Simos è uno studente di ventuno anni che studia alla facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza, e accetta di commentare la vicenda. «La mia reazione alle immagini della protesta? Sono rimasto sorpreso, anzi basito. Non si era mai vista una cosa simile, o almeno, io non ho mai assistito a una situazione del genere in vita mia». Come molti studenti del suo Paese, anche lui ha partecipato a qualche manifestazione di protesta, ma, assicura, di solito le proteste in Grecia non assumono queste dimensioni. «La causa di questa violenza è da attribuirsi agli anarchici. Loro non sono nuovi ad azioni di questo genere. Ogni anno, quando il 17 novembre si fa il corteo davanti al Politecnico per ricordare l’inizio della caduta del regime dei Colonnelli, gli anarchici si intrufolano e causano incidenti». Una tesi confermata da molti intellettuali intervenuti a commentare la vicenda, dallo scrittore Vassilis Vassilikos al giornalista Theodoros Andreadis. In questo caso, poi, gli anrchici hanno trovato, con la morte di Alexis, un ottimo pretesto per fomentare gli animi. «Hanno colto al volo l’occasione. Hanno trasformato una normale protesta contro la riforma universitaria in qualcosa che sta sfuggendo al controllo di tutti».
E dopo sei giorni di protesta la situazione sta appena accennando a calmarsi. Ieri ci sono stati gli assalti al carcere e ai comissariati, dopo giorni di banche assaltate, vetrine di negozi sfondate, auto date alle fiamme in tutta la Grecia. Simos sta vivendo tutto il caos attraverso le telefonate quotidiane ai suoi genitori. «Mia madre è molto preoccupata, ha paura ad uscire di casa. In università, i miei amici hanno visto studenti che si picchiavano perché c’era chi voleva far lezione. In qualche caso hanno preso a botte anche i professori. E ad un incrocio, nel mio quartiere, dei manifestanti hanno circondato un’auto, hanno fatto scendere i due ragazzi che la occupavano e poi l’hanno incediata. Psichicò era uno dei quartieri più belli della città, ora i negozi sono distrutti. Soprattuttto, ci va di mezzo sempre chi non c’entra niente».
Un altro aspetto negativo della situazione è la totale incertezza che avvolge l’uccisione del quindicenne Alexis. Ta Nea, il principale quotidiano greco, nei primi giorni paralva di omicidio volontario da parte del poliziotto che ha sparato, poi ha abbracciato la tesi dei difensori dell’agente: omicidio colposo dovuto a un rimbalzo del proiettile. «La televisione nazionale, invece, dice che è stata legittima difesa. Ma non si sa molto di più di quello che viene detto in Italia; soprattutto, ci sono molte versioni discordanti che circolano», afferma Simos. L’incertezza, alla fine, avvolge anche l’origine di questa sommossa popolare. Secondo Simos, «la causa sono i problemi economici. Siamo in un periodo di crisi, dove dobbiamo stringere tantissimo la cintura. La gente è esasperata perché è aumentata la disoccupazione e nel contempo il governo, per aiutare le banche nella crisi finanziaria, ha aumentato molto le tasse. Quando tutti sono nervosi è più facile lasciarsi trasportare dalla rabbia».
I Greci sono stanchi della loro classe politica. Vent’anni di governo socialista e quattordici di governo conservatore sono stati un susseguirsi di scandali, corruzioni e polemiche. Se Pericle si vantava di dire sempre la verità ai suoi concittadini, i suoi eredi non l’hanno mai fatto. E Alexis è diventato il simulacro dell’incertezza e della rabbia, della voglia di rinnovamento di quell’invenzione greca chiamata democrazia. Un eroe suo malgrado, che forse sarà dimenticato presto, come Michalis Kaltezas. Anche lui aveva quindici anni, anche lui è morto ucciso da un poliziotto durante un corteo di studenti e, anche dopo la sua morte, nel 1995, ci furono molti scontri. Oggi, però, dopo la sua morte, in pochi si ricordano di Michalis.
[alessia scurati]
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