FAMIGLIA

Oggi sposi, domani separati

Le famiglie milanesi sono sempre più sull’orlo del precipizio: a renderlo noto il rapporto dell’Ufficio anagrafe, divulgato dal comune di Milano. Sono sempre meno le coppie che scelgono di dirsi per la vita, mentre aumenta il numero degli addii. Secondo i dati raccolti, nel corso del 2007 sono stati celebrati quasi quattromila matrimoni e registrati oltre duemila divorzi, per un rapporto di uno a due. La situazione appare più grave se si considera che, solo nel 2000, quindi otto anni fa, questo rapporto era di tre a uno: un calo preoccupante. A ciò si aggiunge il fatto che, naturalmente, la diminuzione dei matrimoni è stata accompagnata da un’altra tendenza, quella di orientarsi sempre più verso forme di creazione del nucleo familiare al di fuori del vincolo nuziale.

Attualmente, in Italia, la percentuale di bambini nati da coppie di fatto è del 15% sulla media nazionale, ben il doppio rispetto a dieci anni fa. Con conseguente tendenza, laddove ci si decida, a sposarsi sempre più tardi: l’età media per lui e per lei si alza, rispettivamente, a 38 e 35 anni. Molto forte anche l’incidenza del rito civile rispetto a quello religioso. Ormai il numero di unioni officiate davanti al primo cittadino è praticamente il doppio di quelle celebrate con funzione religiosa. La situazione non cambia di molto se rapportata all’intera nazione: dal 1995 il tasso delle separazioni è incrementato del 57,3% e i divorzi del 74%. La novità più interessante è però rappresentata dall’incremento del numero di coppie in cui uno dei due sposi, se non entrambi, è di cittadinanza straniera. Nella provincia di Milano, le nozze tra stranieri sono quasi triplicate e, allo stesso modo in Italia, si tratta di un fenomeno ancora contenuto, ma di grande rilievo e in continuo incremento.

«In questa situazione – ha commentato Costanza Marzotto, docente di Teoria e tecniche della mediazione familiare comunitaria all’Università Cattolica, nonché psicologa e mediatrice familiare – intervengono una serie di fattori. In primo luogo, una estrema fragilità delle relazioni familiari: si è sempre più portati a creare un eccesso di aspettative nella coppia, che viene così sovraccaricata di responsabilità, non sempre portate a termine. La conseguenza è una tendenza sempre maggiore all’isolamento, anche rispetto a relazioni amicali che potrebbero supportare la solidità del legame. In secondo luogo, non va dimenticato che la donna è sicuramente più indipendente, rispetto anche a soli quindici anni fa. Questo la porta a scegliere e a vivere con maggiore consapevolezza la separazione». Nonostante la tendenza a sposarsi sempre di meno e sempre più tardi, la Marzotto sostiene che «l’aspirazione dei giovani è quella di formare famiglia, ma di fatto questo avviene molto poco». «I matrimoni misti – prosegue – sono sicuramente sintomo immediato di una maggiore integrazione sociale, ma il matrimonio è un nucleo a sé stante, e l’autoctono tenderà ad avere sempre maggiore potere rispetto all’immigrato. Questo porterà ad uno squilibrio effettivo, che sicuramente non contribuisce in maniera positiva al buon andamento della coppia».

L’Università Cattolica ha attivato a questo proposito un “servizio di psicologia clinica per la coppia e la famiglia” che svolge una funzione di accompagnamento nella formulazione di accordi di separazione, assieme anche a gruppi di parola, tra cui quello dedicato a figli di genitori separati.


[viviana d'introno]

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