SETTORE DISCOGRAFICO

Cambia musica, maestro

Il mondo della musica sta cambiando: il settore discografico è sempre più in crisi ma il mercato della musica nel suo complesso registra ancora fatturati importanti. Un dato può bastare. Nel 2007 in Italia il mercato della musica ha generato circa 4,1 miliardi di euro. A rivelarlo è l’edizione 2008 del Rapporto sull’economia della musica, realizzato dall’università Iulm con Dismamusica (associazione distribuzione industria strumenti musicali e artigianato), Fem (federazione editori musicali), e Sfc consorzio fonografici.

Il rapporto, coordinato da Luca Barbarito, docente di economia dei media, ha analizzato i diversi attori che compongono la filiera produttiva della musica. Autori, editori, produttori, musicisti non sono gli unici protagonisti del processo produttivo musicale, esistono anche attori poco considerati ma che rappresentano una fetta degli introiti annuali. Una fetta che permette al settore musicale di espandersi in modo costante. Questo “grande settore musicale”, come è chiamato nella ricerca, è rappresentato dalla vendita di strumenti musicali, di musica stampata, che sono in costante crescita, oltre che dagli eventi dal vivo, i concerti e il teatro. Il giro d’affari legato alla musica dal vivo e agli eventi musicali è cresciuto nel 2007 del 12%. Un fenomeno emerso dalla ricerca è anche quello del legame tra gli esercizi commerciali e la musica: bar, locali, negozi, palestre, radio e addirittura banche che pagano diritti per avere musica in sottofondo. La “musica sparsa” ha un giro d’affari complessivo di più di 1300 milioni di euro nel 2007, pari ad un aumento del 4,2%. Resta in crisi il mercato discografico, la vendite di cd sono in costante calo e nel 2007 il fatturato italiano ha avuto un calo del 19%.

«La ricerca ha il merito di fotografare un settore che raramente si considera dal punto di vista dei numeri – ha spiegato Gianluigi Chiodaroli, presidente di Scf –. La musica oggi è presente in ogni aspetto della realtà, in ogni ambiente quotidiano. Si è fatta sempre più rilevante la collaborazione tra realtà d’impresa e musica. Per questo al mercato musicale si sono aperte nuove opportunità a cui guardare, dove il produttore o l’editore si confrontano con altre imprese e non solo con il consumatore». Se l’apertura a nuovi mercati salva, in parte, la discografia dalle perdite dovute al calo di vendite di cd, ciò non toglie che si dovranno cercare nuove soluzioni per tutelare il diritto d’autore e il lavoro di musicisti ed editori. «I diritti d’autore non devono essere protetti in modo assoluto – ha detto Gianluigi Chiodaroli – ma deve esserci una remunerazione adatta di artisti e autori perché le emozioni musicali, prima di essere prodotte, devono essere cercate e valorizzate. Dietro ad una canzone c’è il lavoro di molte persone che deve essere retribuito in modo adeguato».

La ricerca fa tirare un sospiro di sollievo al mondo musicale che, negli ultimi anni, è pervaso da un generale pessimismo a causa del crollo delle vendite dei cd. Dimostra che la musica è fruita e fruibile nei posti più diversi della vita quotidiana e da sempre più persone. La cultura della musica insomma sembra non essere più patrimonio di pochi appassionati. Anche la crescita del fatturato degli eventi dal vivo dimostra questo crescente interesse. Molti sforzi, però, devono ancora essere fatti per creare una solida cultura musicale in Italia, che sia anche in grado di ridare vigore al settore discografico e di rilanciarne l’economia. «La musica prima di essere prodotta e venduta deve essere conosciuta – ha detto Antonio Monzino, presidente di Dismamusica –. Una ricerca come questa ci dice che cosa si dovrebbe fare per incrementare le vendite e questo può essere fatto solo con un miglioramento della cultura musicale. È giusto educare alla musica per formare professionisti ma bisogna anche diffondere la cultura musicale a livello amatoriale. Per realizzare questo è importante anche il ruolo delle istituzioni; la musica, infatti, potrebbe essere inserita come materia di studio obbligatoria nelle scuole. Solo così potremmo arrivare ad una conoscenza e una fruizione più consapevoli». Musica per tutti, dunque, ma di qualità e soprattutto ascoltata con consapevolezza e conoscenza: del resto, uno dei valori più alti per l’umanità dovrebbe riempire le nostre vite molto di più della colonna sonora durante l’ora di palestra.


[michela nana]

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta questo articolo