LIVING PLANET REPORT 2008

Italia, emergenza acqua

Nel 2030 la terra non potrà più sostenere i nostri bisogni. E nemmeno i nostri sprechi. Questo il messaggio del “Living Planet Report 2008”, presentato in questi giorni in contemporanea in tutto il mondo. Il risultato annuale dello studio ambientale, svolto dal Wwf, ci ha consegnato una fotografia allarmante della sanità del nostro pianeta: tre quarti dei suoi abitanti vivono in nazioni che sono debitrici ecologiche. Vuol dire che le loro risorse non bastano a soddisfare i consumi nazionali.
Due indici sono alla base del rapporto: l’impronta ecologica e l’impronta idrica. La prima misura la domanda della superficie terrestre per produrre le risorse utilizzate dalle persone; la seconda rappresenta la quantità d’acqua richiesta per produrre beni e servizi consumati internamente al Paese, e anche quelli utilizzati per le merci importate.


Il dato più preoccupante che ci tocca da vicino: l’Italia è il quarto Paese al mondo per consumo di acqua. Viviamo “in debito”. Facciamo un uso forsennato delle risorse interne e un alto ricorso a importazioni ad altissima intensità idrica (come la carne di manzo). Un fatto su tutti: l’agricoltura incide per il 60% sul ricorso alle fonti d’acqua. Il consumo idrico pro capite (2.332 metri cubi annui), è indice dell’importanza strategica che può avere una conoscenza più precisa del nostro impatto sulle risorse idriche. Dobbiamo ridurre i nostri consumi, aumentare la nostra responsabilità individuale. In questo senso il Wwf «da anni cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il singolo possa rivedere il proprio stile di vita, l’etica ambientale, diffondendo valori e comportamenti per un futuro sostenibile», chiosa Eva Alessi, assistente scientifica alla direzione per il programma sostenibilità dell’organizzazione. Non solo il singolo ma anche la collettività può contribuire, con politiche di ridimensionamento del debito ecologico. Prima fra tutte è la strategia dei “cunei”: prevede una serie di azioni mirate, che vanno dall’agricoltura alla pesca, dalle politiche forestali a quelle energetiche. Ognuna è in grado di contribuire alla riduzione di una fetta (cioé un cuneo) di deficit accumulato.

Ci sono comunque margini di speranza. Proprio James P. Leape, direttore generale di Wwf International, presentando il “Living Planet Report 2008”, ha assicurato che «non è troppo tardi per evitare una recessione ecologica, ma è necessario cambiare l’attuale stile di vita e indirizzare le nostre economie verso percorsi più sostenibili».Risulta quanto mai indispensabile aprire gli occhi su quanto accade e cominciare dalla quotidianità, per ridurre il nostro impatto ambientale. La Terra non accetta crediti: tutto quello che le sottraiamo dobbiamo sperare che ce lo possa restituire in altre forme, magari su un altro pianeta.


[cinzia petito]

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