Le parole di D’Alema hanno trovato subito l’approvazione di Edmondo Paolini: uno dei fondatori del Movimento federalista europeo e amico personale di Altiero Spinelli, autore del Manifesto di Ventotene: «Per anni ho condotto una battaglia per arrestare l’allargamento dell’Ue. Secondo me ci si doveva fermare all’annessione della Grecia e del Portogallo. Questi due Paesi uscivano da poco dalla dittatura. Annetterli significava aiutare il processo democratico e prevenire eventuali accadimenti che avrebbero potuto destabilizzare il processo federativo». Il vecchio militante dell’ Mfe giura che «anche Altiero Spinelli, il padre di tutti i federalisti europei, la pensava in questo modo». Secondo Paolini, la maggior parte dei problemi che oggi affliggono l’Ue non sono altro che conseguenze di quell’errore. Inoltre, un processo federativo così frettoloso è stato anche una delle cause dell’indifferenza, e a volte dello scetticismo, che il popolo europeo ha assunto di fronte alla costituzione del nuovo soggetto federale. «Le autorità coinvolte - spiega Paolini - hanno visto l’Ue solo sotto il punto di vista economico».
Oggi gli abitanti del vecchio continente non si sentono un popolo. Non hanno una storia ed una tradizione comune da condividere. Questo ha generato quel sentimento che viene comunemente chiamato “euroscetticismo”. Negli ultimi anni, in tutta Europa, sono nati decine di partiti che guadagnano consenso soffiando sul fuoco dell’euroscetticismo e, in alcuni casi, del razzismo verso i cittadini dei nuovi stati membri. In Italia, Paese in cui si vive costantemente in campagna elettorale, a soffiare sul fuoco non sono dei piccoli partiti ma intere coalizioni. Paolini racconta di aver partecipato a numerosi incontri in cui «molti esponenti del Pdl hanno ammesso che l’adozione dell’euro fosse necessaria per dare stabilità al Paese. Dire il contrario, durante i comizi, non è altro che un operazione populista». Adesso ci ritroviamo con una sorta di mostro burocratico che, fino ad ora, non riesce neanche a varare una strategia comune per uscire dalla crisi economica.
Comunque il Movimento federalista, oggi, guarda con speranza alle elezioni europee del 2009. Gli eredi di Altiero Spinelli si augurano che i paesi dell’Unione e i loro partiti affrontino la campagna elettorale con spirito europeista. In che modo? Presentando agli elettori dei programmi di coalizione europei. Senza dimenticare il ruolo dei media, che dovrebbe spiegare alla società civile il ruolo e le mansioni dell’Europarlamento. In Italia, fino ad ora, è successo esattamente il contrario: le elezioni europee sono sempre state viste come un termometro per misurare il consenso popolare del governo in carica. Fino a poco tempo fa una parte della coalizione di centrosinistra faceva parte del gruppo parlamentare del Ppe, lo stesso di Forza Italia. Oggi il Pd non sa ancora a quale partito europeo aderirà. Le speranze di Paolini, invece, vanno alle giovani generazioni: «La cosa più importante è che i nostri ragazzi comincino a sentirsi cittadini dell’Europa».
[andrea torrente]
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