Secondo Daniele si tratta di un tipo di comunicazione da mandare sui canali privati e non sui manifesti pubblici: « La provocazione - spiega - la capisce chi ha i mezzi per interpretarla, chi non li ha rimane sulla superficie». Cesare è sulla stessa linea: «L’unico aspetto positivo è che cattura l’attenzione sul problema. Però da qui a commentarla come intelligente o adatta a denunciare le sofferenze delle donne ce ne passa. Non penso che vada censurata: semplicemente non avrei denunciato il problema in questo modo. Magari in una maniera ancora più forte, con parole e fatti; lasciando fuori la religione che non c’entra nulla» .«È una pubblicità che impressiona - ammette Francesco - ma va bene così perché è un tema da affrontare assolutamente di petto. Peccato che il Comune l'abbia bloccata: però possono esserci mille vie altrettanto scioccanti; io comunque non avrei usato questa». Di tutt'altra opinione è Andrea: «Mah…, inizialmente non si capisce: sembra una delle solite pubblicità con le donne nude. Poi ne comprendi il senso. Però secondo me non funziona: questa cosa più che blasfema è banale. Penso che il comune di Milano sia abbonato al “catto-fascismo” perché non è la prima volta che prende queste decisioni assurde. Ogni volta che uno mette un Cristo o una Madonna succede l’ira di Dio. Che poi non fa altro che aumentare la morbosità delle persone. Questa non è una cosa offensiva per nessuno, tanto meno per Gesù Cristo».
Il punto di vista femminile è diverso: è più orientato al contenuto. «È stata una buona mossa – dice Viviana - perché la foto è rappresentativa della situazione delle donne vittime di violenza, soprattutto casalinghe. Non sono d’accordo col comune di Milano: quello che accade nelle case è molto peggio e non bisogna fare del buonismo». Floriana: «Io parlo da comunicatore e da cattolica. È vero, la figura rimanda a Cristo, però non offende la religione, non vedo né croci né corone: riprende solo il concetto base e lo traduce sulla tematica sociale. La foto in sé mi sembra anche elegante. La questione della decenza dovrebbe essere messa un po’ in secondo piano di fronte alla violenza sulle donne. Di fronte a un problema vanno anche fatte provocazioni forti». «Lo shock è utile - concorda Vesna - utilizzare l’idea del crocifisso capovolge le aspettative, e la presenza di una donna stupisce; una volta tanto non viene presentata con un’immagine patinata per suscitare attrazione maschile ma per una causa socialmente utile. Come nel caso della anoressica di Toscani quello che emerge è la sofferenza. Penso che l’atteggiamento del Comune sia stato moralista». «In giro - osserva Alessia - si vedono immagini peggiori. Il Comune ha sbagliato, si dovrebbe preoccupare, invece, di toglierne altre. Questa pubblicità, invece, si ispira all’arte e il christo patiens è uno dei temi fondamentali d’ispirazione. E poi, diciamocela tutta: secondo Hauser per essere un capolavoro l'arte deve disattendere le aspettative e, se questa era l’intenzione, questa campagna c’è riuscita benissimo».
[ivica graziani]
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