita. Oggi la situazione è più complicata. Col governo palestinese di Abu Mazen la pace potrebbe essere vicina, ma resta la Striscia di Gaza occupata da Hamas che non è affatto disposta ad un accordo ».

Tagliente il commento di don Albino Bizzotto, presidente dei “Beati Costruttori di Pace”: « In generale la politica non può tendere al meglio ma deve accontentarsi del possibile. Certo, quando c’è la rassegnazione al peggio, uno scossone è necessario. Perché la pace e la guerra non sono eventi fatali ma sono scelte precise degli uomini. E quando si sceglie la guerra, la coscienza morale si risveglia. Questo scossone farà bene a tutti perché arriva da persone dalla credibilità indiscussa. Finalmente anche gli israeliani troveranno solidarietà internazionale » .
«Non possiamo che valutare positivamente ogni tentativo di promuovere la pace – dice don Nandino Capovilla di “Pax Christi” –. Ora occorrerà verificare se il soggetto politico si presenterà davvero alternativo. Perché la pace non può prescindere da due questioni cruciali: il blocco immediato della colonizzazione israeliana nei territori palestinesi ( mai terminata) e un accordo su Gerusalemme affinché sia capitale anche del futuro Stato della Palestina» .

«Tutte queste iniziative sono da salutare con grande favore e dovrebbero avere il sostegno della sinistra europea »: Alfio Nicotra, responsabile del dipartimento Pace del Prc, non ha dubbi.
«Noi seguiamo da sempre tutti quei movimenti che si prefiggono la convivenza con il popolo palestinese. Purtroppo – osserva - dopo l’assassinio di Rabin anche a sinistra hanno cominciato a prevalere le spinte fondamentaliste. E le voci favorevoli alle ragioni palestinesi sono state definitivamente ridotte al silenzio dopo la visita provocatoria di Sharon alla spianata delle moschee. Anche a livello internazionale si è cominciato a difendere Gerusalemme sempre e comunque, anche di fronte a fatti gravi, come la violazione dei diritti umani in Palestina . Il labour party non è più quello di Rabin, ha avuto una “mutazione genetica”, da progressista è diventato conservatore. E purtroppo le previsioni ci dicono che i partiti religiosi avranno un peso condizionante nel prossimo parlamento ».
Un partito della pace in Italia? «Più che altro – obietta Nicotra - ci sarebbe bisogno di una sinistra che facesse della pace una propria bandiera perché per ottenere la pace bisognerebbe rivoluzionare l’assetto della società, le logiche politiche ed economiche. Al momento, persino nella sinistra italiana prevale un pensiero unico che vede la guerra come una strategia politica. Questo è triste, bisognerebbe risolvere i conflitti con mezzi diversi, non offendendo gli altri Paesi».


[ivica graziani]

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