POLITICA

Mini-amnistia, frenata sul ddl Alfano

È stata rinviata in Consiglio dei ministri l’approvazione del disegno di legge Alfano sulla “messa in prova” che, per gli incensurati, sostituisce la pena ed estingue il reato per condanne fino a quattro anni con l’obbligo di prestare lavori socialmente utili non retribuibili. Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. «Il provvedimento ha bisogno di ulteriori approfondimenti prima di essere varato - ha detto l’esponente di Allenza Nazionale -. La novità più importante introdotta da questo disegno di legge è che oggi chi ottiene la condizionale lo fa senza obblighi, invece dopo dovrà fare lavori socialmente utili per un periodo di tempo che potrà essere pari alla pena stessa».

Il provvedimento pensato dal ministro della Giustizia prevede l’obbligo dei lavori socialmente utili prima di potere accedere alla condizionale o a qualsiasi altro beneficio penitenziario. Ma soprattutto introduce la novità della “messa in prova” a metà dibattimento. Per reati che prevedono una condanna fino a quattro anni di carcere e se l’imputato è incensurato, sarà possibile chiedere al giudice di sospendere il dibattimento e svolgere lavori di pubblica utilità per un minimo di 10 giorni e un massimo di due anni presso un’associazione di volontariato o enti pubblici. Se il soggetto dimostrerà di “essersi redento”, il reato si considererà estinto e l’imputato verrà pienamente riabilitato. In caso contrario, si riaprirebbe il processo e comunque il pm avrebbe la facoltà di ricorrere in cassazione contro la “messa in prova” decisa dal giudice. Non è la prima volta che si ipotizza l’adozione di un provvedimento simile: infatti, sul finire della scorsa legislatura, l’allora guardasigilli Clemente Mastella aveva firmato un disegno di legge che prevedeva la sospensione del processo proprio con la messa in prova dell’imputato, ma per reati con una pena massima di tre anni (scesi a due dopo contrasti in Consiglio dei ministri).

La proposta di Alfano ha suscitato da subito un vespaio di polemiche. Le resistenze non sono mancate nello stesso Consiglio dei ministri: il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, non ha gradito la lunga lista di reati “lavabili” con i lavori sostitutivi al carcere. Si va dal furto e dalla corruzione semplice al falso in bilancio, dai reati ambientali alla truffa e all’appropriazione indebita. Il leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, ha parlato di “impunità per tutti”: «Dopo il Lodo Alfano e il lodo Consolo ora arriva la norma per salvare gli incensurati anche se si macchiano di reati gravi come quelli fiscali e quelli per gli incidenti sul lavoro», ha aggiunto Di Pietro. Non mancano però le voci a sostegno della proposta Alfano. Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, di Alleanza Nazionale, valuta positivamente «la scelta di eliminare la sospensione condizionale della pena come deterrente alla consumazione di reati». Cauta ma possibilista l’associazione nazionale magistrati per voce del presidente Luca Palamara: «Siamo favorevoli alle misure alternative al carcere, ma con dei paletti ben fermi e per reati con pena massima di tre anni».

Sulla cosiddetta “mini-amnistia” abbiamo sentito il professor Francesco Centonze, docente di diritto penale dell’Università Cattolica di Milano. «Il principio della messa in prova è apprezzabile, se poi si lega alla possibilità di svolgere lavori socialmente utili è ancora meglio – ha detto Centonze – . Resta da vedere il testo nello specifico per poter dare un giudizio di merito approfondito». Sull’eventualità di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, il penalista sembra perplesso visto che «si tratta di reati per i quali già di per sé non si va in carcere». La messa in prova, comunque, ha già dato «ottimi risultati sia nella giustizia minorile sia in paesi come l’Inghilterra e gli Usa», ha aggiunto il docente universitario. In sostanza, il professor Centonze ritiene che «la pena detentiva non sia mai servita di fatto e una soluzione che permetta di evitare il contatto con il mondo carcerario non vada trascurata». L’importante è che «vengano chiarite le tipologie dei lavori di pubblica utilità contemplate dall’eventuale provvedimento e le modalità di accesso, da parte dell’imputato, alle stesse». Comunque, il provvedimento ha segnato il passo sin dalle prima battute e chissà se un giorno vedremo un top manager accusato di falso in bilancio ripulire i muri della periferia milanese per “ripulire” la propria fedina penale.


[pierfrancesco loreto]

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