La filosofia di Odeon Tv, sempre secondo Pasini, è sempre stata quella di dare la libertà di parola a chiunque: «Noi siamo una tivù che si definisce ed è riconosciuta come senza bavaglio». Come ha reagito il mondo dell’informazione italiana di fronte a questa notizia? L’abbiamo chiesto a Franco Abruzzo, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia.
Cosa ne pensa di questa nuova veste da conduttore di Licio Gelli?
«Non ho parole, sono davvero desolato. Questo bisogno di audience spasmodico è un atteggiamento che proprio non riesco a comprendere nella televisione italiana. È un’operazione di marketing che può servire a cosa? A conquistare qualche manciata di telespettatori in più? Odeon Tv è una rete che ha un raggio d’azione molto limitato, la sua audience sarà dell’1 % circa, non di più; perché, se Rai e Mediaset gestiscono il 90% dei telespettatori, tutte le altre si spartiscono tra loro una fetta davvero molto ristretta».
L’Italia ha bisogno di conoscere la storia del Paese dal punto di vista di Licio Gelli? Non è un’operazione pericolosa?
«Personalmente non credo che sia pericolosa. L’Italia è un paese democratico e quindi è giusto che tutti abbiano la possibilità di esprimere la propria opinione. Ma cosa vuole che dica Licio Gelli? Io non vorrei che si dimenticasse che costui è stato protagonista di alcune delle pagine peggiori della storia d’Italia. È un uomo che ha stravolto l’ideale della massoneria, creando una loggia come la P2 che non ha niente a che fare con gli ideali massonici. Personalmente ho un giudizio positivo della massoneria, in particolare di quella risorgimentale, perché è un’istituzione che ci ha portato a conquistare l’unità e la libertà nel nostro Paese».
Cosa ne pensa degli ospiti che saranno presenti alla prima puntata, da Giulio Andreotti a Marcello Dell’Utri?
«Si tratta di persone che sono state e sono ancora molto vicine a lui. Non dimentichiamo che la loggia P2 annoverava tra i suoi membri personaggi importanti, come il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ripeto, io credo che questa sia soltanto un’operazione di marketing, nemmeno una delle meglio congegnate. Usare un personaggio come Licio Gelli per ottenere dei punti in più di share è davvero un’operazione azzardata, che non riesco a comprendere».
Licio Gelli è ancora agli arresti domiciliari presso la procura di Arezzo. Come è possibile che una misura di questo tipo gli abbia consentito di poter partecipare in veste di conduttore a un programma televisivo?
«Anche questo è tutto da capire. Un detenuto agli arresti domiciliari è uguale in tutto e per tutto a un detenuto che sta in galera e lui non può muoversi dalla villa in cui è detenuto. È da capire se la procura generale di Arezzo o il ministero di Grazia e Giustizia gli abbiano concesso una qualche autorizzazione, anche se non riesco a capacitarmi di come abbiano potuto fare una cosa del genere».
Non crede che possa trattarsi solo di una grossa montatura pubblicitaria? Magari, alla fine, il programma non verrà nemmeno trasmesso, visto che sarebbero necessarie autorizzazioni speciali.
«Può darsi anche che ci facciano credere che Gelli è il conduttore e in realtà potrebbe collegarsi solo per mezzo minuto da casa».
La prima puntata avrà come tema il fascismo. La guarderà per curiosità?
«Non c’è più niente da dire sul fascismo perché è morto e seppellito. Non credo proprio la vedrò, non ho mica tempo da perdere».
[alessia lucchese]
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