MAGISTRATURA

Sistema giustizia, una crisi “patologica”

La chiave di lettura dei dati dell’Eurispes è unica. Le lungaggini di processi in Italia, nel 2008, hanno portato al rinvio del 66% degli 896 processi monitorati in dieci diverse giornate di rilevamento. Di questi, il 90% si sono svolti di fronte al giudice monocratico che ha l’innegabile vantaggio di organizzare il proprio lavoro d’udienza pur pagando la perdita di collegialità e del confronto di idee che essa assicura.

«Non è un buon momento per la nostra giustizia - dichiara Oreste Dominioni, presidente dell’Unione camere italiane -, i tempi morti sono eccessivamente dilatati. Tra la fine di un dibattimento ed il passaggio degli atti all’ufficio notifiche passano 28-30 mesi per evitare di ingolfare gli archivi. E poi l’organico dei magistrati è già ristretto: ne servirebbero altri 1000 e ce ne sono 400 fuori ruolo che, se fossero impiegati diversamente, migliorerebbero il lavoro della giustizia». Dominioni tira fuori alcuni dati che il ministero della funzione pubblica tiene secretati. Brunetta, infatti, non ha mai fatto sapere che a capo del Gabinetto di Roma c’è un magistrato che percepisce una paga di 400mila euro annui, mentre tre suoi colleghi lavorano nel ministero alle pari opportunità occupato dalla Carfagna.

Tornando ai ritardi della magistratura emergono diverse cause. La ragione principale si verifica alla prima udienza dei processi introdotti con citazione diretta a giudizio destinata alle sole questioni preliminari e all’ammissione delle prove (32,1%). Altro motivo che incide in percentuale considerevole (13,7%) è il differimento per discussione. Se a questo si aggiunge il dato relativo al rinvio per repliche (9,3%) che spesso maschera un rinvio per la pronuncia della sentenza, si osserva che nel 23% dei casi il processo non si conclude con l’immediata deliberazione. Tra le ragioni di rinvio di carattere «patologico» ci sono le esigenze difensive (8,4%) e l’omessa o irregolare notifica all’imputato (5,6%).

Ma la disfunzione ha radici lontane. A denunciarla, nel giorno dell’apertura dell’anno giudiziario, era stato il presidente della Corte d'Appello di Milano, Giuseppe Grechi, che ieri ha ribadito il suo pensiero durante la tavola rotonda. «Siamo già passati a quattro udienze al giorno lavorando fino alle 18 (prima se ne discutevano cinque fino alle 19, ndr) perché le condizioni e le paghe dei dipendenti sono deprecabili. Quando prospettai questa situazione all’allora ministro della giustizia Mastella la risposta fu negativa. Ma dopo essere stato convocato dal Csm questa soluzione è stata accettata».

Lo scandalo dei concorsi, la scottante querelle tra le procura di Salerno e Catanzaro (l'impasse è stata sbloccata grazie ad un doppio dissequestro degli atti compiuto innanzitutto dalla Procura generale di Catanzaro e successivamente da quella di Salerno) e i dati dell’Eurispes testimoniano la crisi della giustizia del belpaese. Cosa deve accadere ancora per auspicare una svolta?


[fabio di todaro]

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