Ognuno dei due cd contiene una novità: nel primo, Celentano presenta una cover di La cura di Franco Battiato, adattata in versione più pop, canzone che il l’Adriano nazionale definisce “la più bella canzone d’amore e spiritualità”; nel secondo, l’artista propone Sognando Chernobyl, un brano per certi versi apocalittico, dove a una musica ritmicamente “ossessiva” si sovrappongono rumori di crolli, tuoni, grida. Vengono affrontati e denunciati temi come la globalizzazione, il surriscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai; e ancora: da chi uccide i bambini, alla pena di morte, senza dimenticare i sindaci che con «le loro giunte meschine» sono i «mandanti di quelle colate di cemento che hanno seppellito gli orti e le bellezze dei navigli». Sembra il perfetto proseguimento del percorso iniziato con Il ragazzo della via Gluck nel 1966, quando Celentano lanciò l’allarme cementificazione. Le denunce sono dunque tante, ma ciò che ha fatto scattare nell’“animale” l’ispirazione per scrivere Sognando Chernobyl è stata la decisione del Governo che «con disinvolta irresponsabilità ha annunciato la costruzione di nuove centrali nucleari».
A qualcuno è sorto il dubbio che l’uscita di un brano così critico e apocalittico, in un momento di forte crisi come l’attuale, possa essere una furba trovata, realizzata da Celentano per cavalcare l’onda di panico generale, con l’auspicio di realizzare in questo modo molte più vendite. Marinella Venegoni, critica musicale de La Stampa di tutt’altra idea: «Questo è uno dei pochi album-confetto ad avere un senso e non essere inutile». «Da una parte Celentano parla d’amore - continua la giornalista - dall’altro tratta l’ecologia». Ed è proprio l’argomento ecologia, secondo la critica, a dimostrare come Sognando Chernobyl non sia un brano strumentale: «Ha cominciato a denunciare questo tema quando ancora non si discuteva dei problemi ecologici, ha scritto poi così tante canzoni a riguardo che non si può proprio parlare di strumentalizzazione». Alla domanda se fosse opportuno o meno trattare certi temi con un testo e delle immagini così forti, risponde la Venegoni: «È difficile dire se la sua scelta sia stata giusta o meno, perché l’arte è arte, e Sognando Chernobyl è la creazione di un artista che dà sfogo alla propria immaginazione».
Gianni Sibilla, docente di Linguaggi musicali e tecnologie digitali all’Università Cattolica di Milano, non appare troppo in linea con il pensiero di Marinella Venegoni: «Mi sembra la solita raccolta natalizia; all’interno de L’animale ci sono infatti due sole novità: la vedo un’operazione più commerciale che artistica». Il docente prosegue descrivendo lo stile dell’artista: «Celentano non è propriamente un cantante: lui è qualcosa che trascende la musica, è quasi un politico, un provocatore». «Il molleggiato – continua Sibilla – è sempre stato così, ha sempre utilizzato parole grosse: è uno dei pochi che riesce a cantare senza però cantare realmente». Nonostante lo giudichi un grande interprete della musica italiana e nonostante gli riconosca il merito di essere stato uno dei primi a portare il rock’n’roll in Italia, il docente gli riserva un ultimo appunto: «Celentano fa parte di quel gruppo di artisti che hanno trenta-quaranta anni di brillante carriera alle spalle e che sono ormai “santificati” dalla gente: i loro brani dunque, non vengono più valutati per la qualità, ma giudicati tutti, indistintamente, di altissimo livello, anche quando non lo sono».
[cesare zanotto]
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