È questo lo scenario che emerge dalla ricerca condotta da MeglioMilano, presentata martedì 16 dicembre alla Camera di Commercio di Milano, per capire le potenzialità che il capoluogo lombardo ha di diventare la Città della Musica, in grado di competere anche con i più importanti centri culturali europei. A livello nazionale, Milano è senza dubbio il centro musicale più importante del paese: sono 973 le organizzazioni, di cui 397 di musica dal vivo e 320 di musica registrata, 130 i locali in cui ascoltarla, 84 i negozi di strumenti e 236 le imprese che operano nel campo, per un totale di circa 6.000 lavoratori. Milano è anche la capitale dell’industria discografica italiana, con ben 68 case discografiche, di cui alcune storiche come la Ricordi, fondata nel 1808. Febbraio e giugno sono i mesi che registrano più eventi, rispettivamente 682 e 560, per una media giornaliera di 23,5 e 18,7 eventi, mentre i festival durante l’arco dell’anno sono 29. Eppure, la situazione attuale non sembra soddisfare gli operatori coinvolti nel settore: le attività musicali della città sembrano infatti essere costantemente oscurate dall’ingombrante nome della Scala, viene registrata una carenza di orchestre sinfoniche stabili e scarsi spazi per la musica etnica. I festival sono pochi e troppo concentrati nel tempo, tanto da creare spesso sovrapposizioni, e c’è poca voglia di osare e rinnovare il settore con contaminazioni tra generi diversi e con arti come la danza e la recitazione. I 41 intervistati che hanno partecipato alla ricerca lamentano la mancanza di un coordinamento tra le istituzioni musicali e l’assenza di buona informazione musicale sui quotidiani, che preferiscono sempre parlare o del grande evento o del gossip di turno. Un panorama pieno di contrapposizioni, che dovrà però rispondere a una sfida forse più grande: quella lanciata dall’Expo, che tra sei anni sbarcherà nel capoluogo portandosi con sé circa 7.000 eventi. Proprio per questo, si sente l’esigenza di creare un osservatorio che monitori le attività del settore musicale e comprenda la strada da seguire.
La ricerca condotta da MeglioMilano è stata accolta positivamente dagli addetti del settore, in quanto mette in luce alcuni dei tasti dolenti del panorama musicale milanese. «Il problema principale è la sproporzione tra una domanda, che è troppo debole, e l’offerta. Milano, per trovare una sua collocazione all’interno del panorama musicale internazionale, deve misurarsi con città come New York, Parigi e Madrid. L’eccellenza della Scala è dovuta ormai solo alla tradizione e non alla produzione attuale. Il guaio peggiore è che tante, troppe istituzioni hanno direzioni artistiche inadeguate ed è per questo che a Milano non si può fare innovazione. Anche la razionalizzazione degli spazi è un problema: a Milano ci sono due auditorium, il Verdi e il Dal Verme, che si fanno concorrenza: basterebbe razionalizzare gli spazi, creare un centro polifunzionale, per risolvere gran parte dei problemi». D’accordo con la creazione di uno spazio polifunzionale è anche Joanne Maria Pini, docente di Cultura musicale presso il Conservatorio Verdi di Milano, che proprio quest’anno compie 200 anni. Ma secondo lui il grande problema è un altro: «Nei conservatori italiani si diplomano degli studenti che, per lavorare, saranno costretti a emigrare all’estero. In Italia non c’è più la cultura della musica e da anni aspettiamo una riforma dei conservatori. L’Italia, per uscire da questa fase di stallo, deve prendere come esempio gli altri paesi europei».
[alessia lucchese]
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