TEATRO FILODRAMMATICI

Fellini, tra un ciak e uno scarabocchio

Rivoltato come un calzino: il Teatro Filodrammatici inverte la scena e sposta il tendone rosso su un “dietro le quinte”. E che “dietro le quinte”, se di mezzo c’è la mano di Federico Fellini. Sono aperte da lunedì – e lo rimarranno fino al 14 di dicembre – le danze della mostra Fellini e la sua musa: disegni inediti della collezione Liliana Betti. Una rassegna di un centinaio di schizzi del maestro realizzati nelle retrovie del set cinematografico, fra un ciak e l’altro, secondo quella che Fellini stesso descriveva come una mania per lo scarabocchio, un “riflesso incondizionato” tutte le volte che gli capitava un qualsiasi pezzo di carta sottomano.

Fumetti e vignette, dunque, in bianco e nero e a colori. Che raccontano le pieghe più o meno nascoste della realtà artistica felliniana, svelando personaggi che erano ancora solo nell’immaginario del regista e che poi avremmo ritrovato nelle sue pellicole. Ma anche filo rosso di un rapporto durato anni: la maggior parte dei disegni è infatti dedicato a Liliana Betti, colei che lavorò fianco a fianco con Fellini per anni, come aiuto regista, addetta stampa, direttrice di casting e, quando serviva, autista. Fu lei – presenza silenziosa che l’autore della Dolce vita amava definire “la boss” – la mano sinistra di capolavori come (1963), Giulietta degli spiriti (1965), Fellini Satyricon (1969), Amarcord (1973) e Casanova (1976). E ancora lei, dunque, nella matita del regista. In tante vesti, caricature sempre affettuose, specchio del rapporto quasi simbiotico che li legava: Liliana alla scrivania con un enorme sigaro; Liliana immaginata ai piedi del letto del regista, a sussurrargli nel sonno idee per i suoi film; e ancora: Liliana, piccola piccola, rannicchiata sulla testa di Fellini con l’occhio al cinematografo, intenta a prendere nota di tutti i suoi pensieri.

La mostra – curata da Enrico Ghezzi e Domenico Montalto – è stata resa possibile grazie a Giuseppe Betti, fratello di Liliana, e su concessione del comune di Adro, nel cuore della Franciacorta, dove è andata di scena in luglio la prima fase dell’esposizione, riscuotendo un inaspettato successo a livello internazionale. Patrocinata dal comune e dalla fondazione Federico Fellini, l’edizione milanese rappresenta, per il Teatro Filodrammatici, il primo atto del “Progetto atelier”, curato da Fabrizio Visconti: un bouquet di mostre ad ingresso gratuito pensate con l’obiettivo di «rendere il teatro come un luogo di sostegno e promozione dell’arte in senso lato – spiega Visconti – per farne un luogo vivo e vissuto a disposizione dei cittadini, e per stimolare la commistione non solo fra il pubblico occasionale e quello abituale, ma anche fra il pubblico di teatro e quello che ama l’arte figurativa».


[tiziana de giorgio]

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta questo articolo