EFFETTO YOUTUBE

La satira in tv perde audience

C’è chi addita la situazione politica. Chi la televisione. Qualcuno se la prende con Youtube. Se la satira in Italia sta attraversando un momento difficile, le ragioni non sono imputabili a singoli fattori. A decretare la crisi di un genere, che ha goduto di consensi più o meno ampi in passato, è piuttosto la commistione di diversi elementi. E, davanti ai dati delle trasmissioni satiriche del momento, in tanti si sono posti qualche domanda su cosa ci sia realmente dietro un calo così netto di ascolti. La formula di Parla con me di Serena Dandini punta sulla convivenza, all’interno dello stesso format, di satira e attualità, utilizzando l’espediente del talk show. Vincente sulla carta, in realtà il programma sembra non piacere. Con uno share che oscilla tra il 7 e l’8%, infatti, la Dandini non porta a casa i risultati sperati.

Secondo il comico Alessandro Bergonzoni «c’è poco di sbagliato in Parla con me. Ma il problema è che non è più possibile fare il giochetto della battuta o del pernacchietto. Il valore della Dandini probabilmente sta più nel far sedere la gente sul suo divano e nell’intervistarla facendo emergere diversi aspetti». Forse il problema si risolverebbe semplicemente nel ridurre gli spazi dedicati a parodie e imitazioni, di cui ormai la televisione è piuttosto satura, per lasciare parlare chi ha realmente qualcosa da dire. Più spazio ai momenti dove il dinamismo di un botta e risposta aiuterebbe, se non altro, a mantenere alta l’attenzione. «Ormai il lavoro dell’imitazione è diventato un imbuto - continua Bergonzoni -, all’interno del quale la psiche dello spettatore viene vivisezionata. Dopo 10 anni, l’imitazione è una soluzione che ha stufato. In passato gli imitatori sono stati idolatrati e fomentati, ma ora sono diventati ridondanti e soprattutto facili. Dietro l’imitazione manca la sostanza, perché non ci si può mettere il vestito di Carnevale a Carnevale. È un po’ come se in Iraq si decidesse di imbiancare le case prima di ricostruire il resto: il cambio deve essere prima di tutto strutturale».

Le cose non vanno meglio per l’altra donna della satira in tv, Paola Cortellesi. Nonostante l’artista romana si dichiari soddisfatta degli ascolti di Non perdiamoci di vista, che ha dovuto fare i conti con Annozero e più genericamente con una proposta televisiva piuttosto ricca, il suo modesto 6% di share non è in grado di soddisfare le aspettative. «Considero la Cortellesi un’ottima attrice - continua Bergonzoni -, e il suo problema non sta nei numeri». Più in generale, secondo il comico bolognese, «l’importanza sta nello spirito, siamo davanti a un dramma esistenziale. Non si tratta di qualità ma di essenza. Questo significa che non puoi più fare la solita scenetta, quella del pacchetto natalizio con i soliti temi che non reggono e sono prevedibili. Si dovrebbe cominciare a capire che è giunto il momento di parlare d’altro, di cambiare argomenti». In uno scenario piuttosto desolante, sono due le realtà che fanno eccezione. Gli ascolti indicano, infatti, come vincenti le formule di Crozza Italia, il programma de La 7 condotto dal comico Maurizio Crozza, e Glob di Enrico Bertolino. Numeri più alti, ma sicuramente inferiori rispetto alle aspettative. Tra le ragioni di questo disamore del grande pubblico nei confronti della satira, qualcuno intravede anche più genericamente lo scarso interesse nei confronti di una nuova scena politica, dominata dalle solite (vecchie) figure. E così, dopo le lamentele ricevute “dalle alte sfere” in riferimento a qualche servizio evidentemente ritenuto scomodo, anche Davide Parenti si è ritrovato costretto a rivedere le linee guida del suo format Le iene. Nello show di Italia Uno sono diminuite le prese in giro ai politici, poco propensi ad accettare gli sbeffeggi del team in cravatta. Svincolata dalla politica, la satira rischia di perdere di senso. O, più semplicemente, a una politica poco viva e scarsamente d’appeal, corrisponde una satira vuota. Ogni governo ha la satira che si merita, verrebbe da dire.

Secondo Aldo Grasso, se la satira in tv negli ultimi tempi non risulta particolarmente attraente, le ragioni sono anche imputabili al fenomeno Youtube. Il gigantesco archivio online sarebbe il responsabile di un progressivo allontanamento del pubblico dai format classici. In che modo? Semplicemente attraverso una selezione accurata di quelli che sono i momenti chiave dei programmi televisivi. Così, se mi interessa una specifica imitazione o un determinato momento di una trasmissione, posso fare a meno di sorbirmi due ore di programma: mi basta cercare su Youtube e, quasi in tempo reale, ho lo spezzone che mi interessa. E lo posso vedere e rivedere quante volte voglio. Più genericamente, quindi, Aldo Grasso individua nella tendenza di una televisione sempre più orientata verso un modello on demand, uno dei fattori chiave del crollo degli ascolti. «Youtube? È sicuramente una componente, ma non saprei definire in che dosaggio», continua Bergonzoni. «La noia della ripetitività guida un’imitazione che è sempre più stereotipata, così anche in radio abbiamo 100 La Russa che sono tutti uguali. Manchiamo di rivelazione e di rivoluzione, e se un attore non ha la rivelazione, allora è preferibile che rimanga a casa». In uno scenario dove l’imitazione sembra essere un espediente inevitabile, allora focalizzarsi sul meglio di casa nostra sarebbe quantomeno auspicabile: «Ci sono stati modelli esemplari come Paolo Rossi, Daniele Luttazzi e in parte anche Beppe Grillo - continua Bergonzoni -. Sabina Guzzanti dovrebbe risolvere i problemi con se stessa, sembra quasi che non le si possa parlare. La reputo sicuramente più satirica degli show fatti a tutte le ore, almeno ha il coraggio di andare in piazza. Anche se apprezzo più suo fratello Corrado, che unisce anche una grande capacità attoriale». Il comico bolognese continua, in riferimento alle tematiche che stanno alla base di questa nuova generazione satirica: «Il tema purtroppo è sempre solo la punta dell’iceberg. In questo senso è come avere un raffreddore e non indagare sul perché mi sia venuto, ma utilizzare semplicemente un fazzoletto. Ecco, credo che oggi la satira sia un po’ un grande fazzoletto».


[roberto usai]

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