IMMIGRAZIONE

Fino all’ultimo mattone

Se una notte, a Milano, vi capitasse di vedere un gruppo di immigrati scavalcare i cancelli di un’impresa di trasporti, non vi preoccupate. Non stanno lì per rubare, ma per lavorare. Sono solo una piccola parte di quei migliaia di immigrati clandestini che lavorano illegalmente nel capoluogo lombardo. Vengono sfruttati da imprenditori milanesi. Come? I caporali stranieri alle dipendenze di organizzazioni criminali italiane, il primo giorno di lavoro, prelevano loro i documenti per tenerli sotto ricatto. Non hanno diritti e, tra un po’, se il Parlamento approverà il decreto sicurezza, saranno considerati dei criminali per il solo fatto di essere clandestini. La maggior parte di loro è impiegata nell’edilizia, un ambiente in cui gli incidenti e le morti sul lavoro sono all’ordine del giorno. Comunque, se l’emendamento che impone ai medici di denunciare gli irregolari che chiedono di essere curati sarà approvato, gli immigrati peseranno sempre meno sulla sanità pubblica.

«Lo sfruttamento dei lavoratori clandestini - spiega Giovanni Minali della segreteria della Camera del Lavoro - ha tratti simili a quello della prostituzione. Alcuni nostri operatori che si stanno occupando della questione hanno, più volte, subito delle minacce fisiche».

Anche per gli stranieri regolari si prospettano dei tempi duri. Il ddl in discussione al Senato prevede, inoltre, il permesso di soggiorno a punti, l’aumento a 200 euro della tassa per il suo rinnovo e il restringimento delle possibilità per i ricongiungimenti familiari. A tutto questo si oppongono la Cgil e altre 15 organizzazioni. La Camera del Lavoro di Milano ha organizzato un presidio di 2 ore davanti alla prefettura, la mattina di giovedì 18 dicembre: la giornata che le Nazioni Unite hanno dedicato ai diritti dei lavoratori migranti. Anche a causa dei cantieri dell’Expo, Milano è particolarmente esposta al problema. Nel decreto flussi del 2007 si riscontra uno squilibrio territoriale che penalizza Milano. Le associazioni impegnate nella protesta sperano che, con le ripartizioni provinciali e regionali da 150mila ingressi, previsti dal decreto flussi del 2008, la situazione possa migliorare.

Secondo Minali, «a Milano ci sono grandi opportunità di regolarizzazione; non usufruirne significa lasciare migliaia di persone nell’illegalità e una sanatoria gioverebbe soprattutto alla sicurezza dei cittadini». Inoltre, spiega il sindacalista, «se la situazione rimarrà invariata, aumenteranno i conflitti tra italiani e migranti e tra immigrati regolari e non». E, sulla risposta che le amministrazioni locali e nazionali danno al problema, Minali non ha dubbi: «Si tratta di soluzioni ideologiche e populiste utili soltanto agli interessi degli investitori. Che hanno a disposizione una massa, sempre più grande, di diseredati pronti ad essere sfruttati». Le proposte del sindacato vanno esattamente nella direzione opposta del ddl presentato dal governo. La Cgil chiede di dare una chance ai lavoratori irregolari per farli emergere dal lavoro nero. E di effettuare una riforma della cittadinanza e del diritto di voto. Ma la situazione non è delle più facili. La storia ci insegna che, in tempi di crisi, le condizioni di vita dei “diversi” precipitano pericolosamente.


[andrea torrente]

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