Diecimila famiglie hanno già presentato la domanda di ricorso per l’aumento dell’affitto. Anche le Aler ammettono che la morosità tra gli inquilini sta aumentando. Tra l’altro, con la legge 27, la mora, dal 10%, passa a quote che sfiorano il 60% del canone. C’è il rischio che l’illegalità si diffonda in un settore in cui le occupazioni indebite sono già all’ordine del giorno. L’assessore per l’edilizia pubblica, Mario Scotti, venerdì 19 dicembre in Consiglio Regionale, presenterà un progetto di legge che prevede una riduzione del canone del 5% a 15-20mila alloggi, rispetto ai 170mila presenti nella regione. Blocca l’aggiornamento del canone rispetto al costo della vita degli inquilini indigenti fino al 2011. E introduce una sorta di “flessibilità locale”: cioè da la possibilità agli enti proprietari di applicare, se vogliono, una variazione del 20% sul calcolo del canone. Questo per i sindacati porterà una diseguaglianza sociale tra gli inquilini delle Aler, che probabilmente non applicheranno la variazione, e quelli dei comuni, che invece hanno già annunciato che la applicheranno.
Tutte le sigle sindacali ritengono che le modifiche proposte da Scotti siano insufficienti e chiedono alla Regione: primo, che i risparmi di modesta quantità e i sussidi di assistenza non siano considerati nel calcolo della situazione economica dell’inquilino. Secondo: di ampliare il blocco della variazione del canone per il costo della vita a tutta l’utenza. Terzo: di ridurre l’affitto ad una parte più estesa degli inquilini. Quarto: la possibilità, attraverso intese locali, di diminuire gli affitti in rapporto al degrado degli alloggi. Quinto: un periodo maggiore per la graduazione del canone. E, infine, chiedono più garanzie per la trasparenza degli appalti fornitori di servizi. C’è da dire, poi, che, in contrasto con il trend generale, sulla questione delle case popolari in Lombardia i sindacati sono in piena sintonia. La drammaticità della situazione non ammette passi indietro.
[andrea torrente]
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