ACCOGLIENZA

Regione Toscana, nuova frontiera per l’immigrazione

Di 319mila immigrati regolari, 55mila sono albanesi, 52mila romeni e quasi 26mila cinesi, con un aumento del 10,2% nel 2007. Sono questi i numeri che fotografano la situazione degli stranieri regolari residenti in Toscana. E la Regione che fa? Anziché ribellarsi e prendere contromisure, presenta una proposta di legge (approvata il 17 novembre) che punta a costruire un modello di convivenza fra i cittadini. Il testo si compone di nove capi e 37 articoli: speciale attenzione viene riservata a tutte quelle azioni positive che mirano a facilitare le relazioni tra cittadino straniero e servizi del territorio (come quelli sanitari, dell’istruzione, del lavoro, della casa). Come? Con interventi tesi a superare le barriere linguistiche e culturali che impediscono l’accesso ai diritti più elementari di chi soggiorna in Italia. Ecco alcuni punti della legge: mediante specifici accordi, le competenze acquisite nel Paese d’origine potranno essere valorizzate; grazie alle tessere Stp (straniero temporaneamente presente) verrà favorito agli extracomunitari irregolari (senza che questi vengano denunciati) pieno accesso ai servizi sanitari; attenzione particolare sarà riservata ai soggetti richiedenti asilo, rifugiati, minori e donne vittime di violenza; e in coerenza con la legge n.7 del 2006 è prevista inoltre la promozione di attività di sensibilizzazione e informazione per contrastare le pratiche di mutilazione femminile, con la partecipazione in particolare delle comunità di cittadini stranieri provenienti dai paesi dove sono esercitate. Senza contare che l’insegnamento della lingua italiana sarà di primaria importanza.

«L’aspetto più importante sta nella logica che guida la legge: ovvero una logica di integrazione partecipe, basata sul principio di uguaglianza», spiega Gianni Salvadori, assessore alle politiche sociali della Regione Toscana. «Questo testo di legge – continua l’assessore – è stato il frutto di un percorso concertato e partecipato, durato tre anni, al quale ha contribuito tutta la società toscana. In questi anni abbiamo promosso 76 incontri pubblici in tutta la regione per discutere di immigrazione e spiegare questa legge». Ancora Salvadori: «Se dovesse essere approvata, mi auguro che questa legge possa varcare i confini regionali, magari aprendo un dibattito all’interno del nostro Paese. In alcuni casi ho riscontrato un clima difficile nei confronti di questa proposta a tutela degli immigrati, perché abbiamo stimolato paure vere, ma in realtà questa è una legge fondamentale». Gli articoli che “più stanno a cuore” all’assessore sono quello anti-discriminazione (art.34) e quello a promozione della comunicazione interculturale, che riguarda soprattutto l’insegnamento della lingua italiana (art. 14): «L’obiettivo è far parlare l’italiano, in modo corretto, agli immigrati, in modo che ci sia un’integrazione completa». Conclude l’assessore: «Devono essere loro i protagonisti attivi della comunità in cui hanno scelto di vivere. Una delle condizioni principali per far sì che ciò si realizzi è informarli delle opportunità a loro disposizione».

Un esempio concreto è quello che riguarda la cittadina di Prato, il comune che in Italia ha il più alto tasso percentuale di immigrati rispetto alla popolazione autoctona residente: ben il 13%. Sono infatti circa 24 mila gli stranieri a fronte dei 180 mila abitanti della città. Oltre la metà degli immigrati proviene dalla Cina, poi ci sono albanesi, maghrebini, pakistani e romeni. Ma, nonostante questi dati, non c’è emergenza: «Qui la situazione non è esplosiva soprattutto grazie a due motivi – spiega Andrea Frattani, assessore alla multiculturalità, integrazione e partecipazione del comune di Prato –: innanzitutto questa è per sua natura una città distrettuale con una miriade di imprese, la migrazione è molto accolta in questi microcosmi». «In secondo luogo – prosegue Frattani – abbiamo scelto di rompere uno schema etico offrendo alla città servizi pratici. Prato, insieme a poche altre città (tra le quali Firenze, Brindisi, Bolzano), è il primo sperimentatore a livello nazionale di trasferimento di alcune competenze dalle questure ai comuni: a quest’ultimo vengono infatti assegnate, ad esempio, le pratiche per le cause di soggiorno degli immigrati». Frattani si dimostra decisamente favorevole alla proposta di legge toscana: «La legge regionale lancia un modello per il futuro, propone una nuova idea della società con molti spunti interessanti». Aggiunge l’assessore: «È la prima volta nella storia della Repubblica che non si fa una legge “auspicio”, con la speranza cioè che possa risolvere dei problemi». Spiega Frattani: «Questa legge è bensì mirata, qualcosa si è già verificato prima, dunque è chiaro che possa risolvere dei problemi. Ad esempio, la regione Toscana, prima di stendere la pdl, ha supervisionato il nostro protocollo di accoglienza per i bambini». Un protocollo che a Prato esiste da diversi anni e che prevede la suddivisione dei bambini frequentanti le scuole dell’obbligo in tre diverse classi, a seconda del grado di conoscenza dell’italiano: «A chi sa parlare già bene l’italiano proponiamo solamente attività di laboratorio per la lingua, in classe – racconta l’assessore pratese –; chi appartiene al grado intermedio alterna attività di laboratorio specifiche alla frequenza delle lezioni in classe; per chi invece non sa l’italiano, viene fatta una vera e propria full immersion nella nostra lingua». Frattani lancia infine una frecciata alla Lega Nord: «Altro che classi ponte: il bambino straniero deve potersi relazionare con il bambino italiano, in interazione reciproca; in caso contrario, un figlio di immigrati non arriverà mai a possedere pienamente la nostra lingua». Poi, Andrea Frattani lancia l’ultima stoccata: «Che venga, il ministro Maroni, qui a Prato, a vedere quello che noi facciamo già da anni».

La Caritas di Firenze, in Toscana, è un’organizzazione tra le più attive in aiuto degli immigrati: 18 strutture (dove appunto possono accedere anche stranieri), alcune per le donne, altre per gli uomini, due mense per gli stranieri, quaranta centri di ascolto e circa 6 mila contatti l’anno. «Tra le tante attività – ci dice Alessandro Martini, direttore della Caritas di Firenze –, ci occupiamo di chi ha bisogno del permesso di soggiorno e, unici a Firenze, gestiamo dei servizi per i richiedenti asilo politico e profughi». Il direttore si mostra decisamente favorevole alla proposta di legge varata dalla Regione: «È una legge molto positiva che vede l’integrazione come elemento fondante, l’obiettivo che si prefigge è alto». «È un chiaro messaggio della volontà di arrivare a far vivere l’immigrazione come un percorso di normalità. Perché ormai questo è un processo di non ritorno. L’immigrazione – conclude Martini – è molto utile, è una risorsa: è solo un bene che si sia arrivati a questa legge».
Come dargli torto.


[cesare zanotto]

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