CAROAFFITTI

Alloggi dell’Aler sempre meno popolari

«Saremo qui tutti i giorni, mattina e pomeriggio, per chiedere alla Regione di accogliere le proposte sindacali di modifica della legge 27». Con queste parole Stefano Chiappelli, segretario del Sunia, giustifica il presidio permanete che i sindacati degli inquilini hanno organizzato davanti al Pirellone. Resteranno lì fino a venerdì 19 dicembre. Quando il Consiglio regionale approverà i correttivi per gli affitti delle case popolari. Dal primo gennaio 2008, il giorno in cui la legge 27 è entrata in vigore, per gli inquilini delle Aler sono scattati i primi aumenti. Se la normativa non verrà modificata, ne scatteranno altri tre, uno ogni primo giorno dell’anno. Pierluigi Rancati, segretario del Sicet, assicura che, «anche se la Regione e le aziende interessate lo nascondono, il gettito del canone, rispetto al 2007, è arrivato a cifre superiori del 50% nell’Aler di Milano e del 30% in quella di Bergamo». I comuni, invece, non hanno ancora fatto in tempo ad alzare il canone. Quindi, nel 2009, sugli inquilini delle case comunali graveranno, oltre agli aumenti previsti, anche gli arretrati di quello che non hanno pagato nel 2008. A questo si aggiungeranno anche due conguagli: uno sui servizi e uno sugli affitti. Anche per colpa della crisi economica, negli abitanti delle case popolari milanesi cresce la preoccupazione.

Diecimila famiglie hanno già presentato la domanda di ricorso per l’aumento dell’affitto. Anche le Aler ammettono che la morosità tra gli inquilini sta aumentando. Tra l’altro, con la legge 27, la mora, dal 10%, passa a quote che sfiorano il 60% del canone. C’è il rischio che l’illegalità si diffonda in un settore in cui le occupazioni indebite sono già all’ordine del giorno. L’assessore per l’edilizia pubblica, Mario Scotti, venerdì 19 dicembre in Consiglio Regionale, presenterà un progetto di legge che prevede una riduzione del canone del 5% a 15-20mila alloggi, rispetto ai 170mila presenti nella regione. Blocca l’aggiornamento del canone rispetto al costo della vita degli inquilini indigenti fino al 2011. E introduce una sorta di “flessibilità locale”: cioè da la possibilità agli enti proprietari di applicare, se vogliono, una variazione del 20% sul calcolo del canone. Questo per i sindacati porterà una diseguaglianza sociale tra gli inquilini delle Aler, che probabilmente non applicheranno la variazione, e quelli dei comuni, che invece hanno già annunciato che la applicheranno.

Tutte le sigle sindacali ritengono che le modifiche proposte da Scotti siano insufficienti e chiedono alla Regione: primo, che i risparmi di modesta quantità e i sussidi di assistenza non siano considerati nel calcolo della situazione economica dell’inquilino. Secondo: di ampliare il blocco della variazione del canone per il costo della vita a tutta l’utenza. Terzo: di ridurre l’affitto ad una parte più estesa degli inquilini. Quarto: la possibilità, attraverso intese locali, di diminuire gli affitti in rapporto al degrado degli alloggi. Quinto: un periodo maggiore per la graduazione del canone. E, infine, chiedono più garanzie per la trasparenza degli appalti fornitori di servizi. C’è da dire, poi, che, in contrasto con il trend generale, sulla questione delle case popolari in Lombardia i sindacati sono in piena sintonia. La drammaticità della situazione non ammette passi indietro.


[andrea torrente]

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