Anche lei, come già dicono le statistiche, ci conferma che quel fenomeno che si chiama stalking è in preoccupante aumento: nella sola città di Milano se ne registra un caso al giorno. Le storie si somigliano un po’ tutte. Una relazione, la cui durata può andare dai tre anni ai tre giorni, si rompe e il partner abbandonato inizia a molestare l’altro. Le molestie arrivano sotto forma di messaggi, lettere e telefonate d’amore esageratamente numerose o sotto forma di vere e proprie minacce. Alcune volte la vittima subisce anche dei danneggiamenti ad alcune sue proprietà: vetri rotti, macchine graffiate, per dirne solo qualcuna. Accade meno spesso, ma le persecuzioni a volte iniziano anche se tra i due non c’è mai stato niente. Magari si sono conosciuti in ufficio o in palestra.
Secondo Angela più che di leggi nuove ci sarebbe bisogno di una maggiore sensibilità da parte delle forze dell’ordine: «Mi è rimasto impresso il caso di una ragazza straniera che faceva la badante a una signora milanese disabile. Finita la sua esperienza lavorativa, purtroppo a causa della morte della donna a cui badava, il vedovo ha cominciato tormentare la donna: la umiliava pubblicamente accusandola di avergli rubato dei soldi. Le urlava contro davanti a tutti, anche in chiesa. È arrivato addirittura a bruciarle la macchina ma le forze dell’ordine hanno continuato sempre a trattare la cosa con molta superficialità. La signora si sentiva sola, diceva che le istituzioni italiane non la proteggevano».
Al contrario di quello che si può pensare, le vittime maschili sono altrettanto numerose di quelle femminili. Per capire meglio il fenomeno dal punto di vista maschile Angela ci racconta un caso recente: «Un signore di 60 anni era perseguitato da una ragazza di 32 anni che viveva nel suo stesso palazzo. La giovane donna era sociopatica, viveva isolata da tutto e da tutti, ma aveva trovato in quell’uomo più grande di lei un appiglio, forse una speranza. Gli bussava continuamente alla porta e cercava di entrargli in macchina. Lui non voleva denunciarla perché lei, che tra l’altro aveva anche seri problemi economici, gli faceva pena. Molte vittime non vogliono denunciare i propri carnefici, la maggior parte delle volte perché non credono nella reale volontà dello Stato di proteggerle. Angela ci lascia con una considerazione che, quando torna a casa dal volontariato, le gira per la testa: «Molte persone si ritrovano con un matto che le perseguita: E questo solo per aver frequentato la persona sbagliata per uno o due giorni. Pensandoci bene, siamo tutti potenziali vittime di stalking».
[andrea torrente]
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