«L’aspetto più importante sta nella logica che guida la legge: ovvero una logica di integrazione partecipe, basata sul principio di uguaglianza», spiega Gianni Salvadori, assessore alle politiche sociali della Regione Toscana. «Questo testo di legge – continua l’assessore – è stato il frutto di un percorso concertato e partecipato, durato tre anni, al quale ha contribuito tutta la società toscana. In questi anni abbiamo promosso 76 incontri pubblici in tutta la regione per discutere di immigrazione e spiegare questa legge». Ancora Salvadori: «Se dovesse essere approvata, mi auguro che questa legge possa varcare i confini regionali, magari aprendo un dibattito all’interno del nostro Paese. In alcuni casi ho riscontrato un clima difficile nei confronti di questa proposta a tutela degli immigrati, perché abbiamo stimolato paure vere, ma in realtà questa è una legge fondamentale». Gli articoli che “più stanno a cuore” all’assessore sono quello anti-discriminazione (art.34) e quello a promozione della comunicazione interculturale, che riguarda soprattutto l’insegnamento della lingua italiana (art. 14): «L’obiettivo è far parlare l’italiano, in modo corretto, agli immigrati, in modo che ci sia un’integrazione completa». Conclude l’assessore: «Devono essere loro i protagonisti attivi della comunità in cui hanno scelto di vivere. Una delle condizioni principali per far sì che ciò si realizzi è informarli delle opportunità a loro disposizione».
Un esempio concreto è quello che riguarda la cittadina di Prato, il comune che in Italia ha il più alto tasso percentuale di immigrati rispetto alla popolazione autoctona residente: ben il 13%. Sono infatti circa 24 mila gli stranieri a fronte dei 180 mila abitanti della città. Oltre la metà degli immigrati proviene dalla Cina, poi ci sono albanesi, maghrebini, pakistani e romeni. Ma, nonostante questi dati, non c’è emergenza: «Qui la situazione non è esplosiva soprattutto grazie a due motivi – spiega Andrea Frattani, assessore alla multiculturalità, integrazione e partecipazione del comune di Prato –: innanzitutto questa è per sua natura una città distrettuale con una miriade di imprese, la migrazione è molto accolta in questi microcosmi». «In secondo luogo – prosegue Frattani – abbiamo scelto di rompere uno schema etico offrendo alla città servizi pratici. Prato, insieme a poche altre città (tra le quali Firenze, Brindisi, Bolzano), è il primo sperimentatore a livello nazionale di trasferimento di alcune competenze dalle questure ai comuni: a quest’ultimo vengono infatti assegnate, ad esempio, le pratiche per le cause di soggiorno degli immigrati». Frattani si dimostra decisamente favorevole alla proposta di legge toscana: «La legge regionale lancia un modello per il futuro, propone una nuova idea della società con molti spunti interessanti». Aggiunge l’assessore: «È la prima volta nella storia della Repubblica che non si fa una legge “auspicio”, con la speranza cioè che possa risolvere dei problemi». Spiega Frattani: «Questa legge è bensì mirata, qualcosa si è già verificato prima, dunque è chiaro che possa risolvere dei problemi. Ad esempio, la regione Toscana, prima di stendere la pdl, ha supervisionato il nostro protocollo di accoglienza per i bambini». Un protocollo che a Prato esiste da diversi anni e che prevede la suddivisione dei bambini frequentanti le scuole dell’obbligo in tre diverse classi, a seconda del grado di conoscenza dell’italiano: «A chi sa parlare già bene l’italiano proponiamo solamente attività di laboratorio per la lingua, in classe – racconta l’assessore pratese –; chi appartiene al grado intermedio alterna attività di laboratorio specifiche alla frequenza delle lezioni in classe; per chi invece non sa l’italiano, viene fatta una vera e propria full immersion nella nostra lingua». Frattani lancia infine una frecciata alla Lega Nord: «Altro che classi ponte: il bambino straniero deve potersi relazionare con il bambino italiano, in interazione reciproca; in caso contrario, un figlio di immigrati non arriverà mai a possedere pienamente la nostra lingua». Poi, Andrea Frattani lancia l’ultima stoccata: «Che venga, il ministro Maroni, qui a Prato, a vedere quello che noi facciamo già da anni».
La Caritas di Firenze, in Toscana, è un’organizzazione tra le più attive in aiuto degli immigrati: 18 strutture (dove appunto possono accedere anche stranieri), alcune per le donne, altre per gli uomini, due mense per gli stranieri, quaranta centri di ascolto e circa 6 mila contatti l’anno. «Tra le tante attività – ci dice Alessandro Martini, direttore della Caritas di Firenze –, ci occupiamo di chi ha bisogno del permesso di soggiorno e, unici a Firenze, gestiamo dei servizi per i richiedenti asilo politico e profughi». Il direttore si mostra decisamente favorevole alla proposta di legge varata dalla Regione: «È una legge molto positiva che vede l’integrazione come elemento fondante, l’obiettivo che si prefigge è alto». «È un chiaro messaggio della volontà di arrivare a far vivere l’immigrazione come un percorso di normalità. Perché ormai questo è un processo di non ritorno. L’immigrazione – conclude Martini – è molto utile, è una risorsa: è solo un bene che si sia arrivati a questa legge».
Come dargli torto.
[cesare zanotto]
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta questo articolo