Mark Covell, reporter Bbc malmenato quella notte, ha riesumato un video Rai in cui si notano, fra gli altri, i tre uomini intorno a un sacchetto contenente le molotov, prova principe per gli arresti di massa nella scuola. Nel 2002 il nastro fu sequestrato dai magistrati all’emittente Primocanale e poi sparì. «La sentenza deve stabilire chi era consapevole di quello che stava succedendo», dice Mario Portanova, autore del libro Inferno Bolzaneto. Il suo parere è che le molotov «siano state un’escamotage raffazzonato: le bombe trovate in Corso Italia quel pomeriggio sono passate da un agente all’altro, finché non sono servite per giustificare una situazione sfuggita di mano: bisognava coprire quanto successo durante il raid». Proprio Gratteri, Luperi e Calderozzi firmarono allora il verbale di perquisizione in cui comparivano le armi incriminate.
Per questa vicenda sono stati inflitti due anni e sei mesi a Michele Burgio, che portò le bottiglie incendiarie nel cortile della scuola e al vice questore Pietro Troiani che diede l’ordine di portarle all’interno. Ordine eseguito dall’agente pentito A.B., ripreso nel video accanto a Luperi, che prende istruzioni al telefono da un misterioso interlocutore. Assolti i poliziotti accusati di calunnia, falso ideologico e arresto illegale, tranne Vincenzo Canterini, per violazione della legge sulle armi. I componenti del suo Settimo nucleo mobile di Roma sono stati condannati per violenze.
Un film-inchiesta di Mario Portanova con Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio, raccoglie le testimonianze «di politici e figure istituzionali: sul G8 – dice Portanova – abbiamo sempre ascoltato i racconti dei manifestanti. Abbiamo voluto interpellare chi vide quegli eventi dall’alto». Fra i protagonisti del documentario che verrà pubblicato prossimamente, ci sono Fausto Bertinotti, Concita De Gregorio, Filippo Ascerto di An e Claudio Scajola, ministro dell’Interno all’epoca dei fatti.
[daniele monaco]
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