L’esponente dei Comunisti italiani Michele Proietto, uno dei sostenitori del progetto, spiega: «Il nome Casa della salute è stato scelto per il senso di partecipazione e vicinanza al cittadino che esso comunica». Infatti, con questa proposta, il Tavolo regionale per la salute si prefigge di inserire completamente la sanità nel tessuto cittadino, concentrando i servizi in un luogo facilmente raggiungibile. Servizio materno-infantile, consultorio, servizi geriatrici, di cure domiciliari, di salute mentale, di cure dentarie; tutto questo ed altro diverrebbe accessibile in un unico edificio. Inoltre, la Casa della salute alleggerirebbe il lavoro degli ospedali, interverrebbe sui temi della prevenzione e dell’educazione alla salute, e costituirebbe il punto di riferimento dei medici di famiglia, mettendo a disposizione gli spazi, le attrezzature, e soprattutto i contatti necessari a svolgere il proprio lavoro in maniera sempre più sinergica con altri servizi. «La situazione attuale è ben diversa - afferma Proietto - data la scarsa integrazione tra Asl e ospedali».
La proposta del Tavolo regionale della salute riguarderà anche le spese per il mantenimento di malati cronici e non autosufficienti. Si tratta di spese che le famiglie sostengono direttamente e che costituiscono un impoverimento, dato che spendere soldi per medicine e costose rette dei ricoveri nelle Rsa (dai 1500 ai 3000 euro al mese) non significa certo investire sul futuro. Un decreto interministeriale del precedente governo ha istituito un buono per le regioni a copertura delle spese sanitarie legate a questo tipo di esigenze; la Regione Lombardia, per esempio, ha ricevuto 58 milioni di euro per il biennio 2009-2010 e ne riceverà altrettanti per il biennio successivo. Tuttavia, al presente, questi fondi sono destinati ai servizi sociosanitari, non alle famiglie. La proposta del Tavolo, invece, è che questi fondi arrivino nelle case, sotto forma di aiuti alle famiglie e di potenziamento delle cure domiciliari. In questo modo, peraltro, si adempirebbe la legge, che prevede la destinazione dei buoni non alle strutture, ma all’assistenza sociale. Numerosi, soprattutto nella provincia di Lodi, i consensi raccolti tra i consigli comunali e provinciali interpellati finora sulla questione. L’obiettivo è arrivare al momento della proposta formale – a gennaio, dopo la discussione del bilancio regionale – col maggior numero possibile di consensi, anche se basterebbe l’appoggio di soli cinque consigli comunali a legittimare la proposta.
Una terza area di intervento per il disegno di legge del Tavolo regionale della salute è la trasparenza nei contratti di medici e dipendenti delle strutture sanitarie. «Il caso della Santa Rita parla chiaro - spiega Aldo Gazzetti dei Verdi -. È necessario che i medici non operino in maniera del tutto indipendente, ma vengano assistiti e che il loro lavoro sia disciplinato da contratti trasparenti. Se i medici vengono pagati a prestazione, è forte la tentazione di eseguire interventi inutili, quando non dannosi, per incrementare le proprie entrate». L’occasione, si sa, fa l’uomo ladro. È quindi dovere della sanità regionale tutelare la salute e la dignità dei cittadini di fronte a questo rischio.
[floriana liuni]
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